Reggio Calabria, 25 aprile - Avrebbe indotto la sorella, testimone di giustizia, a suicidarsi. E' l'accusa contestata a Giuseppe Cacciola, 21 anni, arrestato dai carabinieri a Paderno Dugnano (Milano). Cacciola era latitante dal febbraio scorso, quando il gip di Palmi, su richiesta della Procura, ne aveva ordinato l'arresto. Maria Concetta Cacciola si era tolta la vita nel 2011 ingerendo acido muriatico. Sono accusati di induzione al suicidio anche i genitori della giovane, che sono stati arrestati. Giuseppe Cacciola è stato bloccato dai carabinieri di Desio e di Paderno Dugnano mentre usciva da un centro commerciale. Nei suoi confronti pendeva un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Palmi, Flavio Accurso, su richiesta del Procuratore della Repubblica, Giuseppe Creazzo, e del pm Giulia Masci. Maria Concetta Cacciola, che aveva 31 anni, era figlia del cognato del boss Gregorio Bellocco, considerato uno dei capi dell'omonima cosca legata a quella dei Pesce. Con le sue dichiarazioni alla Dda di Reggio Calabria la donna svelò gli affari criminali della propria famiglia consentendo ai carabinieri, tra l'altro, di arrestare 11 affiliati alla cosca e di scoprire due bunker utilizzati dai latitanti. Dopo avere interrotto i rapporti con la sua famiglia ed essersi allontanata, Maria Concetta Cacciola era tornata a Rosarno per potere rivedere i figli, rimasti a casa dei nonni in attesa del perfezionamento delle pratiche per il loro trasferimento nella sede protetta in cui si trovava già la testimone di giustizia. Dalle indagini dei carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro é emerso come fu proprio la famiglia di Maria Concetta Cacciola ad esercitare violenze, minacce e forti pressioni psicologiche nei confronti della donna, prospettandole anche la possibilità di non farle vedere più i figli in modo da costringerla ad interrompere la collaborazione con la giustizia.
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