Calabria: Scorribande di cinghiali nel catanzarese

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Catanzaro - Allarme cinghiali nella Presila catanzarese e nelle adiacenze di abitazioni civili. I danni causati risultano essere piuttosto consistenti. A rischio, per questa sorta di invasione, provocata molto probabilmente dalle falle nel sistema di ripopolamento e controllo della selvaggina che è di pertinenza della Provincia di Catanzaro, è tutta un'agricoltura di frontiera già penalizzata di per se ma importante per l'economia delle aree interne e che potrebbe essere praticamente cancellata. Da Taverna a Zagarise, passando per tutti i comuni, piccoli e grandi, della zona pedemontana del catanzarese, non si contano più le segnalazioni e anche le denunce presentate da singoli agricoltori e da aziende a carabinieri e Corpo forestale dello Stato per una situazione che diventa di giorno in giorno più preoccupante e ingestibile. A complicare le cose, secondo alcuni agricoltori della zona che lamentano l'assenza di provvedimenti in grado di arginare il fenomeno, c'é la vicinanza dell'area in questione a quella del Parco nazionale della Sila, dove la caccia è vietata. Un territorio che, in ragione di ciò, diventa facile rifugio per i cinghiali. Intanto cresce l'allarme sociale per l'invadenza degli ungulati, particolarmente prolifici, e non mancano testimonianze di cittadini, soprattutto anziani soli, residenti in frazioni o zone rurali, costretti a barricarsi in casa per la presenza degli animali selvatici liberi di scorrazzare vicino alle abitazioni in cerca di cibo e di distruggere tutto ciò che si trova alla loro portata. Nei mesi scorsi la situazione, che in qualche caso sta provocando una sorta di psicosi e che riguarda altre realtà della regione, è stata oggetto di interventi da parte di amministratori locali e rappresentanti istituzionali (é stata presentata anche un'interrogazione in Consiglio regionale) ma nulla, evidentemente, è stato fatto per contenere la problematica.

REAZIONI

Wanda Ferro: "Provvederemo a risolvere il problema"

"L’Amministrazione Provinciale, da sempre attenta alle richieste che arrivano dai territori, nel caso specifico ha posto in essere innanzitutto un’opera di sensibilizzazione verso i cacciatori che praticano la caccia al cinghiale al fine di cercare di intensificare le battute di caccia laddove si registrano i maggiori indici di danno nonché nelle aree meno vocate alla presenza del cinghiale ma nelle quali, per effetto dell’eccessiva densità dello stesso sul territorio e per la presenza di maggiori disponibilità di alimenti, gli stessi si sono stabilmente insediati;  inoltre, si è data ampia informazione circa il divieto assoluto di  introdurre (“ripopolare”) tale selvatico sull’intero territorio provinciale. Per far fronte a questa emergenza la Regione è intervenuta sul territorio con uno specifico “Piano di controllo straordinario del cinghiale” previo il positivo parere tecnico dell’ISPRA (organo tecnico del Ministero dell’Ambiente). Per l’applicazione operativa del Piano la Provincia ha messo in campo personale e risorse proprie, avvalendosi della preziosa collaborazione di tutti gli Enti territoriali competenti (ASP, CFS, Comuni ecc.), ma anche dell’apporto del Volontariato e di tutte le categorie, cacciatori-agricoltori-ambientalisti, interessate alla risoluzione della problematica. Questa emergenza non può essere risolta in solitudine e, quindi, l’intervento sarà basato sulla concertazione e sulla sussidiarietà di più enti. All’interno delle aree protette, la competenza ad intervenire risiede nei rispettivi enti gestori e la Provincia, di conseguenza, non può estendere a tali aree l’operatività del piano di controllo straordinario dei cinghiali. Ciò limita fortemente l’efficienza del piano stesso anche nelle zone limitrofe ai Parchi, come quella della Presila catanzarese, perché gli animali utilizzano spesso le aree sottoposte a vincolo come zone di rifugio, scampando cosi all’attività di selecontrollo attivata al di fuori dei Parchi. Per tale motivo sarà necessario poter intervenire, con l’attività di controllo selettivo dei cinghiali, anche all’interno dei Parchi stessi. Tale problematica e la connessa esigenza che gli Enti gestori dei Parchi si dotino di un proprio piano di controllo della specie, è stata sollevata dalla Provincia che sull’argomento ha promosso una serie di riunioni nel corso delle quali i rappresentanti delle aree protette si sono dichiarati disponibili a studiare forme e modi di intervento di controllo utilizzando anche il proprio personale".

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