‘Ndrangheta a Viterbo, escalation di incendi e atti intimidatori: anche un lametino a capo dell’organizzazione - VIDEO

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Lamezia Terme - C’è il lametino Giuseppe Trovato, 43enne, da anni trasferitosi a Viterbo dove gestisce tre “Compro oro”, tra gli arrestati con un ruolo di vertice nell’associazione ieri smantellata dai carabinieri della Provincia di Viterbo. Le investigazioni, risultate molto complesse, avrebbero permesso di accertare l’esistenza a Viterbo di un sodalizio criminale – facente capo appunto al lametino Giuseppe Trovato, e all’albanese Ismail Rebeshi, che, secondo le ricostruzioni, presentava tutte le caratteristiche dell’associazione di tipo mafioso, scaturendo in ben 13 arresti.

L’organizzazione criminale sarebbe così diventata il frutto della fusione tra la metologia ‘ndranghetista importata a Viterbo da Trovato e l’inclinazione spiccatamente violenta della criminalità albanese propria di Rebeshi, attuando sistematicamente una strategia basata sulle intimidazioni e violenze, capace di diffondere una comune percezione del terrore. Metodi che Trovato - secondo gli inquirenti - avrebbe mutuato da un agguerrito clan‘ndranghetista, ossia quello della famiglia Giampà di Lamezia Terme , al quale risulterebbe molto vicino e legato anche da rapporti di parentela con alcuni importanti esponenti. 

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Le indagini

Le indagini sono state portate avanti dai Carabinieri del Comando Provinciale di Viterbo - con l’ausilio del Raggruppamento Aeromobili CC di Pratica di Mare (RM), di unità cinofile per la ricerca di armi e droga nonché Squadre della C.I.O. (Compagnia Intervento Operativo) dell’8° Reggimento  “Lazio”. Sono stati impegnati in diverse località della Tuscia per l’esecuzione di un provvedimento cautelare, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, nei confronti di tredici persone.

L’associazione di tipo mafioso

I membri dell’organizzazione criminale avrebbero agito in accordo tra loro per la commissione di un numero potenzialmente indeterminato di reati coinvolgenti diversi settori, compreso quello economico, attraverso metodi propriamente mafiosi:  la tradizionale attività estorsiva; la condizione di totale assoggettamento; il clima di omertà e paura della popolazione, non sempre disposta a denunciare quanto subito.

Il ricorso sistematico alla violenza e il clima di terrore

Il sodalizio, attraverso il ricorso sistematico alla violenza, avrebbe avuto come obiettivo quello di conseguire il “controllo del territorio” nella città di Viterbo per quanto riguarda alcuni settori economici ed attività illecite. Le loro azioni sarebbero state finalizzate: al controllo di attività economiche, il commercio di preziosi usati, i cosiddetti Compro Oro; i locali notturni frequentati da stranieri, il settore dei traslochi, il controllo del mercato degli stupefacenti e forme diverse di estorsione. 

Gli atti intimidatori: incendi e teste di animali mozzate

"Dal mese di gennaio 2017 a oggi, gli investigatori hanno ricostruito una cinquantina di atti intimidatori. Dal mese di gennaio 2017 a giugno 2018, ad un commercialista di Viterbo e alla sua famiglia, per motivi non ancora chiariti, sono state incendiate, nottetempo, in circostanze diverse, due autovetture e danneggiata  una terza, inviata una lettera minatoria con proiettili all’interno e fatto ritrovare la carcassa di un animale; dal mese di aprile a novembre 2017, al titolare di un negozio compro oro  a Viterbo, sono state incendiate, nottetempo, in circostanze diverse, due autovetture, fatta ritrovare una testa di agnello sgozzato nella sua autovettura ed imbrattata la vetrina dell’esercizio; dal mese di settembre a novembre 2017, alla titolare di un negozio compro oro  di Viterbo, sono state incendiate, nottetempo, in circostanze diverse, due autovetture, apposti lumi funebri e fatte scritte minatorie sul vetrina dell’attività commerciale,  collocate sulla serranda del negozio tre teste di maiali con proiettili conficcati sulla fronte e tentato di incendiare lo stesso negozio.

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Nel mese di aprile 2017, a Capodimonte, è stata incendiata l’autovettura del titolare un negozio compro oro a Viterbo. Le fiamme hanno interessato anche l’abitazione della vittima; dal mese di marzo 2017 a febbraio 2018, a Viterbo, nottetempo, in circostanze diverse, sono state incendiate  tre autovetture,  appartenenti ad  altri gestori di compro oro; nel mese di febbraio 2017, è stata danneggiata l’autovettura di una ex dipendente di  uno degli indagati; nel mese di ottobre 2017, i titolari di una discoteca sono stati intimiditi  con la collocazione di cinque teste di agnello mozzate all’ingresso del locale, con messaggi minatori, il danneggiamento di autovettura e altro; a luglio 2017, in una zona residenziale di Viterbo, è stata incendiata l’autovettura di un avvocato; il 3 settembre 2017, è stato tentato il furto in danno di un importante negozio compro oro e, esattamente un anno dopo, contro il medesimo esercizio, sono stati esplosi diversi colpi di arma da fuoco.

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Nel mese di ottobre 2017, dinanzi ad una discoteca, è stata incendiata l’autovettura del titolare di una società specializzata nella sicurezza anche di locali notturni; nel mese di dicembre 2017, sono stati predisposti due tentativi di rapina in danno del titolare di un ristorante di Viterbo, azioni non portate a termine per l’intervento dei Carabinieri; il 31 dicembre 2017, a Viterbo, sono state incendiate due autovetture di un pregiudicato di origini campane; nel mese di gennaio 2018, a Viterbo, sono state incendiate dodici autovetture che si trovavano parcheggiate nel parcheggio di un rivenditore di auto; nello stesso mese di gennaio, a Viterbo, sono stati incendiati i furgoni di una ditta di traslochi; nel mese di maggio 2018, a Viterbo, è stato vittima di un violento pestaggio un pregiudicato del posto;  durante lo stesso mese di maggio, a Viterbo,  è stata incendiata l’autovettura di un parente di un direttore di ufficio postale. Diversi altri azioni violente sono state ricostruite e tante altre i Carabinieri, intervenuti preventivamente, sono riusciti a evitare che fossero portate a termine. 

I NOMI

Giuseppe Trovato

Rebeshi Ismail

Patozi Spartak

Dervishi  Sokol

Gazmir Gurguri

Gabriele Laezza

Fouzia Oufir 

Martina Guadagno

Luigi Forieri 

Shkelzen Patozi 

Ionel Pavel 

Manuel Pecci

Emanuele Erasmi 

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