Approvata dal Consiglio regionale Calabria la nuova legge contro la violenza di genere

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Catanzaro - "Siamo consapevoli che una legge, da sola, non può risolvere completamente il problema della violenza di genere. Tuttavia, può e deve rappresentare uno strumento fondamentale per contrastarla. È con questa consapevolezza che ci siamo impegnati a fondo per elaborare una normativa che potesse offrire un nuovo approccio risolutivo e infondere speranza". Lo afferma, in una nota, l'assessore regionale alle Politiche sociali, Caterina Capponi, in relazione alla nuova legge contro la violenza di genere approvata dal Consiglio regionale.

"L'approvazione odierna della nuova legge regionale contro la violenza di genere - aggiunge l'assessore Capponi - segna un risultato importante per la nostra Regione e, soprattutto, per tutte quelle persone, in particolare le donne, che ogni giorno vivono situazioni di sopraffazione e abuso. Questa legge non è un semplice aggiornamento della normativa precedente, ma un cambiamento radicale nell'approccio al problema. Siamo coscienti che per eliminare la violenza di genere è necessario un profondo cambiamento culturale, che promuova il rispetto, l'uguaglianza e la parità tra i sessi. La legge nasce dall'attento ascolto di chi vive e combatte quotidianamente il problema: operatrici e operatori, centri antiviolenza, vittime, famiglie e, in particolare, le associazioni. Abbiamo voluto costruire un impianto normativo solido e organico, capace di integrare prevenzione, protezione e ricostruzione. Con queste premesse e con questa visione la Calabria si dota di una rete regionale strutturata e integrata, in cui ogni attore, dai Comuni alle Aziende sanitarie, dalle scuole alle forze dell'ordine, dalla magistratura ai centri specializzati, lavora in modo coordinato e omogeneo per prevenire e contrastare la violenza in tutte le sue forme. La nuova legge amplia il raggio d'intervento, includendo anche le persone con disabilità, troppo spesso escluse o non pienamente tutelate nelle strategie di contrasto alla violenza. A loro vogliamo continuare a garantire pieno ascolto e piena protezione. Accanto alle misure di protezione per le vittime, abbiamo introdotto interventi per il recupero degli uomini autori di violenza. Questa scelta nasce dalla consapevolezza che prevenire significa anche intervenire sui modelli relazionali e culturali distorti che alimentano cicli di aggressività e dominio. Per questo, abbiamo previsto percorsi di responsabilizzazione e rieducazione, affiancati da campagne di sensibilizzazione e attività di formazione destinate a operatori, insegnanti, sanitari e forze dell'ordine. Siamo convinti che solo un impegno corale, diffuso e costante possa produrre un cambiamento reale".

"La legge approvata oggi - dice ancora l'assessore - stabilisce risorse certe e programmate nel tempo per sostenere i progetti sul territorio, rafforzare i centri antiviolenza e le case rifugio, garantire alloggi protetti in collaborazione con l'Aterp e permettere alle donne e ai loro figli di poter immaginare e ricostruirsi una vita in condizioni di sicurezza. Abbiamo anche introdotto un fondo patrimoniale regionale alimentato dai risarcimenti giudiziari e prevediamo la possibilità per la Regione di costituirsi parte civile nei processi per violenza di genere, segnalando così un chiaro posizionamento istituzionale accanto alle vittime. La legge regionale contro la violenza di genere è una scelta politica, sociale e culturale. È una legge che guarda al futuro e che afferma con forza un principio essenziale: nessuna donna deve più sentirsi sola. Nessuna violenza deve più restare invisibile". L'assessore Capponi rivolge, inoltre, un "ringraziamento al presidente della Giunta regionale Roberto Occhiuto, al presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, ai colleghi della Giunta e del Consiglio, ai componenti della III Commissione ed tutte le persone che, con il loro contributo, hanno reso possibile questo traguardo. Ma il mio personale pensiero e la mia vicinanza - dichiara infine - vanno a tutte le donne che, anche nel dolore, hanno trovato la forza di parlare, di denunciare, di rialzarsi. È nel loro nome che oggi, con convinzione, è stato compiuto questo atto dovuto. Si, dovuto, perché è compito delle istituzioni e di chi le amministra ascoltare la voce della sofferenza ed adoperarsi per attuare ogni iniziativa possibile al fine di lenirla".

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