di Maria Arcieri.
Lamezia Terme - “Si discute sulla bontà o meno del giudizio abbreviato perché il nuovo processo accusatorio si caratterizza per l’oralità che deve essere massimizzata. È chiaro che facendo il rito abbreviato si ha una contrazione di prove e quindi viene meno questa oralità ed il contradditorio dibattimentale”.Così si è espresso sul processo a rito abbreviato Francesco Gambardella, avvocato penalista, intervistato sulla revisione della sentenza, la rinuncia alla prescrizione, la custodia cautelare ed il rinvio a giudizio. Questi, insieme al tema delle intercettazioni, sono stati gli argomenti trattati nel corso dell’intervista.
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“Moltissimi processi sono definibili con il rito abbreviato - spiega l’avvocato - tant’è che il 90% dei processi di cui mi sono occupato, sono stati definiti con il rito abbreviato. Non agevola e non facilita nessuno. Noi abbiamo processi a prova documentale e a prova orale. Nei primi per come si intuisce, i documenti costituiscono il postulato probatorio su cui poi si articola un giudizio di colpevolezza o meno”. “Nei processi a prova orale possiamo avere la dichiarazione testimoniale o possiamo avere le dichiarazioni di soggetti chiamanti in correità, in reità, o imputati di reato connesso. Nei processi di criminalità organizzata la fanno da padrone i cosiddetti pentiti o collaboratori di giustizia. In questi casi si pone un problema di credibilità e di riscontri.
“Molti ritengono - continua - che durante il dibattimento possa attraverso il controesame, controllarsi ed, esplorare fondatamente la credibilità, mettendola in discussione. Una volta superato il giudizio di credibilità si passa alla ricerca dei riscontri. Nel momento in cui viene notificato l‘avviso di conclusione delle indagini preliminari, vi è la possibilità di accertare quale sia la piattaforma probatoria che si è cristallizzata. In quel momento si valuta la bontà di una scelta, e cioè se chiedere la definizione con il rito abbreviato, ovvero accettare il rito ordinario”.
“E’ evidente - conclude l’avvocato - che con il rito ordinario tutti gli elementi raccolti durante la fase delle indagini preliminari entreranno nel processo. Ragion per cui, soprattutto nei processi di criminalità organizzata, si corre il rischio di avere delle aggiunte che potrebbero risultare anche nocive”.
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