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Il conflitto tra Ostrogoti e Bizantini segnò uno dei momenti più tragici della storia d’Italia tardoantica non solo per la sua durata (535–553), ma soprattutto per l’efferatezza del suo andamento, che vide coinvolti, nello stesso tempo, militari e civili, e per le infauste conseguenze demografiche, economiche e sociali, che ne seguirono. Il brano successivo può esplicitare in modo drastico la crudezza della situazione a cui si giunse: “La guerra gotica, voluta dall’imperatore Giustiniano nel quadro del suo progetto di riconquista dell’Occidente romano, ebbe come conseguenza una serie di distruzioni e la diffusione di devastanti epidemie, e provocò un forte regresso sociale ed economico i cui effetti si sarebbero prolungati per secoli. La furia del conflitto travolse l’intero territorio italiano in un progressivo crescendo, e il tenore di vita tutto sommato ancora florido sotto il dominio ostrogotico ne fu irrimediabilmente compromesso. Molte città vennero distrutte e, fra queste Milano, rasa al suolo nel 539 da Ostrogoti e Burgundi coalizzati. La stessa Roma subì danni notevoli, passando più volte dai Bizantini agli Ostrogoti, al punto da subire la distruzione parziale delle mura e ridursi per qualche tempo senza abitanti” (Giorgio Ravegnani, I Bizantini in Italia, Il Mulino, Bologna, 2012, p. 7). Per meglio chiarire la complessità del conflitto pare opportuno fare presente che gli Ostrogoti avevano occupato l’Italia guidati del loro capo Teodorico, il quale aveva ricevuto il titolo onorifico di patricius , cioè difensore dei Romani, su sollecitazione e d’accordo con Zenone, imperatore d’Oriente, perché combattesse Odoacre, re degli Eruli, che si era dichiarato re ed aveva deposto Romolo Augustolo, ultimo imperatore d’Occidente, nel 476; in altri termini l’occupazione ostrogota era stata, giuridicamente e diplomaticamente, legittimata; ma alla corte di Costantinopoli con l’ascesa al trono di Giustiniano la politica imperiale aveva cambiato verso e si puntava alla riconquista dell’Occidente, da qui la guerra. Per quanto concerne il Bruzio sono stati distinti dagli studiosi due momenti fondamentali della dominazione gotica: il primo periodo riguardante il regno di Teodorico, durante il quale sostanzialmente si mantenne la situazione precedente, secondo il lessico specialistico: lo status quo ante, mentre dopo la sua morte, e, principalmente, durante la guerra le conseguenze furono disastrose più o meno come nel resto d’Italia: assedi, saccheggi, stragi, fame… .
Per documentare il primo aspetto si riporta il brano seguente: “Le condizioni della società e dell’economia del Bruzio gotico sono sostanzialmente analoghe a quelle che avevano caratterizzato il Basso Impero. La deposizione di Romolo Augusto nel 476 e l’insediamento di Odoacre sul trono imperiale d’Occidente non cambiarono nulla nell’assetto economico e sociale del Bruzio. La società continuò a vivere nell’economia rurale del latifondo, coi centri di organizzazione sociale ed economica, con le ville che andarono sempre più acquistando i caratteri di tipo feudale. L’ordinamento fiscale e i vecchi mali politici ed economici rimasero in vita ben oltre la caduta dell’Impero e pervennero alla monarchia gotica. L’Impero era stato impotente a risolvere i secolari problemi sociali ed economici ed in questa impotenza erano insiti i germi della decadenza e della fine. Le monarchie barbariche, a cominciare da quella gotica, rivelarono parimente l’incapacità a risolvere i problemi che avevano ereditato dall’Impero, anzi ne furono anch’esse avviluppate dai tentacoli mortali che, in prosieguo di tempo, produssero la decadenza e la morte, così come era avvenuto per l’Impero. Il sistema tributario rimase immutato. Si pagava il pedaggio sulle vie, sui ponti, sui fiumi e nei porti, l’imposta personale, quella più onerosa fondiaria si aggiunsero alle molteplici prestazioni …” (Giuseppe Brasacchio, Storia Economica della Calabria – Vol. 2. Dal III Secolo dopo Cristo alla Dominazione Angioina-1442-Edizioni EffeEmme, Chiaravalle Centrale, 1977, pp. 40-41). Il pagamento dei vari tributi era ritenuto molto esoso dagli abitanti della regione, i quali accolsero favorevolmente Belisario, il comandante dell’esercito bizantino, che, dopo aver conquistato l’Africa e la Sicilia, da Messina sbarcò a Reggio; il testo seguente tende a chiarire la ragione di tale presa di posizione: “Ed è probabile che si schierassero allora per i Bizantini. Più che da un’intima simpatia per la greca Bisanzio, o dal secolare attaccamento all’idea d’imperium Romanum fatta propria da Giustiniano, il cui esercito veniva a ricostruire l’antica unità territoriale, l’accoglienza tributata a Belisario dopo lo sbarco a Reggio nel 536 potrebbe muovere da crescente insofferenza alle contribuzioni fiscali…” (Gianfranco Fiaccadori, Calabria Tardoantica, in “Storia della Calabria Antica – Età Italica e Romana” – Gangemi Editore, Roma- Reggio Calabria, 2000, pp.754-755).
La guerra fu un lungo susseguirsi di scontri, di città assediate, occupate, successivamente perse e così via. Fra i tanti episodi che riguardarono il Bruzio si ritiene opportuno soffermarsi su quello concernente Rossano, che si arrese nel 548 al re ostrogoto Totila, perché tale capitolazione ebbe delle conseguenze di notevole rilievo nello svolgimento del conflitto nel suo insieme: “Gli assediati alle strette implorarono il re di risparmiarli offrendo la resa e Totila accettò la richiesta limitandosi a far mutilare e uccidere l’unno Calazar, comandante del presidio, per non aver rispettato il precedente accordo di resa all’arrivo degli imperiali. Come aveva fatto in ogni altra occasione del genere, consentì ai soldati di passare al suo servizio conservando i beni oppure di andarsene perdendoli e un’ottantina di soldati, sui quattrocento che costituivano la guarnigione, prese la via di Crotone. I beni degli Italici, che avevano contribuito alla difesa, vennero confiscati anche se questi non subirono alcuna violenza fisica. La sconfitta di Rossano segnò inoltre la fine della seconda esperienza italiana di Belisario” (Giorgio Ravegnani, op.cit. p.47). La guerra continuò con alterne vicende, infine il comandante bizantino Narsete riuscì a sconfiggere definitivamente gli Ostrogoti e i loro alleati e così l’Italia divenne parte dell’Impero Bizantino.