Catanzaro - La Seconda Sezione della Corte d’Appello di Catanzaro ha assolto con formula “perché il fatto non sussiste” l’imprenditore Luigi Mazzei, che era stato condannato in primo grado per bancarotta fraudolenta patrimoniale a due anni di reclusione, con la sospensione della pena, la disposizione di non menzione sul certificato del casellario giudiziario, l’assoluzione per altri due capi di accusa per bancarotta fraudolenta e la prescrizione di tutti gli altri reati.
La vicenda giudiziaria
Si chiude così dopo 9 anni e otto mesi una lunga vicenda giudiziaria cominciata il 30 giugno 2011 con l’arresto di Mazzei. L’imprenditore, sottoposto a misura cautelare e al sequestro preventivo di tutti i beni, venne accusato oltre che di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, di false fatturazioni, di truffa ai danni dello stato, di falso ideologico, di evasione fiscale, di esportazione di capitali all’estero. Insieme a lui nell’inchiesta, avviata dalla Procura di Lamezia Terme a seguito di una serie di controlli sulle sue società effettuati dalla Guardia di Finanza per verifiche sull’uso corretto di finanziamenti pubblici, erano state coinvolte a vario titolo altre 9 persone.
Il 13 settembre 2017, a sei anni dall’ordinanza di custodia cautelare, a conclusione del primo grado di giudizio Mazzei fu riconosciuto colpevole con sentenza del Tribunale collegiale di Lamezia (Sezione penale unica) in qualità di amministratore della Cofain, azienda che si occupava della produzione di serramenti, pannelli fotovoltaici ed edilizia, di un unico reato, il reato di bancarotta fraudolenta. Il 23 gennaio 2018 i legali dell’imprenditore, gli avvocati Francesco Gambardella e Paolo Carnuccio, hanno proposto appello sostenendo l’ingiustizia della sentenza di condanna e la non attenta valutazione di molti elementi. Fino ad arrivare alla sentenza di assoluzione di oggi
La dichiarazione di Mazzei
“Sono stato protagonista di una vicenda dolorosa, che, se da un punto di vista giudiziario si è conclusa in una bolla di sapone – ha affermato l’imprenditore - ha avuto, per quanto mi riguarda personalmente, sia da un punto di vista umano che economico costi elevatissimi” ha aggiunto ricordando che la sua vicenda è cominciata con l’arrivo nel gennaio del 2007 alla Cofain della Guardia di Finanza per una serie di accertamenti dovuti forse al fatto che “ero – ha spiegato- un fruitore di finanziamenti agevolati, probabilmente uno dei pochi che ne era riuscito a fare corretto utilizzo. E’ proprio su questo, a mio avviso, che ci fu nei miei confronti del fumus. Così il mio nome e la mia credibilità vennero offuscati e le mie aziende, che avevano creato posti di lavoro e indotto, generando un importante gettito fiscale nei confronti dello Stato che in questo modo si era ripreso i fondi che aveva loro elargito, andarono in sofferenza fino al fallimento e alla chiusura. Oggi è stata riconosciuta l’assoluta legalità della mia condotta. Ma il corso della mia vita ha subito pesanti condizionamenti. La mia è una storia, come quelli di tanti altri, di ingiusta giustizia che ho deciso di raccontare in tutti i risvolti in un libro di prossima pubblicazione”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA