Calabria: Suicida padre pentito che fece trovare resti corpo Lea Garofalo

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Petilia Policastro - Si è suicidato Giuseppe Venturino, il padre di Carmine, il collaboratore di giustizia che ha fatto ritrovare i resti del cadavere di Lea Garofalo, la testimone di giustizia calabrese che venne uccisa a Milano il 24 novembre del 2009 e il cui corpo fu bruciato in un magazzino a Monza. L'uomo era rimasto particolarmente turbato dopo avere visto una trasmissione televisiva in cui il figlio ricostruiva il delitto di Lea Garofalo. Il racconto fatto dal figlio, durante una trasmissione televisiva, dell'omicidio di Lea Garofalo, lo avrebbe talmente turbato da indurlo a togliersi la vita. E' questa la ricostruzione del suicidio di Giuseppe Venturino, operaio forestale di 59 anni, padre di Carmine, il collaboratore di giustizia che ha fatto ritrovare i resti del cadavere di Lea Garofalo, la testimone di giustizia calabrese che venne uccisa a Milano il 24 novembre del 2009 e il cui corpo fu bruciato in un magazzino a Monza. Il 23 maggio scorso il padre del collaboratore di giustizia ha assistito ad una trasmissione televisiva nel corso della quale il figlio Carmine ha ricostruito le modalità con le quali fu uccisa Lea Garofalo, il cui cadavere fu poi distrutto. Le parole pronunciate dal figlio, avrebbero visibilmente sconvolto Venturino il quale, la mattina successiva, visibilmente turbato, si è allontanato dalla sua abitazione facendo presagire ad alcuni suoi conoscenti l'intenzione di togliersi la vita.

Dopo aver lasciato la sua abitazione, ha vagato per il centro abitato di Petilia Policastro per poi raggiungere una zona periferica, immersa tra uliveti e agrumeti, dove si è impiccato. Alcuni amici, probabilmente allertati dai familiari, lo hanno ritracciato e, dopo aver tagliato la corda che aveva usato per suicidarsi, lo hanno soccorso ed accompagnato nell'ospedale di Crotone. L'uomo è giunto nel nosocomio già in gravissime condizioni ed è rimasto ricoverato in coma fino a ieri, quando è deceduto. Dopo la notizia del suicidio, il sindaco di Petilia Policastro Amedeo Nicolazzi si è detto "scosso per questa ulteriore vicenda che tocca profondamente tutta la nostra comunità. La vicenda della povera Lea sembra infinita ed ogni tanto emergono altre vicende dolorose". Quando Carmine Venturino, l'ex fidanzato di Denise, la figlia di Lea Garofalo, decise di collaborare con la giustizia, il padre Giuseppe diffuse una lettera, attraverso il Quotidiano della Calabria, con la quale si dissociava dalla decisione del figlio. Quest'ultimo, sempre con una lettera, gli rispose che non si sentiva un infame e che non aveva calunniato nessuno, avendo solamente detto quanto era a sua conoscenza. Per l'omicidio di Lea Garofalo, il 29 maggio del 2013 i giudici della Corte d'assise d'appello di Milano hanno confermato quattro dei sei ergastoli inflitti in primo grado agli autori del delitto. I giudici hanno confermato, in particolare la condanna al carcere a vita, inflitta dalla Corte d'assise nel marzo 2012, per Carlo Cosco, per il fratello Vito, per Rosario Curcio e per Massimo Sabatino. A Carmine Venturino, condannato all'ergastolo in primo grado, i giudici d'appello hanno inflitto 25 anni di reclusione, riconoscendogli le attenuanti generiche ma non quella speciale della collaborazione.

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