Lamezia Terme - Si è svolta venerdì 24 maggio, alla presenza di Antonia Berto, figlia del noto scrittore di Mogliano Veneto, la premiazione del Concorso di scrittura “Le città di Berto”, giunto alla trentesima edizione e riservato agli studenti degli Istituti superiori delle province di Treviso, Venezia, Vibo Valentia e da quest’anno anche Catanzaro, con le tre sezioni di Poesia, Racconto breve e Racconto lungo. A presenziare, una delegazione in rappresentanza dei tre Licei calabresi finalisti, il Liceo Berto di Vibo Valentia con la prof.ssa Ieraci, il Liceo Campanella con la Prof.ssa Di Salvo e il Galilei di Lamezia Terme con la Dirigente Goffredo. Una giuria d’eccezione presieduta da Emilio Lippi, Direttore delle Biblioteche e dei Musei di Treviso e costituita da Patrizio Rigobon, docente di Catalano all’Università Ca’ Foscari, Luciana Ermini, direttrice dell’Eco di Mogliano e dai docenti Diego Bottacin, docente di Lettere ed ex-sindaco di Mogliano, Elisa Tetamo, Alessandra Visentin e Stefano Stringini (membri interni), ha esaminato oltre 140 elaborati di notevole fattura e originalità.
Al suo esordio, una giovane studentessa lametina, Gabriella Rosato, del Liceo Campanella, ottiene il secondo posto con il racconto lungo “All’ombra del platano”, ambientato nel piccolo borgo di San Luca, dai toni nostalgici e combattivi di chi rimane con dignità in una terra arida e consumata spesso dai pregiudizi. “Con mano sicura”, si legge nella motivazione, “il racconto tratteggia la psicologia dei personaggi e invita, senza retorica a coltivare la solidarietà del protagonista” che nella sua lunga vita si riconosce nella forza e posatezza dell’antico platano del paese, suo compagno e testimone di storie e sentimenti.
Gabriella, frequenta il terzo anno dell’indirizzo Scienze Umane, ma già dimostra di conoscere i meccanismi della scrittura, il linguaggio espressivo che si lascia trasportare dall’inventiva e dalla memoria. “Ho cercato con tutta me stessa di riportare in vita i racconti di mio nonno”, dice Gabriella, “le sue esperienze cariche di valori e sogni da realizzare". Il protagonista del racconto, Antonio, emigrato in America, è costretto a ritornare in Calabria per prendersi cura del padre ammalato e, proprio questa scelta, cambierà il suo destino. Sarà un’esistenza di fatica e di sudore che vivrà, però, forte di una saggezza nuova nei confronti di tutti coloro che, come lui possono essere discriminati dalla società per falsi pregiudizi.
Comincia, così, tra flashback e realtà presente, un parallelismo tra lui e il giovane immigrato Franco, emarginato dai compaesani, accolto e sostenuto, invece economicamente da Antonio all’insegna di un’adozione spirituale duratura e sincera. “La scrittura è terapeutica”, afferma Licia Di Salvo, la professoressa di Italiano di Gabriella, “e Giuseppe Berto ne è stato un esempio. Scrivere è cercare di fermare il tempo, i ricordi, perpetuandone le tradizioni. Il neorealismo di Gabriella si muove sul solco di un’eudemonia fatta di profumi buoni, di melanzane ripiene e vino rosso, ma soprattutto di nostalgia di affetti. Il borgo di San Luca, risplende di una luce nuova, si sente tra le pagine la dignità del lavoro umile, la pietà filiale e la fiducia ben riposta nell’altro, ma soprattutto rapisce una prosa scorrevole ed emozionante nel fraseggio con inserzioni in lingua nostrana ben incastonate nel racconto, come camei di memoria”.
Grande soddisfazione da parte del Dirigente Scolastico, Giovanni Martello, che ha invitato la studentessa a continuare il percorso intrapreso, con la partecipazione alla selezione del Campiello Giovani. “Un’ulteriore testimonianza della valorizzazione delle eccellenze promosse dal nostro Liceo, il mio ringraziamento va ai docenti che intuiscono e consentono il fiorire di talenti nella scuola, agone di creatività e relazioni.”
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