Lamezia Terme – Si rivela fondamentale il ruolo delle donne all’interno del clan Giampà. Dai verbali d’interrogatorio della moglie di Giuseppe Giampà, Franca Teresa Meliadò, oggi collaboratrice di giustizia, emerge la sua intensa attività di “messaggera” per conto del marito. Di seguito alcuni stralci dell’interrogatorio.
“La Meliadò è la moglie di Giuseppe Giampà e, sostanzialmente, il suo rapporto con gli affiliati e la sua partecipazione alla cosca sono iniziati allorquando la stessa si è legata al medesimo. La donna ha ammesso di avere prestato il suo contributo alla vita associativa prestandosi a svolgere quel fondamentale ruolo di “messaggera” che nei periodi di detenzione dei capi della cosca garantisce la sopravvivenza della medesima organizzazione. Ed infatti la Meliadò ha confessato che nei periodi di detenzione del marito questi le dava, nel corso dei colloqui, dei pizzini da recapitare o ad Alessandro Villella o ad Alessandro Torcasio. A seguito della frattura con Bonaddio il marito, per il tramite della sua persona, aveva invitato i predetti a chiarire da quale parte intendevano schierarsi. Mentre il Villella subito manifestava la sua fedeltà a Giampà Giuseppe il Torcasio assumeva un atteggiamento dubbioso”.
Verbale di interrogatorio di Meliadò Franca Teresa del 19.11.12 (in forma riassuntiva)
…Omississ…
ADR: "Intendo rispondere ed intendo intraprendere un rapporto di collaborazione con la giustizia.
ADR: Per come mi chiedete in ordine alle condotte contestatemi sia nell'ordinanza cautelare che nel giudizio immediato, vi posso dire che sostanzialmente le contestazioni corrispondono effettivamente al mio grado di partecipazione alla cosca Giampà; voglio precisare che ho conosciuto Giampà Giuseppe quando avevo 16 anni e pur sapendo che egli era il figlio del c.s. “Professore" in effetti non avevo piena consapevolezza di che cosa, all'epoca, fosse la cosca Giampà e la ‘ndrangheta in generale addirittura vi specifico che mio padre era parente per parte di madre del G. C.; ovviamente poi con il passare del tempo avevo modo di vedere Giuseppe che spesso maneggiava pistole oppure si occupava del “taglio” di sostanze stupefacenti anche di rilevante entità, cominciai a rendermi conto del contesto associativo in cui mi trovavo a vivere; soprattutto dopo il periodo di carcerazione subita da Giampà Giuseppe tra il 2007/2008 in espiazione di una pena definitiva la situazione cominciò a chiarirsi sempre di più e da tre anni a questa parte ho avuto piena consapevolezza del ruolo di mio marito all'interno della cosca Giampà;
ho avuto quindi modo di incontrare i vari soggetti citati nell'ordinanza cautelare tra cui in particolare Bonaddio Vincenzo, Notarianni Aldo, Cappello Saverio, Molinaro Maurizio, Torcasio Alessandro, Giampà Domenico, Toprcasio Angelo, Fozza Emiliano, Villella Alessandro, Giampà Vincenzo detto “Enzo”, ricordo anche di aver incontrato il padre di Giuseppe in carcere quando era ristretto presso la Casa circondariale di Bologna; ricordo altresì che in una occasione Giampà Pasquale detto “Millelire” è venuto a casa nostra a mangiare e io ho preparato il pranzo; per quanto riguarda i rapporti con mia suocera e con le mie cognate notoriamente questi non erano molto buoni tanto è vero che poi quando Giuseppe è stato arrestato nel 2011 io preferivo stare durante gran parte della giornata presso l'abitazione di mia madre; comunque risulta che effettivamente quando le stesse si recavano a colloquio da mio suocero subito dopo Giampà Giuseppe mio marito scendeva dalla madre che abitava nell'appartamento inferiore al nostro; io non accompagnavo Giuseppe in queste occasioni; io stessa soprattutto nell'ultimo anno allorquando mi recavo ai colloqui con mio marito ricevevo dal medesimo dei bigliettini arrotolati e chiusi con il nastro adesivo su cui vi erano scritti i nomi dei destinatari come ad esempio Alex V che stava per Alessandro Villella oppure Alex T o Cavallo che stava per Alessandro Torcasio e cosi via, soggetti ai quali io poi provvedevo a consegnare i suddetti bigliettini, soprattutto presso casa di mia madre dove gli stessi si recavano sapendo che io di giorno mi recavo là;
ricordo anche che in una occasione poiché tra mio marito Giuseppe e mio zio Bonaddio Vincenzo nell'ultimo periodo prima dell'arresto vi era stata una spaccatura per motivi di natura economica legati alla riscossione delle estorsioni, Giuseppe mi chiese di invitare Alessandro Villella e Torcasio Alessandro a riferire da che parte volevano stare se con mio marito oppure con Bonaddio Vincenzo; ricordo che mentre Villella Alessandro mi disse subito che stava dalla parte di Giuseppe, Torcasio Alessandro era invece più titubante ed anche perquesto motivo era più propenso a venirmi a trovare a casa di mia madre che piuttosto a casa di Giuseppe dove avrebbe potuto incontrare Bonaddio Vincenzo".
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