Lamezia, "Storie di ‘ndrangheta": il delitto del giudice Ferlaino al Civico Trame

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Lamezia Terme – Ci sono storie che non possono essere dimenticate, per cui ogni cittadino è in dovere di conoscere e di approfondire. Fra queste storie c’è quella del giudice Francesco Ferlaino, ucciso il 3 luglio del 1975 sotto la sua abitazione, su Corso G. Nicotera a Lamezia Terme. A parlarne presso il Civico Trame è Fabio Truzzolillo, ricercatore ed esperto di crimine organizzato, che ha messo a punto una serie di appuntamenti tematici relativi alle vicende 'ndranghetiste che hanno riguardato il nostro territorio. 

“Storie di ‘ndrangheta” è il titolo della rassegna di incontri narrativi avente come soggetto la storia del territorio lametino negli ultimi cinquant’anni. Un progetto voluto e sostenuto dall’Associazione Antiracket Lamezia Onlus e dalla Fondazione Trame in occasione del 50° anniversario della nascita di Lamezia Terme. Durante la prima giornata sono stati ricostruiti cinque anni di storia caratterizzati da situazioni pericolose ed ambigue: dalla lontana Tangeri del contrabbando, alla guerra, cominciata nel 1970, per gli sbarchi delle sigarette sulla costa tirrenica calabrese, passando poi alla grossa stagione dei rapimenti, fino ad arrivare al terribile sequestro Mazzotti del 1975, anni nei quali a Lamezia Terme appaiono i volti che hanno tristemente segnato la storia del nostro territorio.

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“Un fatto drammatico che non ha trovato la necessaria rilevanza finora – afferma Truzzolillo – non ci siamo interrogati abbastanza su questo delitto”. Delitto di cui, ancora, non si conoscono i colpevoli ma dietro cui non si possono nascondere molte responsabilità oggettive. Ferlaino, infatti, era avvocato generale dello Stato presso la procura di Catanzaro. Inoltre, la sua figura acquisiva maggiore prestigio quando si trovava ad osservare da vicino le istruttorie. Si indaga sul suo lavoro. Il giudice avrà ficcato il naso in situazioni grosse, delicate, tali da infastidire la mafia. E sono indagini parallele, spesso in disaccordo, quelle sui cui si affacciano da un lato i carabinieri e dall’altro i poliziotti. “Si indaga su Pino Scriva – continua il ricercatore – quale prima pista, che aveva fatto guerra contro altre famiglie, ed era detto il re delle evasioni, con particolare attinenza alle carceri” – continua Truzzolillo. Ebbene, Ferlaino aveva negato il trasferimento di Pino Scriva da un carcere a un altro. Nell’ottobre del ’74 il giudice Ferlaino sarebbe stato sulle tracce di Michele Dattilo, organizzatore di una banda che puntava ai sequestri di persona. Dattilo, che costituisce la seconda pista, viene arrestato per il sequestro dei coniugi D’Ippolito. Altra persona sospetta del delitto Ferlaino è poi don Ninno Giacobbe, detto ‘ U scangiapicciuli, uomo di riferimento importante, negli anni ’60 anche a Lamezia. Giacobbe che, in seguito, si fa ricoverare nel manicomio di Girifalco.    

V.D.

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