Lamezia Terme - "Ennesimo caso qualche giorno fa di un gatto visibilmente sofferente ma ancora in vita, probabilmente vittima di un incidente stradale o di avvelenamento, avvistato per caso da una cittadina in un'aiuola di viale 1°Maggio". A raccontare l'accaduto Ninfa Marilena Vescio, volontaria della colonia felina che riferendosi all'episodio sul gatto randagio aggiunge: "A chi bisogna rivolgersi? È domenica mattina e non si è a tutt'oggi a conoscenza dell'iter da seguire di fronte a casi del genere. Si pensa di chiamare il Servizio Veterinario competente territorialmente reperibile anche di domenica, che viene contattato dopo vari tentativi. Il medico veterinario reperibile risponde che nel caso di randagi felini, non è tenuto ad intervenire perché in città non esiste un ambulatorio nè un gattile. La richiedente aiuto insiste in un pronto intervento da cui venga fuori una prima diagnosi e/o eventuale terapia urgente se necessaria, ma invano. Si tenta con la polizia municipale che, dal suo punto di vista, ritiene che in materia è competente l'ASP, pertanto occorre ricontattare il medico veterinario reperibile. Un rimpallo dall'uno all'altro a dir poco inaccettabile mentre il gatto esanime respirava a fatica. Sono talmente nebulose nella nostra città le competenze degli enti coinvolti in materia, che si può giocare con facilità a rimpiattino".
"Tra una telefonata e un’altra - prosegue la volontaria - ci si chiedeva se vengono attivati nel merito eventuali controlli dagli organi preposti, se si assolve a quelli che sono i propri compiti e per i quali si occupa un posto di lavoro e di cui bisogna rispondere anche ai cittadini. Prima che il povero animale esalasse l'ultimo respiro, si è pensato allora di rivolgersi ad un ambulatorio privato reperibile di domenica ma sorge il problema del trasporto presso l'ambulatorio, non essendo le volontarie fornite di mezzo. Si ricontatta la polizia che, ancora una volta, ribadisce che occorre rivolgersi al servizio pubblico veterinario".
"Per quanto è dato assumere dalla normativa in materia: "se il gatto è ferito, incidentato, malato o visibilmente sofferente occorre chiamare i vigili locali o, in orario notturno o festivo, i carabinieri o il 112, i quali inoltreranno nell’immediatezza dei fatti, la richiesta di recupero all'addetto, che interverrà entro un 'ora al massimo. L’obbligo per il cittadino è solo chiedere aiuto. Se il responsabile degli animali vaganti sul territorio è la pubblica amministrazione che agisce in base alla normativa vigente: applicazione della Legge Nazionale n. 281/1991 (Tutela degli Animali d’affezione e la Prevenzione del randagismo) tutti gli animali in base al titolo IX-bis del Codice Penale devono essere protetti. Si dice tanto in città sulla salvaguardia del benessere degli animali, sul riconoscimento dei loro diritti, sulla prevenzione del randagismo, si è portato anche nelle scuole un progetto di sensibilizzazione ad opera di volontari al fine di promuovere nei giovani studenti attenzione e rispetto nei confronti di ogni forma di vita ma, alla fine, il riferimento sicuro sono le associazioni animaliste o i liberi cittadini che si adoperano costantemente per il recupero degli animali in difficoltà e le adozioni. Un dato di fatto è certo, non esiste in città una rete di riferimento, quanto meno nota ai cittadini, un iter procedurale chiaro, un coinvolgimento adeguato degli organi preposti con idee certe sulle responsabilità. Esiste un canile ma non un gattile, così pure una convezione con ambulatorio privato per cani ma non per gatti, non si è a conoscenza se si ha in dotazione un’ambulanza di pronto soccorso per animali. E che non mi si dica che la sanità umana è allo sfascio e pertanto quella animale non merita considerazione. Per concludere - afferma infine - il gatto è stato portato con mezzi di fortuna dalle volontarie in ambulatorio privato, curato a totale carico delle volontarie".
© RIPRODUZIONE RISERVATA