Lamezia Terme – Era il 6 gennaio 2012 quando il lametino Vincenzo Pronestì, 39 anni, si gettò nel torrente Piazza dal ponte nei pressi del parco fluviale di via Ferlaino, facendo perdere le sue tracce. Da quella gelida mattina dell’Epifania, di lui non si seppe più nulla e anche le ricerche a 360° effettuate nelle settimane successive, diedero esito negativo. A quattro anni esatti dalla scomparsa dell’uomo, purtroppo la famiglia Pronestì non è riuscita ancora a dargli degna sepoltura.
Le ricerche
La mattina dell’Epifania di 4 anni fa, dopo le incessanti piogge che in nottata si erano riversate su tutto l’hinterland, due testimoni riferirono alle forze dell’ordine di aver notato un uomo camminare in pigiama nei pressi del ponte Notaro di via Ferlaino e di averlo poi visto lanciarsi. Da allora partirono incessantemente le ricerche, perlustrando palmo a palmo il corso del torrente che sfocia a valle nel fiume Amato, particolarmente ingrossato per le abbondanti precipitazioni. La mattina successiva, il nucleo specialista speleo alpino fluviale del comando di Catanzaro ritrovò i pantaloni del pigiama che i familiari di Vincenzo Pronestì riconobbero e che erano indosso all’uomo prima di gettarsi nel torrente. Dopo l’intervento dei sommozzatori che scandagliarono il torrente Piazza nelle ore successive con esito negativo, furono momentaneamente sospese le ricerche dell’uomo dato ufficialmente disperso, per poi riprendere nei giorni successivi.
Per il rinvenimento del corpo di Pronestì, dopo una riunione convocata dall’allora sindaco Gianni Speranza con il prefetto di Catanzaro Antonio Reppucci, si chiese l’intervento di tutti gli esponenti delle forze dell’ordine e della protezione civile per la bonifica del fiume. Con un elicottero i carabinieri sorvolarono più volte il corso del torrente mentre le ricerche a terra furono affidate alla protezione civile e alla cooperativa Malgrado Tutto per fare pulizia tra i canneti. Anche un primo disboscamento del torrente e l’intervento di un pastore tedesco della Lipambiente che ha ripercorso il tratto di strada fatto dall’uomo sino al ponte, hanno condotto ad esiti negativi.
Il lavoro svolto dai vigili del fuoco, fece però emergere anche la presenza di diversi scarichi fognari abusivi che confluivano direttamente nel torrente Piazza e che avrebbero inficiato le ricerche data la scarsa visibilità delle acque rese torbide dagli scarichi non in regola, in particolare nel tratto che andava da Calia al ponte di Terravecchia. Le ricerche proseguirono, ma a ritmi più lenti, con pochi volontari a ripulire dai rifiuti e dalle sterpaglie letto e argini del torrente.
La lettera del fratello di Vincenzo Pronestì: “qui si è fermato tutto”
A meno di un mese dall’accaduto, il fratello di Pronestì sporse denuncia alle forze dell’ordine sul mancato ritrovamento di Vincenzo, chiedendo inoltre un maggiore intervento da parte delle autorità competenti per un’approfondita bonifica lungo tutto l’alveo del torrente che potesse restituire almeno il corpo alla famiglia. “Qui si è fermato tutto” scriveva il fratello di Vincenzo Pronestì alla redazione de il Lametino.it il 28 gennaio 2012. “Come famiglia voglio che le ricerche riprendano come promesso. Questo 15 giorni fa. Ad oggi non è stato fatto nulla".
A distanza di quasi un anno, l’amministrazione comunale avviò un’opera di pulizia degli argini a nord del torrente Piazza, con la speranza inoltre, di poter fare luce sulla scomparsa di Pronestì. La famiglia dell’uomo chiese così maggiore sensibilizzazione, con un appello affinché l’opera di pulizia si estendesse anche a sud e a valle, sperando potessero riaffiorare i resti del loro congiunto. Da allora di Vincenzo Pronestì non si seppe più nulla, tutte le ricerche diedero esito negativo. Esattamente un anno fa, l’allora sindaco Gianni Speranza ricordò il fatto a tre anni dalla scomparsa dell’uomo, rinnovando alla famiglia il sostegno dell’amministrazione comunale. Una tragica vicenda quella di Pronestì sulla quale non si è riuscito a far chiarezza. I familiari non hanno ancora un corpo sul quale piangere, un corpo che vista l’impetuosità del torrente in quei giorni, potrebbe essere arrivato in mare e mai più restituito.
Alessandra Renda
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