Soverato - Una corona di fiori deposta ai piedi della stele installata a ridosso del torrente Beltrame e un momento di raccoglimento e di preghiera officiato dall'arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, monsignor Claudio Maniago. Si è svolta questa mattina a Soverato, alla presenza delle autorità civili, militari e religiose della provincia di Catanzaro, la commemorazione delle vittime della dell’alluvione che 23 anni fa causò la morte di 13 persone all’interno del camping "Le Giare". Nella notte tra il 9 e il 10 settembre 2000 l’esondazione del torrente, provocata da un’alluvione, travolse il campeggio che ospitava una cinquantina tra operatori dell’Unitalsi e disabili. A perdere la vita furono Ida Fabiano, Serafina Fabiano, Mario Boccalone, Raffaele Gabriele, Paola Lanfranco, Iolanda Mancuso, Giuseppina Marsico, Franca Morelli, Rosario Russo, Antonio Sicilia, Salvatore Simone, Concetta Zinzi e infine Vinicio Caliò. Il corpo di quest'ultimo non è mai stato ritrovato. Una ferita aperta che sconvolse l'Italia e che inevitabilmente pone al centro dell'attenzione il tema della scarsa cura dei territori.
"Un evento come quello che ha causato questa tragedia - ha rilevato Maniago - sicuramente ha anche delle concause che non sono fortunose ma sono frutto di incuria. Ricordare significa anche richiamare una responsabilità che è di tutti, non solo delegata alle istituzioni, ma anche al cittadino che con la propria condotta, ad esempio buttando per strada un sacchetto della spazzatura, piano piano, può contribuire ad allargare una ferita che purtroppo come abbiamo visto può avere delle conseguenze tragiche". Insieme all'Arcivescovo Maniago erano presenti il sindaco di Soverato Daniele Vacca, il prefetto di Catanzaro Enrico Ricci, il Questore Paolo Sirna, il comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro, colonnello Giuseppe Mazzullo, il vicesindaco di Catanzaro Giusy Iemma, il consigliere regionale Ernesto Alecci, oltre alle delegazioni di Unitalsi e Vigili del fuoco e a familiari e amici delle vittime. "Papa Francesco - ha aggiunto monsignor Maniago- ci sta insistentemente richiamando sul fatto che l'umanità non sappia curare il creato, in modo tale da renderlo meno incisivo nelle sue gravi manifestazioni, in modo tale da poter essere realmente una casa comune che accoglie e non fa del male".
B. M.
© RIPRODUZIONE RISERVATA