Lamezia, processo "Reventinum": in località protetta i due testimoni dopo verbali inediti su cosca Scalise e omicidio Pagliuso

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Lamezia Terme – Era stata fissata per sentire i testimoni Antonio Scalise (figlio di Pino e fratello di Luciano Scalise) e sua moglie Mirella Raso, l’udienza del processo “Reventinum” in corso nell’aula Garofalo del tribunale di Lamezia, che è però stata rinviata a seguito dell’istanza di differimento presentata da alcuni avvocati. Il tribunale ha così deciso per il rinvio ad altra data. Si tratta di un secondo stralcio del processo relativo all’omonima operazione scattata il 10 gennaio del 2019 contro il "gruppo storico della montagna", ed è legato a fattispecie di reato che vanno da alcuni casi di estorsione a tentate estorsioni che sarebbero state commesse ai danni di alcuni imprenditori che operano nelle zone montane del lametino.

Ad arricchire il processo, giunto alle fasi finali, i verbali di un componente della famiglia Scalise, rimasto coinvolto nell’operazione, e di sua moglie. L’uomo ha reso dichiarazioni ai magistrati della Dda di Catanzaro, tra giugno e luglio scorsi, in particolare sulle infiltrazioni negli appalti da parte degli Scalise, sulla disponibilità di armi e, ancora, in merito a presunte mazzette anche ai boscaioli. “Mi sono determinato a rendere dichiarazioni all’autorità giudiziaria, anche perché mia moglie mi ha spinto in tal senso” ha dichiarato Scalise in un interrogatorio in qualità di persona imputata in procedimento connesso nel giugno 2022 ai magistrati di Catanzaro. La donna ha invece parlato dei suoi rapporti con la famiglia di origine del marito e dei discorsi da lei uditi in alcune occasioni conviviali, in particolare, in merito alla volontà di imporsi in alcuni lavori di movimento terra con le proprie ditte. Nei verbali, anche dichiarazioni in merito alla conoscenza di Marco Gallo e dei timori di Luciano e Pino Scalise dopo il suo arresto (avvenuto nel 2017), e in riferimento all’avvocato Francesco Pagliuso. Per l’omicidio del legale lametino è stato già condannato all’ergastolo Marco Gallo ritenuto l’esecutore materiale. E, in primo grado sono stati condannati all’ergastolo anche Pino e Luciano Scalise (padre e figlio di Soveria Mannelli) ritenuti i mandanti del delitto avvenuto il 10 agosto 2016 a Lamezia. Nell’udienza odierna del procedimento “Reventinum” in corso davanti al Tribunale di Lamezia col rito ordinario, Antonio Scalise (difeso dall’avvocato Michele Gigliotti) e Mirella Raso erano presenti in video conferenza da un sito riservato. La loro testimonianza è stata, quindi, rinviata al 20 dicembre.

Nel processo sono imputati: Marco Gallo, Pino Scalise, Luciano Scalise, Angelo Rotella, Salvatore Mingoia, Antonio Scalise, Carmela Grande, Bruno Cappellano. Le Parti civili costituite sono: regione Calabria, Ala, Comune di Lamezia, Provincia di Catanzaro, i comuni di Decollatura e Soveria Mannelli, la Camera penale e i famigliari dell’avvocato Pagliuso. Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Gigliotti, Penna, Larussa, Chiodo, Vianello Accorretti, Mancuso, Siclari. A rappresentare le parti civili, tra gli altri, gli avvocati Ferraro, Agapito, Restuccia.

R.V.

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