Calcio, Strumbo promuove il suo Sambiase: "Questo gruppo merita la D"

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Lamezia Terme - Porta indubbiamente bene, l’aria lametina, al quasi trentatreenne Gerardo Strumbo. Nella città della piana ha sin qui conquistato l’unica promozione sul campo della sua carriera. Ha infatti indossato la maglia della Vigor Lamezia, collezionando tredici presenze complessive, nella stagione 2013-14. In virtù della riforma del campionato di terza serie, con l’unificazione in un unico torneo di C2 e C1, quell’anno al team biancoverde fu sufficiente l’ottavo posto finale per essere promosso dalla vecchia C2 nella neo istituita serie C nazionale. Nel palmares personale del forte difensore di Chiaravalle Centrale manca, tuttavia, quel primo posto che potrebbe finalmente arrivare al termine di quest’annata calcistica. Il suo Sambiase, infatti, una volta reimpossessatosi della vetta al termine dell’ottava giornata, non l’ha più mollata, scavando progressivamente un fosso rispetto alle inseguitrici. Se la lotta per il primo posto non si è virtualmente chiusa già da qualche settimana, è stato solo per merito esclusivo della stessa Vigor, protagonista di un girone di ritorno sin qui addirittura migliore di quello della capolista.

Nel suo già corposo vissuto calcistico, Strumbo si può comunque vantare di aver giocato nell’olimpo del calcio nazionale. “Dopo aver iniziato a tirare i primi calci al pallone nel mio paese, – ricorda – ho fatto un anno nella vicina Soverato. Poi mi prese il Catanzaro, la cui prima squadra era allora in B. Erano i tempi di Giorgio Corona e della buonanima di Fabrizio Ferrigno. Con i giallorossi disputai il campionato  Giovanissimi Nazionali. Al termine di quella stagione il club fallì, riuscendo comunque, grazie al famoso Lodo Petrucci, a ripartire dalla C2 invece che dalla D. Ad ogni modo, ormai svincolato fui preso dal Calcio Catania, dove continuai la trafila nel settore giovanile fino ad arrivare ad essere aggregato alla prima squadra, che in quegli anni militava in serie A. Ricordo che le prime panchine le feci nel 2009 con mister Walter Zenga. La primissima fu addirittura contro il Milan”. Impossibile, naturalmente, dimenticare l’esordio in serie A. “Nel 2011, allo stadio Olimpico di Torino, contro la Juve, ch’è peraltro la mia squadra del cuore. Il mio allenatore in quel frangente era Giampaolo”.

La sua carriera si è poi articolata tra serie C e, soprattutto, D. Almeno fino alla scorsa estate, allorquando ha deciso di cimentarsi per la prima volta nel massimo torneo regionale. “Ero ancora una volta pronto, valigia in mano, per andare a giocare fuori regione, come spesso successomi, quando fui contattato dalla società del presidente Folino. Mi è stato illustrato il progetto a vincere che avevano in mente ed essendomi piaciuto ho accettato di scendere di categoria. Stiamo rispettando i programmi prefissatici, per cui speriamo di raggiungere l’obiettivo finale che, ritengo, meritiamo tutti quanti”.

Il centrale sambiasino ha le idee chiare circa la differenza esistente, a livello tecnico, tra l’Eccellenza e quella serie D che ha disputato per una decina ininterrotta di anni. “Non è molta considerato che in D devi giocare con quattro under. In Eccellenza, invece, proprio da quest’anno sono scesi a due, e quindi c’è una bella differenza. Restano comunque due campionati, anzi tre aggiungendoci pure la serie C, nei quali si gioca molto sull’intensità. Se, poi, hai pure tanta qualità, come penso sia il caso del Sambiase, puoi fare la differenza, ma non puoi comunque prescindere dalla determinazione e dall’intensità. Certo, se le categorie esistono vuol dire che non sono uguali, ma, ripeto, la differenza tra Eccellenza e D non è tanta. Così come tra D e C, tolte giusto quelle quattro-cinque piazze blasonate che, in quanto tali, possono permettersi rose importanti. A e B sono, invece, due categorie a parte, essendoci la qualità vera e propria”.

Una stagione che, in via Savutano, è partita, e proseguita, con il piede giusto. “Il primo giorno di ritiro – ricorda sempre Strumbo – noi calciatori ci siamo guardati in faccia, riconoscendoci tutti per aver già giocato assieme, o da avversari, in D. Con Colombatti, ad esempio, abbiamo composto la linea difensiva centrale anche a  Corigliano, in D. Con Abayian ho giocato assieme a Sant’Agata, con Crucitti ci siamo scontrati a lungo in D. Idem con Umbaca. Quasi nessuno, quindi, per me rappresentava un volto nuovo. Abbiamo subito avuto l’impressione di far parte di una squadra importante e quindi toccava a noi dimostrarlo sul campo centrando l’obiettivo postosi dalla società”. A livello realizzativo, l’esperto difensore è in perfetta media stagionale. “Quei due, massimo tre, gol li faccio ogni anno. Mi auguro, comunque, di riuscire a farne qualche altro nei due mesi restanti”.

Dopo aver segnato il primo dei due gol sambiasini nella semifinale d’andata di Coppa Italia giocata a Trebisacce, ha fatto altrettanto, domenica, nell’importantissima trasferta di campionato ad Isola Capo Rizzuto. “Tra un rimpallo ed un altro, sugli sviluppi di un tiro dalla bandierina mi sono ritrovato il pallone sul destro e, nonostante non sia il mio piede, ho calciato con tanta rabbia. Appena ho visto gonfiarsi la rete, sono subito corso, seguito dai compagni, verso i nostri tifosi che ci hanno incitato per l’intera gara sotto una pioggia battente. Gol a loro dedicato, quindi”.

Cruciali le prossime due gare: qualora i ragazzi di Claudio Morelli dovessero riuscire quantomeno a mantenere il + 6 sui biancoverdi, potranno già togliere lo spumante dal frigo. “Domenica abbiamo la Morrone. E’ ultima in classifica, ma è anche compagine ben organizzata e composta da giovani che corrono molto. Non possiamo assolutamente permetterci di sottovalutare alcuna avversaria, anche perché contro la capolista danno tutti qualcosa in più. E poi, a mio avviso il derby lo cominceremo a preparare proprio in base allo spirito con il quale affronteremo la Morrone”.

Ad uno dei perni  di quella che è, al momento, la seconda miglior difesa d’Italia, dopo quella dell’Acerrana, dalla serie A ai vari tornei regionali di Eccellenza, non potevamo non chiedere quale sia il segreto di questo punto di forza. “Ogni domenica - ammette - al termine della nostra gara vado subito a controllare il risultato dell’Acerrana, che ha sin qui incassato due gol meno di noi. Ci tengo molto, e come me anche i compagni, a questo record. In settimana lavoriamo molto sulla fase difensiva. Se non prendiamo gol, infatti, il merito non è soltanto di noi difensori, ma di tutta la squadra. Ci muoviamo ottimamente come reparto, siamo sempre posizionati bene come se fossimo una catena. Non molliamo niente. Il difensore lavora soprattutto con la testa e con l’attenzione”.

Tra i calciatori di movimento (escluso quindi il portiere Giuliani) della rosa giallorossa, Strumbo e’ l’unico a non essere mai stato sostituito nelle ventitre giornate di campionato sin qui disputate. Sempre titolare inamovibile, ad eccezione della trasferta di Gioiosa Jonica, saltata per squalifica da recidiva in ammonizioni. “Se la domenica vieni schierato titolare, è unicamente perché durante la settimana hai lavorato al meglio. Nelle due ore di allenamento giornaliero devi dare tutto. Fin dalla mia adolescenza calcistica sono stato abituato ad avere il massimo rispetto per questo lavoro. Anche perché tutti vorrebbero farlo e non possiamo farcelo scappare. Se non sono mai stato sostituito, ritengo sia pure per il rispetto che ho sempre dimostrato per questa maglia. Con i miei compagni di reparto sono abituato a usare sia il bastone che la carota. Sono colui che parla sempre, redarguendo, ovviamente con i modi giusti, quando c’è da farlo, e facendo i complimenti quando un compagno se li merita. E questa è l’arma vincente di noi componenti la linea arretrata. Quando non ci arriva uno, c’è pronto l’altro a metterci una pezza”.

Avendo vestito le maglie di entrambe le principali realtà calcistiche lametine, abbiamo chiesto al centrale di Chiaravalle quali similituni e differenze abbia notato tra le due piazze. “Sambiase e Vigor sono due ottime società e due grandi squadre di questo torneo. E’ una bella cosa, per la città di Lamezia, avere due proprie compagini a duellare per la vittoria finale”. Il calcio è un elemento totalizzante della vita di Gerardo Strumbo, tanto da non avere nessun hobby in particolare. “Vivo di calcio da sempre. Il tempo libero preferisco trascorrerlo con la mia compagna e con i miei due stupendi figli. Un calciatore a cui mi ispiro? Ne ho avuto solo uno: Marco Materazzi”.

Ferdinando Gaetano

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