Lamezia: Gdf arresta Raffaele Mazzei per peculato e gli sequestra beni

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Lamezia Terme - Il consigliere comunale di Lamezia Terme, Raffaele Mazzei, è stato arrestato nella sua qualità di commercialista dai finanzieri del gruppo di Lamezia guidati dal colonnello Fabio Bianco. Il professionista è accusato di peculato per un importo di 2 milioni e mezzo e di alcuni reati tributari. I finanzieri di Lamezia hanno eseguito anche il sequestro di beni. Mazzei è recentemente passato all'Udc dopo essere stato eletto nel Pdl e poi avere aderito al Nuovo centrodestra. L'arresto è stato eseguito nell'ambito di un'inchiesta condotta dalla guardia di finanza e coordinata dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme sulla gestione della liquidazione di una cooperativa edile, la "Capanelle 2000". Dalle indagini sarebbero emerse alcune irregolarità compiute da Mazzei, tra il 2008 ed il 2012, in qualità è stato commissario liquidatore della società. Mazzei si trova ora agli arresti domiciliari.

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I DETTAGLI

Le indagini dei finanzieri si sono concentrate sulle sospette modalità di svolgimento, da parte di Mazzei, dell’incarico di “commissario governativo” della cooperativa edilizia Capannelle, in liquidazione amministrativa, con sede legale a Roma. Questo incarico, conferito appositamente dal ministero per lo sviluppo economico dal 2005, doveva essere finalizzato ad assicurare il corretto scioglimento della cooperativa edilizia salvaguardandone il patrimonio, che sarebbe dovuto essere restituito “pro quota” ai rispettivi soci. Inoltre, per questa attività, al Mazei sarebbe stato corrisposto un mensile da 3.000 euro più rimborsi. L’attività operativa coordinata dalla magistratura lametina ha invece accertato la sottrazione fraudolenta, da parte del commissario governativo, di cospicue somme dall’attivo della cooperativa, per un totale di 2.485.945 euro, prosciugandone quasi completamente il patrimonio.

In particolare, la sottrazione di gran parte dei residui attivi della cooperativa edilizia amministrata è stata compiuta dal commissario governativo mediante: l’emissione e l’utilizzo di svariate fatture per operazioni risultate in tutto o in parte fittizie, peraltro operate da società riconducibili - più o meno direttamente - allo stesso commercialista arrestato; l’addebito alla cooperativa di considerevoli e non giustificate spese alberghiere, di ristorazione e di viaggio, risultate non inerenti all’incarico che gli aveva attribuito l’autorità governativa; l’ assunzione  indebita di personale con varie mansioni, di fatto non utilizzato adeguatamente, essendo l’ente sociale non più operativo proprio per via della liquidazione in atto. Peraltro, gran parte degli “assunti” risultavano già legati da rapporti di lavoro con diverse società, sempre riconducibili allo stesso commissario governativo indagato; la rappresentazione fittizia di rilevanti canoni economici, posti artatamente a carico della cooperativa, tendenti a pagare artificiose locazioni di immobili; infine, l’effettuazione di sproporzionate spese per consulenze professionali, vertenti su svariate situazioni afferenti la cooperativa gestita.

L’attività investigativa dei finanzieri ha permesso di constatare anche la responsabilità penale di un’altra persona per emissione di fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti, per importi del tutto ingenti. Infatti, l’attività operativa ha anche avuto un rilevante risvolto tributario, nel cui ambito sono state complessivamente stigmatizzate le seguenti condotte penalmente rilevanti: emissione di fatture per operazioni inesistenti per 585.169 euro, utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per 531.669 euro, omesso versamento di ritenute certificate pari a 89.211 euro. Proprio per questi illeciti tributari, l’autorità giudiziaria ha disposto nei confronti dei due responsabili, tra cui l'amministratore, A.M.L., della We Can Solution Srl con sede a Roma, anche l’applicazione della misura cautelare reale del sequestro preventivo per equivalente dei beni nella disponibilità degli stessi, fino alla concorrenza di: 110.897 euro nei confronti di Mazzei arrestato e 43.474 euro nei confronti dell’altra persona indagata.

Procuratore Prestinenzi: "Si tratta di un fatto di una gravità rilevante"

Siamo davanti ad un fatto di una rilevante gravità in quanto si tratta di un pubblico funzionario che rivestente questa qualifica nel pieno esercizio delle sue funzioni e, successivamente, come funzionario di fatto. Siamo di fronte ad un'appropriazione in debita che configura il reato di peculato per somme abbastanza rilevanti. La contestazione è anche di peculato pluriaggravato e continuato. L’attività è consistita in spese del tutto spropositate per consulenze legali e di cinque incarichi a vari professionisti per un importo di quasi  200.000 euro. In particolare iincarichi ad un consulente per oltre 107.000 euro ed altra società di Roma per 70.000 euro.Inoltre Mazzei ha assunto 7 collaboratori di società dell’indagato in un periodo in cui la cooperativa non operava più in quanto in liquidazione conseguentemente il peculato si è verifcato in questo caso e perché i suoi collaboratori sono stati assunti nel momento di inattività della cooperativa. Tutto ciò è emerso da accurati accertamenti condotti dalla Guardia di Finanza di Lamezia".

Colonnello Bianco: "Si tratta di una condotta che è perdurata nel tempo"

"Il Mazzei ha adottato questo tipo di condotta perpetuandola nel tempo e fino al 2012. Ha effettuato operazioni come prelievi con bonifici tracciabili ma anche ingente movimentazione di contante risultati negli istituti bancari. Il commissario governativo era stato nominato per sciogliere la cooperativa perché non poteva più realizzare il complesso edilizio nella zona dell'Ippodromo di Roma per via di concessioni e autorizzazioni comunali che erano tardate ad arrivare anche considerata la vastità del complesso residenziale che si sarebbe dovuto realiizzare. Di conseguenza, non sussitendo più i i motivi per cui la cooperativa era stata fondata, si era proceduto alla sua liquidazione. Da prassi il liquidatore deve curare e salvaguardare il patrimonio. Il commercialista era riuscito ad avere ingenti crediti, parliamo di oltre 2. 700.000 euro in via del tutto legittima. Quindi il patrimonio era considerevole in termini di sola liquidità. Le indagini sono scattate quando l'Amministratore subentrante a Mazzei ha trovato in cassa solo poche centinaia di euro e ha pensato bene di allertare noi della guardia di Finanza e la Procura avviando così le indagini. Abbiamo lavorato diversi mesi per risalire e ricostruire a quanto scaturito nell'ordinanza di oggi in quanto non era semplice per via che alcuni documenti non se ne aveva traccia. qualche mese per ricostruire. Società era eesstente ma non era intestato. Le indagini pora proseguiranno ai fini fiscali per vagliare i rapporti delle consulenze fornite da professionisti".

Vi.Ci.

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