Catanzaro – Si torna a fare luce, dopo anni, su uno degli omicidi che insanguinò Lamezia dai primi anni del 2000: sono stati arrestati, infatti, gli organizzatori, i mandanti e gli esecutori, del duplice omicidio di Pasquale Izzo e Giovanni Molinaro, uccisi a colpi di pistola il 6 dicembre del 2000 in un bar su via del Progresso. Si tratta di Aldo Notarianni, Giovanni “Gianluca” Notarianni, Antonio Villella, Vincenzo Torcasio e Pasquale Gullo. Sedici anni dopo quindi, così come avvenuto per altri fatti di sangue, è stato possibile ricostruire le dinamiche interne alle cosche che hanno portato a compiere questo omicidio: tutto parte, come spiegato nel corso della conferenza stampa, dal narrato dei collaboratori: “La ricostruzione, – ha affermato il Questore di Catanzaro Giuseppe Racca – grazie anche al contributo dei collaboratori di giustizia, ha consentito di completare il quadro accusatorio e attraverso quanto da loro dichiarato, ha permesso di dare elementi certi su questo omicidio”.
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“È stato un lavoro certosino di indagini, con l’analisi dei dati oggettivi, con elementi di indagine dell’epoca, raccolti dal commissariato di Polizia di Lamezia”, ha commentato il sostituto procuratore Giovanni Bombardieri che ha spiegato come questo omicidio sia stato una vendetta, “una risposta” a quello di Giovanni Torcasio, ucciso a settembre dello stesso anno. “Le indagini – ha aggiunto – hanno ricostruito sia la fase deliberativa, di organizzazione, che quella esecutiva, a cui hanno partecipato numerosi soggetti”. Le dichiarazioni dei collaboratori, come successo per altri casi di omicidi, quelli che sono stati chiamati “cold case”, hanno consentito di ricostruire la vicenda giudiziaria e hanno permesso di far emergere particolari che hanno trovato riscontro con elementi emersi nel corso della fase di indagine e fino ad ora non resi noti. È infatti, questa, la prima misura cautelare per questo omicidio. Uno dei collaboratori che ha dato elementi per la ricostruzione è Giuseppe Giampà che, però, all’epoca è stato anche colui che ha consegnato l’arma, una pistola revolver 380, nella mani di Aldo Notarianni prima dell’omicidio. Fu poi Notarianni che in primis la provò nel giardino, sparando due colpi di prova, poi andò davanti al bar su via del Progresso, entrò e sparò quattro colpi nei confronti di Pasquale Izzo. Molinaro non era una vittima designata ma, probabilmente, per come è stato ricostruito, si trovava con Izzo e reagì e, per questo, fu colpito da alcuni colpi.
A spiegare l’antefatto, cioè come si è arrivati all’omicidio di Izzo e perché fu ucciso proprio lui, è stato il capo della squadra Mobile, Antonino De Santis: “Nel processo “Primi Passi”, conclusosi a luglio del 2000 a Lamezia, fu detto in pubblica udienza che ad uccidere nel 1992 Francesco Iannazzo, fu Giovanni Torcasio (classe ’64). Da lì a due mesi, fu ucciso anche quest’ultimo e dopo questo omicidio, cominciarono le riunioni organizzative della cosca, all’epoca unitaria, dei Cerra-Torcasio-Giampà: si decise allora di procedere con il prossimo obiettivo, identificato in Pasquale Izzo, considerato intraneo o assai contiguo ai Iannazzo”. “I collaboratori – ha poi aggiunto - ci hanno parlato di queste numerose riunioni, tra coloro che erano considerati i capi della grande cosca. E il narrato dei collaboratori – ha sottolineato De Santis – è univoco e non contraddittorio, con una assoluta attendibilità intrinseca ed estrinseca”. A sottolineare l’impegno in tutte le fasi dell’operazione è stato il primo dirigente del Commissariato di Polizia di Lamezia Terme, Antonio Borelli: “I risultati ottenuti sono dovuti allo sforzo comune messo in campo da tutte le forze investigative del gruppo della squadra mobile. C’è bisogno – ha concluso poi Borelli – che la popolazione abbia fiducia nelle forze dell’ordine e che continuino ad averle sempre nella polizia”.
Claudia Strangis
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