Catanzaro - “Sono figlio di una delle più importanti famiglie della ‘Ndrangheta. Sono omosessuale ma la mia famiglia, pur sapendolo, mi ha costretto a fare figli con la violenza”. È la denuncia raccolta da Lucio Dattola, presidente provinciale dell'Arcigay di Reggio Calabria, ospite del format “Gli Intoccabili”. “Il fattaccio risale a qualche tempo fa, ma credo che ora i tempi siano maturi per rivelarlo - ha dichiarato nel corso dell’intervista rilasciata a Klaus Davi, conduttore e autore del programma. “Di ritorno da una manifestazione a Locri, ho trovato un messaggio privato su Facebook in cui questo signore mi chiedeva di poterci confrontare. La settimana dopo dovevo essere lì per altri motivi e ho approfittato per dirgli incontriamoci. Ci siamo visti in un bar fuori dal centro dove eravamo soltanto in due nella sala a prendere il caffè e mi ha raccontato la violenza esercitata dai suoi famigliari”.
Secondo quanto dichiarato a Davi si tratterebbe “di un imprenditore della Locride, rampollo di una delle più importanti famiglie ‘ndranghetiste calabresi”. “Mi ha fatto fare il giro non solo dei negozi, delle attività che gestiva ma anche delle case che affittava e che erano di sua proprietà. Non so se per intimidirmi o per farmi capire a chi apparteneva – continua il presidente – ci raccontò la sua difficoltà di dover ogni anno sfornare un bambino perché richiesto. Durante le famose ‘riunioni di famiglia’ gli veniva detto ‘stiamo aspettando tuo figlio o tua figlia’ e questa è stata una situazione che lo ha portato a dire ‘io mi sento violentato’”.
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