Dopo ben 47 giorni San Lucido non è più zona rossa

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San Lucido (Cosenza) - Dopo 47 giorni San Lucido, in provincia di Cosenza, non è più zona rossa. La prima, delle tre ordinanze regionali, era scattata la sera del 17 marzo, dopo più di un caso accertato di positività. La sera del primo giorno di chiusura del paese, al tramonto del 18 marzo, qualcuno ha voluto “inondare” il paese delle note del Coro del Nabucco di Verdi, segno tangibile di quanto tale ordinanza sia stata vissuta con sofferenza anche da una certa parte intellettuale del piccolo borgo del tirreno cosentino. Quello è stato il primo tramonto di 47 vissuti da isolati dal resto d’Italia e del mondo per il paese di San Lucido. Nei giorni successivi si sono registrate 4 morti, due pescatori, un’anziana signora ed un pensionato. Dal momento della chiusura su San Lucido si sono accavallate voci: voci di chi ne chiedeva la “liberazione” a prescindere, di chi reputava ingiusto tutto questo, di chi si è perfino visto respingere, tra le poche attività aperte, l’accesso in banca a Paola perché “Lei è di San Lucido”.

Con il passare del tempo, inevitabilmente, i dati sui contagi sono aumentati. Una facile previsione perché non tutte le famiglie di parenti positivi avevano la disponibilità, ad esempio, di due bagni da dedicarne uno agli infetti. In alcuni casi, pur con la buona volontà, non c’era la possibilità di isolarsi ed isolare i positivi presenti nelle diverse abitazioni del paese. E così, con la quarantena obbligatoria in casa, e la mancata, immediata, disposizione di un alloggio alternativo dove far trascorrere i giorni occorrenti ai positivi, i casi sono inevitabilmente aumentati. Si è trattato, però, di veder lievitare numeri di contagio intra-familiare tra i nuclei dei primi positivi. C’è stato poi chi, incurante degli obblighi, si è avventurato comunque a far la spesa in paese, ma si è trattato di casi isolati e che, si spera, ora che il paese è stato “liberato”, non debbano più verificarsi. Una storia triste quella dei 47 giorni di chiusura, ma che testimonia la resilienza di questo paese sospeso tra cielo e  mare.  Tutti hanno dato una mano nonostante il paese non avesse la guida di un sindaco che interloquisse con l’Asp di Cosenza e la Regione. Già perché il sindaco Leverino Bruno è morto esattamente un anno fa, stroncato da un male incurabile a soli 44 anni interrompendo un bel progetto di rilancio del paese. Il vice sindaco si era dimesso già da mesi e il commissario incaricato dalla Prefettura di Cosenza se ne era andato durante la chiusura del paese “per motivi familiari” così come il parroco, don Maurizio, che si è preso un periodo di qualche mese di aspettativa per motivi personali. Al suo posto, l’arcivescovo di Cosenza, monsignor Nolé, ha nominato don Bruno Di Domenico mentre la Prefettura ha nominato, quale nuovo commissario del paese, Roberto Micucci, già vice capo di Gabinetto. Insomma, in tutto questo trambusto del Covid, la storica resilienza dei sanlucidani, che nei secoli passati furono uno dei pochi paesi a scacciare l’invasione dei turchi con uno stratagemma alla Braveheart (tutt’ora festeggiato con il carnevale estivo) e con Fabrizio Ruffo promuovere la rivolta sanfedista dell’allora Regno di Napoli, ha trovato nuova linfa e motivo per lottare.

Tramite il CoC (Centro operativo Comunale) formato da volontari e dalla protezione civile, sono stati istituiti dei numeri “di necessità” a cui le persone fragili, o che avessero problemi a muoversi, potevano rivolgersi per avere spesa e medicine a domicilio oltre ad avere i buoni spesa. Anche un paio di supermercati, tra le poche attività aperte, hanno deciso di attuare la spesa a domicilio così da venire incontro alle persone che avevano magari paura di far la spesa e, al tempo stesso, offrire un servizio che agevolasse e proteggesse da un possibile affollamento fuori dagli esercizi commerciali. Per non parlare, infine, di ben tre realtà assistenziali ad anziani e disabili presenti in questo piccolo paese con tamponi tutti negativi. Una notizia, questa, passata sotto silenzio e che, in tempi di scandali nelle Rsa, anche calabresi, testimonia invece come questo paese sia stato additato, forse, per troppo tempo come focolaio di Calabria. Al momento, non sono più stati effettuati tamponi da giorno 30 aprile (447) e risultano attualmente positivi (alla data dell’ultimo bollettino del 3 maggio) 32 persone di cui 30 in isolamento domiciliare. Purtroppo, c’è da dire, che San Lucido è stata al centro anche di beghe politiche nelle ultime settimane che poco hanno a che fare con la capacità della stragrande maggioranza dei cittadini del comune tirrenico di fronteggiare un isolamento molto duro e lungo. Tutto quello fin qui scritto è frutto dell’esperienza in prima persona di chi scrive, per aver vissuto qui la quarantena del paese e per aver trascorso tutte le mie estati in questo borgo proteso sul mare e che porto sempre nel cuore. Un paese dall’aria “rarefatta”, “pura” e che, ironia della sorte, ora è stato quarantenato proprio per una letale malattia respiratoria. Un paese che, per la sua conformazione, ha un’acustica fuori dal comune e che ha accolto e fatto riecheggiare, ieri pomeriggio, chi ha voluto urlare, in un misto di rabbia e gioia dal balcone, la fine di questa segregazione così lunga.

Perché San Lucido, con i suoi 47 giorni di chiusura, è forse il paese in Italia, e forse nel mondo democratico occidentale, ad essere rimasto chiuso per così lungo tempo con tutte le conseguenze del caso. Ora si spera, oltre che nel buonsenso dei sanlucidani, anche in un nuovo inizio, perché il paese possa e sappia rialzarsi ricordandosi sempre di tutto quel che è accaduto in questi lunghi 47 giorni  a partire dall’istituzione dell’Usca (unità di continuità assistenziale) che l’Asp di Cosenza ha deciso di istituire proprio qui per i comuni del Tirreno cosentino assieme a Scalea. Si spera, quindi, in un nuovo inizio, perché San Lucido possa tornare ad essere quello che era prima, ad esempio, della mareggiata dell’ottobre ’93, quando il mare si portò via definitivamente la spiaggia lato sud e molti cosentini, e non solo, decisero di rivolgere altrove le loro preferenze estive. San Lucido, mi auguro, possa tornare presto, dopo la tragica esperienza del Covid 19, ad essere la “perla del Tirreno”, quel buén ritiro che era stato di Mancini e Misasi, per citarne alcuni, che qui avevano casa e qui trascorrevano le loro vacanze estive. Lo spero e so c’è già un certo fermento turistico positivo da qualche anno a questa parte con l’arrivo di turisti anche dall’estero e l’attività di promozione della pro loco. Lo spero perché San Lucido non è solo un luogo del cuore per chi vi scrive ma è realmente un posto sospeso al di là del tempo e del mare cristallino che merita il giusto rispetto, attenzione e considerazione.

Virna Ciriaco

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