Lamezia Terme, 13 ottobre - Continua anche su questo numero (192) de “il Lametino”, da oggi in edicola, la pubblicazione del materiale investigativo della DDA che ha portato all’ordinanza “Medusa”. Un’ordinanza che di fatto ha sgominato la cosca Giampà, come ha ammesso lo stesso Giuseppe Giampà, reggente della cosca, in una delle sue confessioni. In questo numero presentiamo - attraverso le dichiarazioni dei vari collaboratori di giustizia - la ricostruzione dettagliata di parte dei numerosi omicidi nelle guerre tra le cosche, una lunga lista in cui i pretesti per uccidere vanno dall’occasionale (!) alla vendetta e al “business”, come dicono scimmiottando le battute dei film di mafia, i tristi personaggi di questa tragedia. Fa veramente senso leggere frasi in cui si dice che “fare una rapina è molto più difficile che uccidere un uomo in un agguato”, un concetto dove nel paragone non c’è la minima riflessione sulla vita di un uomo, pregiudicato o colpevole (per i killer e i mandanti) o innocente (idem), entrato nel mirino delle armi della cosca. Una cosca che, se all’esterno appariva unita e potente, in realtà aveva diverse fazioni, a volta in lotta tra loro.
E gli attriti tra Giuseppe, il figlio del boss Francesco, e Bonaddio, cognato del boss, spesso per reazione portavano ad un’escalation di violenza, come per dimostrare chi fosse il più forte o avesse più fegato. Pubblichiamo inoltre il racconto di come e dove la cosca si riforniva di droga, un traffico lucroso; dell’arsenale che deteneva, dalle pistole ai fucili; dei pagamenti ai “picciotti”, le seconde linee dopo la commissione che presiedeva per conto del “prufissuri” la “locale”; di come veniva e da dove proveniva il danaro, che non sempre era poi diviso in proporzione tra gli affiliati, creando malumori. Particolare questo, unitamente ad altre circostanze che si evincono dalla lettura, che poi hanno portato alla lunga serie di pentimenti tra gli arrestati. Ci sono poi i profili, dettati da una pentita, di alcune donne del clan, due delle quali sono ai vertici e comandano al pari dei loro uomini; e il racconto agghiacciante di un matrimonio in cui moltissimi dei presenti erano armati e un petardo scoppiato fuori dalla chiesa fece scattare tutti nel medesimo gesto: quello di metter mano alla pistola.
A chiudere questa parte del giornale, ecco l’intervista al neocapitano dei carabinieri di Lamezia, che ha assunto il comando da circa un mese. Si chiama Fabio Vincelli ed è un giovane ufficiale pieno di passione. Aria pulita, dopo la lettura della prima parte di questo numero. Buona lettura a tutti.
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