Dia confisca patrimonio da 100 milioni di euro a Pietro Citrigno

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Cosenza - Questa mattina gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro, coordinati dal Centro Operativo di Reggio Calabria, stanno procedendo alla confisca del patrimonio di Pietro Citrigno, imprenditore cosentino, attualmente sottoposto ai domiciliari in seguito alla condanna definitiva a quattro anni ed otto mesi di reclusione per il reato di usura aggravata al termine dell’operazione denominata “TWISTER”.

Il provvedimento di confisca, adottato dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Cosenza, riguarda gli stessi beni oggetto di due distinti decreti di sequestro emessi tra gennaio e febbraio condotte dagli investigatori della Dia e confluite nella proposta di sequestro redatta dal Direttore della Direzione Investigativa Antimafia, Arturo De Felice. Oltre ai beni già sottoposti a sequestro, il provvedimento di confisca di oggi ha riguardato anche il “CENTRO CLINICO ORTENSIA srl” di Cosenza.

Inoltre sono stati confiscati beni per un valore complessivo di cento milioni di euro: capitale sociale ed intero compendio aziendale della “EDERA srl” con sede a Cosenza e dedita alla costruzione e commercializzazione di immobili; capitale sociale ed intero compendio aziendale della “MERIDIANA srl”, con sede a Cosenza e dedita alla realizzazione e gestione di strutture ricettive alberghiere, ospedali e case di cura; capitale sociale ed intero compendio aziendale della “RIACE srl” con sede a Cosenza e dedita alla costruzione di strutture ricettive, sanitarie e socio-assistenziali; 23,33% del capitale sociale della “MONACHELLE srl” con sede a Rossano e dedita a realizzazione e gestione di case di cura, di laboratori, di centri diagnostici, di stabilimenti termali R.S.A.; 25% del capitale sociale della “SAN FRANCESCO srl” con sede in Cosenza e dedita gestione di strutture pubbliche e private per ogni forma di assistenza riabilitativa per anziani e di tipo socio-assistenziale; 50% del capitale sociale della “VELA LATINA srl” con sede a Cetraro e dedita alla gestione, manutenzione, ristrutturazione di immobili; 85% del capitale sociale della “PIEFFE HOLDING srl” con sede in Cosenza e dedita all’assunzione e gestione di partecipazioni societarie nonché al controllo di altre società; 100% del capitale sociale del “CENTRO CLINICO SAN VITALIANO srl” con sede in Catanzaro, struttura sanitaria accreditata dal Servizio Sanitario Calabrese, con circa 35 posti letto per pazienti affetti da patologie neuromuscolari; capitale sociale ed intero compendio aziendale della “CENTRO CLINICO ORTENSIA srl” con sede in Cosenza e dedita alla costruzione e gestione di strutture ricettive, sanitarie e socio-assistenziali; 35 fabbricati, tra i quali spiccano per ovvia importanza le cliniche “Villa Gioiosa” di Montalto Uffugo e “Villa Adelchi” di Longobardi, entrambe strutture sanitarie accreditate dal Servizio Sanitario Calabrese, con circa 50 posti letto ciascuna; 4 terreni; 5 rapporti finanziari; 9 auto.

Tribunale: "Imprenditore contiguo cosche"

Il provvedimento di confisca di beni per 100 milioni all'imprenditore Pietro Citrigno è stato adottato dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Cosenza dopo che gli stessi beni erano stati sequestrati in due occasioni al termine delle indagini della Dia e su richiesta del direttore della Dia Arturo De Felice. Secondo il Tribunale, Citrigno ha "continuato a tenere comportamenti antisociali e penalmente rilevanti" anche dopo la condanna per usura. Nel provvedimento viene anche spostato dal 2005 al 2010 il limite temporale per quanto riguarda la sussistenza della pericolosità sociale di Citrigno e dell'illegittima provenienza dei beni acquisiti dall'imprenditore e dai suoi familiari sulla base della sproporzione fra i redditi dichiarati e gli investimenti realizzati. In base alle indagini della Dia, il Tribunale di Cosenza ha scritto nel provvedimento che dagli atti del procedimento penale "emerge non solo il consolidato ed allargato sistema di usura posto in essere da Citrigno almeno già dagli anni settanta, ma altresì la contiguità (e non già l'intraneità) del medesimo ad alcuni esponenti di spicco delle consorterie criminose operanti nel cosentino".

Citrigno, secondo il Tribunale, è risultato "soggetto equidistante da entrambi i clan di spicco, che aveva bisogno di protezione a livello delinquenziale, al fine di tutelare le proprie attività imprenditoriali, nonché quale soggetto noto negli ambienti delinquenziali per il suo allargato giro usura". Inoltre, l'imprenditore, "ha continuato a tenere comportamenti antisociali e penalmente rilevanti anche successivamente alla grave condanna per usura riportata, condotte sempre finalizzati ad ottenere profitti illeciti. Tanto si evince, in particolare, dalla vicenda sottesa al procedimento penale pendente presso il Tribunale di Paola, nell'ambito del quale Citrigno è imputato per estorsione aggravata". Per il Tribunale, poi, risulta "oltremodo significativa la circostanza che la maggiore sproporzione tra redditi dichiarati od attività economica del proposto ed acquisti effettuati, si collochi proprio negli anni 2000/2002, vale a dire in epoca contestuale od immediatamente successiva alle condotte usurarie giudizialmente acclarate, dato questo che denuncia incontestabilmente la sussistenza di una fiorente e redditizia attività delittuosa, parallela all'attività economica svolta, fonte della maggior parte dei proventi della famiglia Citrigno". Oltre al Centro clinico San Vitaliano di Catanzaro, struttura accreditata dal Servizio sanitario calabrese, con circa 35 posti letto per pazienti affetti da patologie neuromuscolari, sono state confiscate le cliniche Villa Gioiosa di Montalto Uffugo e Villa Adelchi di Longobardi (CS), entrambe accreditate dal Servizio sanitario, con circa 50 posti, e il Centro clinico Ortensia di Cosenza.

Legali Citrigno: Tribunale non ha valutato memorie difesa

Il Tribunale di Cosenza, sezione misure di prevenzione, che ha disposto la confisca di beni per 100 milioni di euro all'imprenditore cosentino Pietro Citrigno, "ha omesso di valutare i punti essenziali svolti nelle memorie difensive". Lo affermano, in una nota, i difensori dell'imprenditore, Sergio Calabrese, Ugo Celestino, Massimiliano Lafranco, Raffaele Brescia e Giuseppe Bilotta. "Abbiamo avuto questa mattina conoscenza del provvedimento emesso dal Tribunale di Cosenza, Misure di Prevenzione - sostengono i legali - con il quale si è parzialmente accolta la richiesta di confisca dei beni avanzata dalla Dia nei confronti del nostro assistito Pietro Citrigno. Ad una prima lettura del provvedimento si evince chiaramente come molte osservazioni, precisazioni e documenti esibiti dalla difesa siano stati totalmente ignorati dal Tribunale che ha omesso, quindi, di valutare i punti essenziali svolti nelle memorie difensive e soprattutto nella consulenza tecnica, pur offerta alla valutazione del Collegio. Senza tralasciare di dire che il provvedimento di confisca arriva dopo che il Tribunale ha riconosciuto che il Citrigno non sia socialmente pericoloso, quindi, assolutamente lontano da associazioni criminali. Quanto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, pure richiesta, questa è stata rigettata. E' da aggiungere che la confisca riguarda anche beni non più di proprietà del Citrigno da oltre 30 anni". "Preannunciamo - concludono i legali - la ferma volontà di proporre appello, fiduciosi nell'operato della magistratura, che valuterà la documentazione esibita che risale fin dal lontano 1976".

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