Lamezia: Processo Perseo, in aula altri testimoni - VIDEO

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Lamezia Terme - Si ritorna in aula nell’ambito del processo Perseo. A sfilare davanti al presidente Fontanazza, ed a latere Aragona e Talarico, altri testimoni chiamati dalla pubblica accusa. Ad inizio udienza sono state depositate le documentazioni relative al processo Perseo a Catanzaro e due cd contenenti le motivazioni del processo Medusa da. Ad essere ascoltato per prima è Nicola Vergori, dipendente della ditta Petrone. Il pm Elio Romano inizia con il chiedere al testimone i suoi legami con Giandomenico Petrone, l’amministratore della ditta per cui lavorava come capocantiere nel 2007. Vergori parla dei lavori effettuati a Decollattura per cinque anni mentre, di seguito, il capocantiere spiega di aver lavorato con Felice Petrone, lo zio di Giandomenico.

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Il pm chiede allora del rapporto con Scalise Pino, in quanto nella scorsa udienza Giandomenico Petrone avrebbe dichiarato che Scalise Pino si era lamentato di non lavorare a causa dei mezzi fermi con il suo capocantiere, ossia Nicola Vergori, il quale oggi, su specifica domanda, dichiara di non sapere in realtà nulla di questa lamentale. Il capocantiere spiega al Pm e allo stesso giudice Fontanazza di non avere legami con Giandomenico Petrone e riferisce che l’episodio di cui si sta parlando non lo ricorda. Il capocantiere ricorda solo che Felice Petrone gli comunicò che se aveva bisogno di qualche mezzo a disposizione di Scalise Pino poteva rivolgersi direttamente a lui. A fine della testimonianza di Nicola Vergori, il presidente Fontanazza chiede un confronto immediato tra lo stesso Vergori e Giandomenico Petrone.

Si prosegue poi con il secondo testimone previsto per l’udienza odierna, Alessandro Villella, l’ex fidanzato di Vanessa Giampà, imputato nel processo Perseo. Villella in attesa dell’avvocato d’ufficio verrà sentito in un secondo momento.  Di seguito, in attesa del confronto di Vergori-Petrone, e dell’ascolto del terzo testimone della pubblica accusa, si passa ad ascoltare anche uno degli imputati nella persona di Fausto Gullo. Il suo avvocato Ortenzio Mendicino chiede della sua conoscenza con gli altri imputati nel processo Perseo. Fausto Gullo risponde di non aver rapporto con nessuno se non quello con Franco Trovato raccontando del suo lavoro ovvero della vendita di fuochi d’artificio che vendeva presso la sua casa per qualsiasi evento. Il salone veniva utilizzato come ufficio dove aveva tutto il materiale esplosivo. Gullo racconta di un episodio dove Franco Trovato lo chiamò per usare dei fuochi d’artificio in un matrimonio. L’avvocato cita poi un sequestro effettuato dalla guardia di finanza a San Pietro Maida di fuochi d’artificio e Gullo spiega che quel materiale non era di sua proprietà, ma era materiale appartenente alla madre visto che il magazzino era suo. L’avvocato parla di un episodio dove Franco Trovato ebbe dei problemi con un fuoco d’artificio e ricorsero alle vie legali ma poi tutto si risolse.

Dopo una breve pausa riprende l’udienza con l’ultimo teste, Alesandro Villella. Il Pm chiede a Villella di riferire la sua conoscenza con Giuseppe Giampà. Villella spiega che era il suo ex cognato visto che era fidanzato con la sorella di Giuseppe, Vanessa Giampà. Lui si occupava di fargli qualche favore che non gli si poteva negare trattando armi e droga. Villella spiega di non essere un pentito ma di essersi autoaccusato di alcuni reati direttamente con il pm Romano. L’avvocato in sostituzione all’avvocato di Villella è Italo Reale che si è opposto alla testimonianza di Villella perchè lo stesso è imputato e condannato in primo grado in un porcedimendo connesso. Villella, comunque, ha continuato ad essere ascoltato e sottoposto ad esame.Romano ha poi chiesto se lo stesso Villella avesse legami con altri soggetti dell’operazione e Villella ha dichiarato di non essere affiliato ma di conoscere ora gli altri soggetti. Villella spiega che alcuni li aveva conosciuti anche prima perché erano amici al di là della cosca, quindi aveva con questi soggetti rapporti personali.

Il Pm allora gli cita Claudio Paola e Umberto Egidio Muraca con il quale lo stesso Villella aveva legami. Successivamente, il pm ha iniziato a parlare dei sinistri stradali e Villella ha spiegato di aver avuto a che fare con la simulazione dei sinistri e che lui si occupava di risistemare le auto mentre, in campo assicurativo, si rifaceva alla Zurich e altre assicurazioni. “Le auto - dice - erano tante ed sinistri partivano dal 2007”. Romano allora è sceso nel dettaglio chiedendo come si organizzavano le truffe. Villella ha così raccontato dell’acquisto di auto con cui si creano gli incidenti mentre con Pasquale Gigliotti si occupava della sostituzione dei pezzi e con i Trovato, invece, “c’ erano rapporti amichevoli”. Villella racconta che lo stesso Trovato era “una vittima di Giampà” perché Giuseppe chiedeva alcuni pezzi senza il volere di Trovato. Pasquale Gigliotti era un carrozziere e si occupava del montaggio dei pezzi. Il pm Romano ha poi chiesto chi erano i periti a cui facevano affidamento e Villella parla di Renato Rotundo ma lui non sapeva che rapporto avesse con Giuseppe Giampà. Il Pm chiede dei sinistri organizzati se fossero solo con i mezzi oppure anche con danni alle persone. Villella racconta che “a volte erano anche con danni a persone” e “Giampà si rifaceva ad un dottore di fiducia” di cui lo stesso Villella ricorda fosse il dottor Petronio. Villella spiega però di non avere avuto rapporti diretti con il medico ma sapeva che se serviva qualche certificato, ci poteva rivolgere a Petronio al quale i certificati venivano pagati 50 euro. Villella racconta poi che Giuseppe Giampà aveva rapporti con il signor Mascaro della Zurich e lo stesso aveva paura di Giuseppe Giampà perché in un episodio Giampà, ad un rifiuto di Mascaro, aveva reagito male.

Il pm Romano ha poi continuato a chiedere in merito alla struttura dei sinistri e Villella ha risposto che si trattava di un meccanismo deciso dallo stesso Giampà e che tutto era in mano a quest’ultimo. Il Pm ha chiesto di riferire un numero di sinistri a cui ha partecipato e lo stesso Villella ha parlato di una decina di incidenti. Romano, poi scende nel dettaglio ricordando un particolare episodio relativo al sinistro di una 500 bianca in dotazione a Domenico Sirianni. Villella dichiara che si trattava di un sinistro simulato e che la macchina è stata portata alla carrozzeria di Trovato.  Ma Villella, di altro, non ricorda bene. Il pm allora ha chiesto a quali avvocati Giuseppe Giampà facesse riferimento e Villella ha spiegato che lui non sa a chi si rivolgesse. Il pm allora ha chiesto del rapporto con Giovanni Scaramuzzino e Villella ha spiegato di avere un rapporto di amicizia mentre con Giuseppe Giampà ricorda avesse rapporti di amicizia visto la sua frequentazione personale. Lo stesso Giovanni Scaramuzzino partecipava a compleanni e feste di Giuseppe Giampà. Villella ha poi sentito dire che Scaramuzzino aveva avuto un controllo bancario e aveva paura di essere arrestato ma di no ricordare  chi gli avesse fatto tali confidenze. Ritornando ai sinistri stradali il Pm parla poi dei Cid. Villella ricorda che Giampà se aveva dei crediti con qualcuno si faceva ripagare attraverso la compilazione dei Cid e ha raccontato come abbia anche ritirato direttamente assegni presso la Zurich che poi venivano versati in banca su conti postali che, successivamente,  venivano ritirati e portati direttamente a Giuseppe Giampà.

Finito l’esame da parte del pm Romano è intervenuto l’avvocato Di Renzo chiedendo delle somme dei sinistri ed a chi venivano elargite. Villella ha risposto che le somme rimanevano a lui. Villella per spiegare il rapporto con Trovato racconta che lo stesso Giuseppe, per ottenere la sistemazione di un’ auto, inviò una lettera a Trovato. Villella ha poi chiarito che nei sinistri stradali Giuseppe Giampà si riferiva a Franco Trovato chiedendo la sistemazione delle auto senza essere pagato perché Franco Trovato aveva la sua carrozzeria nella zona di controllo di Giampà e non si poteva mettere contro Giampà perché altrimenti era da considerarsi “un uomo morto” aggiungendo che “tutti avevano paura di Giuseppe Giampà”. Di Renzo conclude chiedendo se Franco Trovato percepisse almeno i soldi dei sinistri ma Villella ha dichiarato “assolutamente no, i soldi percepiti dai sinistri rimanevano nella mani di Giampà”. L’udienza è stata poi rinviata alla prossima settimana.

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