Crotone - Il Gruppo della Guardia di Finanza di Crotone ha dato esecuzione, in Cutro, frazione San Leonardo, Petilia Policastro e Botricello, ad un provvedimento restrittivo di natura personale emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura Distrettuale, nel quale viene riconosciuta la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) e con cui sono state disposte misure cautelari personali nei confronti di 10 soggetti per i reati di estorsione, usura, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, aggravati dalle modalità mafiose di cui all’art. 416-bis.1 codice penale.
Nomi
Misura cautelare in carcere
Felice Falcone (70 anni)
Albano Mannolo (52 anni)
Alfonso Mannolo (83 anni)
Remo Mannolo (50 anni)
Carmine Ranieri (44 anni)
Giuseppe Trapasso (35 anni)
Fiore Zoffreo (55 anni)
Misura cautelare ai domiciliari
Antonio Mannolo (53 anni)
Carmelina Mannolo (56 anni)
Divieto di dimora
Leonardo Mannolo (34 anni)
Video
Una delle misure custodiali in carcere nei confronti di uno degli indagati per usura ed estorsione, è stata eseguita dalla Compagnia dei Carabinieri di Sellia Marina, a cui uno degli imprenditore vessati si è rivolto per denunciare i fatti delittuosi.
Contestualmente all’esecuzione del provvedimento cautelare personale è stato eseguito un sequestro preventivo di beni, finalizzato alla successiva confisca “per sproporzione”, emesso d’urgenza da questa Direzione Distrettuale Antimafia e con il quale è stata disposta l’ablazione di: 4 ditte individuali aventi sede in provincia di Crotone (operanti, rispettivamente, nel settore della vendita del caffè, nel settore della vendita dei prodotti agroalimentari, nel settore dell’edilizia e nel settore della distribuzione alimentare) ed i loro relativi compendi aziendali; 19 rapporti bancari (conti correnti); 6 beni immobili (1 terreno e 5 appartamenti); 6 beni mobili registrati (autovetture); per un valore complessivo pari a circa 2 milioni di euro. Il procedimento per le ipotesi di reato è attualmente nella fase delle indagini preliminari.
Le indagini
L'indagine è di fatto una prosecuzione dell'operazione Malapianta del maggio 2019 con la quale la Dda di Catanzaro aveva già inferto un duro colpo alla cosca Mannolo-Zoffreo-Trapasso che opera a cavallo tra le province di Crotone e Catanzaro. Al vertice c'è l'anziano boss Alfonso Mannolo (attualmente detenuto in carcere per una condanna a 30 anni nel processo di appello). La nuova operazione della Guardia di Finanza riguarda una serie di attività criminali, soprattutto estorsioni, commesse dal 2001 al 2018 nei confronti di attività turistiche ed aziende che operavano all'interno di villaggi tra San Leonardo di Cutro e Sellia Marina. Figura centrale, secondo quanto emerge dalle indagini, è il boss Alfonso Mannolo a cui è contestato anche il reato di usura per un prestito di 200 mila euro ad un imprenditore al quale sono stati chiesti interessi usurari che sono arrivati fino al 120% annuo. Quando l'imprenditore non è riuscito a saldare il debito ha fatto intervenire a sua garanzia un altro imprenditore che ha pagato la somma pattuita cedendo anche un terreno a Legnago (Venezia) del valore di 125 mila euro. Inoltre il boss Alfonso Mannolo, attraverso minacce di morte, ha costretto un imprenditore di Botricello a dargli un immobile. Ad uno dei villaggi turistici di San Leonardo di Cutro dal 2005 al 2017 è stato imposto un canone 'estorsivo' di 30 mila euro annui per garantire la tranquillità da parte della cosca. Le estorsioni venivano eseguite anche per mantenere le famiglie dei detenuti. In tal senso Giuseppe Trapasso, con modalità mafiose, tra novembre e dicembre 2020, avrebbe chiesto soldi ad un bar di Cropani.
Chiesto "pizzo" a condomini di uno stabile a Cutro
La cosca Zoffreo-Mannolo di San Leonardo di Cutro, colpita oggi dall'operazione "Jonica" della Dda di Catanzaro, era arrivata anche a chiedere il pizzo ai condomini di uno stabile a Cutro. Dal 2003 al 2018, secondo quanto emerge dalle indagini della Guardia di finanza di Crotone, coordinate dai pm Domenico Guarascio e Paolo Sirleo, Antonio Mannolo aveva costretto i titolari delle proprietà immobiliari a consegnare direttamente, una cifra in contanti, non inferiore a 300 euro da ciascun condomino ottenendo, dunque, un introito estorsivo non inferiore ai 10mila euro all'anno, per un importo complessivo di 150mila euro. Il boss Alfonso Mannolo, secondo le indagini, avrebbe usufruito di un immobile, dove si recava "per incontrare alcune amanti", senza pagare neanche le utenze elettriche ed idriche o qualsivoglia tassazione o spesa.
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