Lamezia, Lectio Magistralis del Cardinale Gianfranco Ravasi: “La Parola insegna a scoprire Dio nel volto degli ultimi”

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Lamezia Terme - Gremita la sala convegni del Complesso Interparrocchiale San Benedetto, dove si è svolta la Lectio Magistralis del Cardinale Gianfranco Ravasi, intervenuto a concludere il secondo anno di lezioni della Scuola Biblica e della Scuola Diocesana per i Ministeri create dal Vescovo Serafino Parisi. Ad accogliere il prelato la performance del Coro “Ancillae Domini” guidato dal Maestro Licia Di Salvo, che ha aperto la Lectio con un brano di Ildegarda di Bingen, la “Laus Trinitati”, seguito dal gregoriano “Veni Creator Spiritus”, concludendo con un canto mariano medievale contenuto del Codice Vermiglio, il “Populorum Regina”. Una scelta molto gradita dal Cardinale, che ha apprezzato l’esecuzione, e si è detto “emozionato per l’accoglienza e per il clima familiare” trovato a Lamezia. Incentrata sul ruolo e sul significato della Parola la Lectio, che ha avuto appunto come titolo “Dio vi parlò in mezzo al fuoco” (Dt 4,12) Parola, storia, creato”, ed è stata articolata, “come un dittico”, in due parti principali, entrambe suddivise in due diversi registri.

Ravasi comincia con il descrivere le due diverse caratterizzazioni del Verbo Divino, “che è consolazione e dolcezza, e che nelle Scritture viene definito talvolta “come un favo di miele stillante”, o “come pioggia su un terreno arido”. Ma la Parola è anche inquietudine, qualcosa da cui non si può uscire indenni, “un martello che spacca la roccia”, un fuoco, appunto, o una spada che entra nella pelle e poi “nelle ossa fino al midollo”. 

“Al contrario che nelle cosmologie orientali, dove l’inizio del mondo viene in genere fatto risalire a lotte fra divinità”, prosegue, “nel Cristianesimo il mondo nasce da una Parola: Dio disse “Sia la Luce. E Luce fu”. La Parola è dunque il principio della Storia. Qualcosa di invisibile, che pure è espressione divina, come fa capire Mosè nel Deuteronomio, proprio con la frase che dà il titolo alla Lectio, invitando il popolo a stare lontano dagli idoli. E anche nel Nuovo Testamento, Giovanni 1, 1, si legge “In principio era il Verbo”, un verbo che si fa atto creativo, attraverso la Karis descritta da San Paolo, la Grazia, da cui deriva anche il termine Carità, nel senso di amore gratuito. Ma per esserne toccati serve da parte nostra la Fede, sapersi aggrappare a Dio, ascoltarlo e cercarlo, sebbene Lui sia sempre presente. La Bibbia infatti non è solo Dio che parla: è un dialogo di Dio con l’uomo”.

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Da qui si apre la seconda tavola del dittico aperto da Ravasi in cui appaiono i luoghi e gli spazi in cui la Parola si manifesta, in cui l’uomo incontra Dio. “Il primo luogo d’incontro con Dio è la Storia. E ciò avviene soprattutto grazie all’incarnazione, quando “il Verbo si fece carne”, esperienza terrena di ognuno di noi. Dio entra nella Storia per incontrare le fragilità, le debolezze, ed è continua la presenza di Cristo al fianco di coloro che sono sofferenti. Anche nei Vangeli si dedica molto più spazio alla passione e alla morte di Cristo – poche ore – che non alla predicazione – diversi anni. E anche durante la predicazione lo vediamo nel 47% dei casi al fianco di storpi, ammalati, lebbrosi. Nella passione c’è la paura, il tradimento, la solitudine, la tortura, il silenzio di Dio – temi importanti del nostro tempo. Ci rivelano che il senso della Storia, e della nostra esperienza, è scoprire Dio nel volto degli altri, degli ultimi: tutta la Bibbia insegna questo. Si legge nella Genesi che “Dio creò l’uomo a Sua immagine” – e subito dopo che “Maschio e Femmina li creò”, a significare che Lui stesso non è solo maschio, ma che li creò in due per dare prosieguo alla sua capacità di amare e di creare, che continua attraverso di noi. Noi, coinvolti in un moto non solo verticale, verso Dio, ma anche orizzontale, incontrando il volto dell’altro per essere felici nella diversità – e da qui il tema dell’amore e della giustizia sociale”.

“Ma Dio lo si incontra anche nello spazio: infatti la Bibbia è anche il libro della Natura, del Creato, le cui parole sono le creature. In fondo, siamo ancora sotto l’Albero del Bene e del Male, e possiamo scegliere se ricevere da Dio quel frutto, o decidere noi da soli cosa sia Bene e cosa sia Male, in modo arbitrario: è una nostra scelta”.

Moltissime le citazioni letterarie contenuta nella Lectio – da Goethe, a Jung, a Chesterton – e quelle in ebraico antico. Al termine i ringraziamenti del Vescovo alle molte associazioni e realtà coinvolte nell’evento: l’Azione Cattolica, l’Agesci, il Masci 4, l’associazione italiana della Polizia di Stato, l’associazione per la Sicurezza Ambientale, l’azienda Santa Croce, le Forze dell’Ordine e l’Amministrazione Comunale, che con il loro contributo hanno reso possibile questa giornata speciale, conclusasi con una messa celebrata dal Cardinale all’interno della Chiesa di San Benedetto alla presenza delle autorità.

G.D.S.

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