Lamezia, prima edizione della gara della ‘Vrasciola du Carmini’: celebrato il sapore della tradizione e l’identità della comunità

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Lamezia Terme - Si è svolta ieri, nei locali della Parrocchia del Carmine, la prima edizione della gara della “Vrasciola du Carmini”, un’iniziativa nata per goliardia ma trasformatasi in un vero momento di fraternità e condivisione, inserita nei festeggiamenti religiosi e civili dedicati alla Beata Vergine del Carmelo, la cui solennità sarà celebrata domani, mercoledì 16 luglio, con la tradizionale processione per le vie della città. L’obiettivo è stato quello di dar vita a un’occasione non solo gastronomica ma soprattutto di incontro, dialogo e trasmissione di tradizioni tra le generazioni. Oltre 30 le polpette in gara, suddivise per categorie: melanzane (regine della cucina calabrese), carne, riso, patate, varianti e senza glutine, con il sugo ed in bianco. Ogni “vrasciola” ha raccontato una storia: una ricetta tramandata, un ricordo di famiglia, un profumo d’infanzia, un gesto d’amore. Un patrimonio vivo che anche i bambini presenti hanno potuto conoscere e gustare, raccogliendo il testimone dalle mani esperte di nonne e genitori. Ma non solo sapori: ogni concorrente ha consegnato, insieme alla propria creazione, anche una busta chiusa contenente la propria ricetta segreta, quasi a voler lasciare una memoria scritta di gesti antichi, dosi imprecise e magie tramandate a voce. Un piccolo scrigno d’affetti e sapienza popolare, custodito per il futuro.

A giudicarle, una giuria incorruttibile e competente, composta da: don Pasquale Di Cello (parroco), la prof.ssa Pina Macrì e il prof. Franco Fazio, Giuseppe Donato, Mauro Davoli, Francesco Stella  e Luisa Vaccaro A presiedere la giuria: Francesco Strangis, ideatore e promotore della manifestazione. Madrine e vallette della serata: suor Romina e Francesca Fiore, che hanno accompagnato il pubblico e i concorrenti con simpatia e spontaneità, tra risate, applausi e un’atmosfera di festa autentica. La giuria popolare, anch’essa parte integrante dell’evento, ha espresso le proprie preferenze alzando le palette con entusiasmo, cuore e partecipazione. I criteri di valutazione? Forma, colore, profumo, frittura, presentazione e – naturalmente – sapore.

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A conclusione, don Pasquale Di Cello ha espresso un caloroso ringraziamento per l’iniziativa, lodando “tutte le mani laboriose” che hanno preparato le polpette e sottolineando quanto l’evento abbia pienamente realizzato il suo scopo originario: essere un momento di comunità, un abbraccio collettivo fatto di semplicità, condivisione e fede popolare.

Alle consolle musicali, il sound della serata è stato curato da Antonio D’Augello, che ha saputo accompagnare ogni assaggio con la giusta colonna sonora. A chiudere l’evento, Francesco Strangis che ha rivolto un affettuoso saluto, ringraziando gli sponsor per i premi offerti e soprattutto tutti coloro che hanno risposto presenti: non a una semplice serata, ma a una chiamata di fratellanza, sapore e amicizia. Una serata che ha celebrato la “vrasciola” non solo come piatto, ma come rappresentazione viva di un popolo, tratto identitario, rievocazione di storie familiari, rito collettivo da tramandare. Regina delle tavole e regina di sapori, la polpetta fritta  è stata ieri sera portatrice di memoria e identità, veicolo di affetto, simbolo di una comunità che sa ancora raccontarsi attraverso le cose buone e vere.

Un gesto semplice – impastare e friggere – si è trasformato in un rituale condiviso, fatto di mani laboriose, racconti tramandati e occhi che brillano nel ricordo. E proprio per questo, la “vrasciola du Carmini” si candida – anche solo simbolicamente – a diventare patrimonio materiale e immateriale di una terra che non dimentica, ma tramanda, che non solo cucina, ma narra, che non solo mangia, ma celebra. Appuntamento alla prossima edizione!

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