Operazione su gestione dei depuratori, 17 arresti per traffico rifiuti, violazione appalti e sversamenti: sotto la lente impianti dell'hinterland lametino - Video e Nomi

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Lamezia Terme - "L'indagine ha riguardato una serie di reati sotto il profilo ambientale e della pubblica amministrazione in un contesto di associazione a delinquere. I reati ambientali hanno interessati una serie di impianti di depurazione, sono state emesse 18 misure cautelari per frode, reati ambientali, traffico di rifiuti. L'importanza e la specificità dell'operazione stanno nei profili tecnici che attengono la gestione dei depuratori sia per il trattamento delle acque che dei rifiuti. Sono intervenuti, infatti, gruppi specializzati dei carabinieri. La strategia dell'azienda che gestiva 34 impianti in cinque province era quella di non svolgere tutto ciò che era richiesto dal contratto di appalto, con risparmi a discapito della tutela dell'ambiente, senza manutenzione, con sversamenti nel terreno con conseguenti danni per l'ambiente. Tutto ciò sarebbe stato svolto in modo organizzato". Ad affermarlo Vincenzo Capomolla, procuratore capo facente funzioni della Dda di Catanzaro, nel corso della conferenza stampa relativa all'indagine, denominata “Scirocco”, realizzata dai carabinieri su un rilevante inquinamento ambientale determinato dall'illecita gestione di molteplici impianti di depurazione a servizio dei comuni calabresi. "Gli elementi raccolti nel corso delle indagini preliminari - ha aggiunto - dovranno essere oggetto del contraddittorio delle parti nel procedimento". Tra gli impianti interessati dalle indagini anche quello di Nocera Terinese, Soveria Mannelli, Caraffa e Montepaone.

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L'attività d'indagine che ha portato ha svelare l'esistenza di una presunta organizzazione finalizzata all'ottenimento di più commesse, all'esecuzione di appalti in frode ai contratti e alla commissione di reati ambientali derivanti dalla gestione di 34 depuratori a servizio di 40 comuni delle 5 province calabresi, è partita dagli accertamenti effettuati da Arpacal nei comuni della provincia di Catanzaro, poi approfonditi dai Carabinieri. I dettagli dell'operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa dal procuratore facente funzioni della Dda Vincenzo Capomolla e dagli alti ufficiali dei carabinieri del Nucleo operativo centrale e Cooperazione internazionale del Comando per la Tutela ambientale e la sicurezza energetica, del Nucleo operativo ecologico di Catanzaro e del Gruppo Forestali di Catanzaro. Gli inquirenti, nel corso delle indagini durate due anni tra il 2021 e il 2022, hanno ricostruito una serie di condotte illecite legate al trattamento acque e dei rifiuti e – ha spiegato in conferenza stampa il procuratore Capomolla – "per questo è stato necessario l’intervento dei Carabinieri del nucleo ambientale e forestale". Indagini possibili "grazie alle competenze specifiche – ha spiegato – perché si è andati ben oltre il semplice malfunzionamento di depuratori e impianti".

In particolare, si ipotizza che i responsabili delle società ottenessero illeciti profitti attraverso l’abbattimento dei costi di gestione degli impianti di depurazione, determinato principalmente dal parziale trattamento dei fanghi prodotti dalla lavorazione delle acque reflue, nonché dalle mancate manutenzioni previste dai capitolati d’appalto. Tra le ipotesi di reato vi anche la redazione di falsi Formulari di Identificazione Rifiuti nei quali si attestava il fittizio conferimento di rifiuti presso un impianto di depurazione con sede in un comune della provincia di Catanzaro. E ancora lo smaltimento illecito di ingenti quantitativi di rifiuti (fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane, rifiuti prodotti dalla pulizia delle acque di scarico, fanghi delle fosse settiche), per più di 2.000 tonnellate, nell’arco di circa un anno che venivano conferiti presso il citato impianto di depurazione fanghi, per una asserita attività di trattamento, in realtà mai eseguita; la richiesta ad alcuni dei Comuni, con successiva liquidazione, degli oneri per le operazioni di manutenzione degli impianti di depurazione, prestazioni che invece avrebbero dovuto essere a carico della società. Condotte illecite, che secondo gli indizi raccolti dagli inquirenti, hanno inoltre avuto come conseguenza il malfunzionamento di numerosi impianti di depurazione comunali che in 10 casi hanno comportato l’illecito sversamento dei liquami non trattati sia nei terreni circostanti che direttamente in mare, con evidente compromissione delle matrici ambientali. Un dato importante è emerso dai periodici monitoraggi effettuati da Legambiente sulla qualità del mare, dei laghi e delle coste, che hanno confermato il quadro allarmante della situazione che caratterizza la qualità delle acque nei pressi dei siti di depurazione attenzionati.

Bruno Mirante

I Nomi

In carcere:

Mario Minieri 62 anni, di Caraffa di Catanzaro

Giuseppe Minieri 35 anni, di Soverato

Saverio Minieri 33 anni, di Soverato

Giuseppe Donatello Valentino 50 anni, di Caraffa di Catanzaro

Ai domiciliari:

Vincenzo Papalia 43 anni, di Cinquefrondi

Ilario Serianni 37 anni, di Catanzaro

Giuseppe Passafaro 56 anni, di Catanzaro

Raffaele Passafaro 23 anni, di Catanzaro

Antonietta Vescio Campisano 46 anni, di Lamezia Terme

Gioacchino Rutigliano 39 anni, di Curinga

Andrea Talarico 35 anni, di Maida

Davide Bartucca 41 anni, di Filadelfia

Domenico Rosariano 39 anni, di Catanzaro

Francesco Pungitore 48 anni, di Curinga

Giuseppe Bongarzone 36 anni, di Amaroni

Ernesto Lento 62 anni, di Lamezia Terme

Vincenzo Ruggero Talarico 60 anni, di Lamezia Terme

Le società sequestrate sono: G&D Ecologica spa con sede a Lamezia, Minieri holding srl con sede a Roma; Minieri King Elettrica srl con sede a Caraffa di Catanzaro; Minieri Ecologistica srl con sede a Roma.

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