Lamezia, "La cultura arbereshe" per il secondo appuntamento della rassegna ‘A casa loro’

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Lamezia Terme - Mediterraneo Circolo Arci al via con il secondo appuntamento della rassegna ‘A casa loro’ storie, culture e tradizioni dei paesi dei migranti. “La cultura arbereshe” è il titolo della serata che ha visto il coinvolgimento della giovane Arianna Anello, insieme a un gruppo nutrito proveniente da Vena di Maida – paese di origine arbereshe in provincia di Catanzaro, che a dispetto della contingenza della modernità conserva valori legati al concetto di una ‘identità’ e di una ‘tradizione’ in movimento. L’iniziativa svolta presso lo Spazio Aperto Giovani ha visto la conduzione di Gianmario Foti, con interventi e video curati da Maria Giovanna Torchia. 

“Non esiste una sola cultura mediterranea, ne esistono tante in seno ad un solo mediterraneo” questa la descrizione dell’appuntamento e che ben si collega con quello precedente, quale filo conduttore tra un paese e l’altro, il Mediterraneo.  “Quelle che possono essere considerate delle invasioni – commenta Gianmario Foti – possono in realtà diventare delle ricchezze”. È chiaro che in tema di identità non si può dividere l’idea del passato dall’idea del presente, così come la tradizione dalla modernità, dalle contaminazioni. È dalla visione di insieme, unica e dinamica, che proviene la ‘trasmissione’, quella che permette alle attuali generazioni (Arianna Anello è l’ultima della sua generazione a parlare l’arbereshe) di conoscere una lingua, di essere ulteriormente persuasivi per le generazioni del futuro, di essere cosmopoliti e nello stesso tempo di  riconoscersi abitanti di una patria in un punto preciso. Qualcosa che ha a che fare con le radici, le origini.

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Solo in Calabria esistono 33 comuni di origine Arbereshe, dove ancora oggi sono conservati e portati avanti riti e tradizioni secolari. È inoltre risaputo che la cultura arbereshe è presente in molte regioni d’Italia, in Calabria si ricordano in modo particolare Vena di Maida, Zangarona, Carfizzi, Gizzeria, paesi però  in via di spopolamento dove l’arbereshe va sempre più estinguendosi. Cosa diversa accada invece nell’area del cosentino dove la tradizione è più viva. Nel ‘Viaggio in Calabria’ di Alexandre Dumas, come emerge dalle letture di Piergiorgio Vasta, si registra la visita dello scrittore francese che, giunto al borgo vicino Maida, quasi di passaggio ne rimane sorpreso. “Il rapporto nel tempo fra Vena e Maida è mutato – afferma Arianna Anello – la convivenza è decisamente più pacifica”. Esistono parecchie leggende in merito alla Madonna di Bellacava, simbolo per eccellenza della cultura arbereshe a Vena. Inoltre anche la ‘famiglia’, quale concetto patriarcale, è un altro tassello storico di tale cultura, la donna con il suo ruolo marginale ne rappresenta l’essenza.

Non è mancata l’occasione per presentare l’abito arbereshe di Vena di Maida, donato in prestito dalla Pro Loco, presente in sala. “Si tratta di ricostruzioni – commenta Arianna, che indossa l’abito da sposa – gli albanesi avevano tre abiti, uno giornaliero, uno di mezza festa e l’altro di festa”.  Lino grezzo ricamato a mano per  la camicia, sottana, e velluto in oro e argento per la pettorina e gonna fino agli anni ’70. “Il mio è un rapporto di amore e odio – commenta ancora Arianna Anello pensando alla tradizione – sento forte l’identità del mio paese ma la sento meno dei miei coetanei per i quali è invece simbolo di emigrazione”. 

V.D.

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