A Lamezia dibattito sul referendum giustizia: due visioni a confronto tra le ragioni del Sì e del No - Video

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Lamezia Terme - Un incontro-dibattito pubblico pensato come momento di informazione e confronto in vista del Referendum sulla giustizia, con l’obiettivo di favorire un voto consapevole su un tema centrale per la vita democratica del Paese. È stato questo il focus dell’iniziativa che si è tenuta presso lo Spazio Proposte in via Conforti, e che ha visto confrontarsi due autorevoli rappresentanti delle opposte posizioni referendarie. A illustrare le ragioni del “No” è stata la dottoressa Annamaria Frustaci, Sostituto Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, mentre le ragioni del “Sì” sono state presentate dall’avvocato Giuseppe Murone, vicepresidente dell’associazione “Giovani avvocati per il sì”. Incontro moderato dalla giornalista Maria Scaramuzzino.

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Il dibattito si è inserito nel più ampio confronto nazionale che accompagna il Referendum, spesso sintetizzato come lo scontro tra due diverse visioni della giustizia. Da un lato, la posizione favorevole al sottolinea la necessità di rafforzare le garanzie per i cittadini, limitando possibili eccessi del potere giudiziario, rendendo più equilibrato il rapporto tra accusa e difesa e aumentando la responsabilità dei magistrati. Secondo questa prospettiva, alcune riforme sono indispensabili per restituire fiducia nel sistema e tutelare in modo più efficace la presunzione di innocenza. Dall’altro lato, i sostenitori del No mettono in guardia dai rischi di un intervento frammentario e semplificato su una materia complessa come la giustizia. La preoccupazione principale riguarda la tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, considerate pilastri fondamentali dello Stato di diritto, e il possibile indebolimento degli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata e alla corruzione. Secondo questa visione, le riforme dovrebbero essere affrontate in modo organico dal Parlamento, evitando soluzioni che potrebbero produrre effetti indesiderati.

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L’avvocato Giuseppe Murone ha sottolineato che “Noi siamo fortemente convinti che questa sia una riforma giusta sgombrando totalmente il campo da qualsiasi tipo di ideologia politica o da giudizio politico. Noi abbiamo un sistema attualmente che prevede che il processo sia giusto e che sia regolato dalle regole del giusto processo (Art. 111 Cost.) introdotto nel 1999. Abbiamo però delle norme di ordinamento giurisdizionale del tutto scollate rispetto a un processo effettivamente giusto, abbiamo un giudice, un pubblico ministero che condividono la stessa carriera e gli stessi interessi associativi che condividono ad oggi promozioni e sanzioni che sono regolati da un medesimo organo”.

“Questa riforma – spiega - non tocca assolutamente l'indipendenza e l'autonomia della magistratura né tocca la inamovibilità dei magistrati che restano tutti i principi assolutamente tali, stabili e persistenti nell'ordine costituzionale, va però a potenziare sicuramente la parità effettiva tra le parti in causa che sono accusa, quindi parte pubblica e difesa come parte privata e rendono sicuramente il giudice terzo ed effettivamente equidistante tra due parti contrapposte. I timori relativi ad una presunta perdita di indipendenza e di autonomia sono totalmente scollati dalla realtà processuale, dalla realtà effettiva con la quale ci dovremmo confrontare, dal disegno di legge, basta leggere in realtà il testo della legge costituzionale per rendere conto che le norme sono del tutto immutate e i timori sono totalmente infondati. Non c'è peraltro, e aggiungo, nessuna norma che avvicini il Pubblico Ministero al Governo, il Pubblico Ministero e il Governo faranno comunque sempre parte di poteri totalmente autonomi come adesso sono e magistrati requirenti, quindi Pubblico Ministero e giudicanti, quindi appunto il giudice, continueranno a far parte di un medesimo organo, ordine che è la magistratura. Si tratta quindi semplicemente di riallineare le norme ordinamentali, quelle sull'ordinamento giurisdizionale a quelle sul processo che oggi è giusto secondo la Costituzione”.

Secondo l’avvocato Murone quindi questa riforma non nasce da un’impostazione ideologica o politica, ma dall’esigenza di rendere coerenti le regole dell’ordinamento giudiziario con il principio del giusto processo sancito dall’articolo 111 della Costituzione. Senza intaccare in alcun modo l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, l’obiettivo è rafforzare la reale parità tra accusa e difesa e garantire un giudice effettivamente terzo ed equidistante tra le parti.

Dal canto suo dottoressa Annamaria Frustaci ha precisato che “Contrariamente ai sostenitori della riforma, ritengo insieme a tutti i sostenitori del No, che questa riforma crei delle sacche di disuguaglianza, rappresenti un forte svilimento del principio di uguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione, che alimenta il rischio di pressioni esterne sull'esercizio delle funzioni giudicanti e sull'esercizio delle funzioni investigative del Pubblico Ministero. Pressioni esterne che sono il frutto di ingerenze e interferenze della politica, sono più ricorrenti e più frequenti se si opera in un contesto in cui l'azione disciplinare viene affidata, come in questo caso, a un'Alta Corte dove c'è una forte componente politica che va in qualche modo a mettere in minoranza le persone, a mettere in minoranza la componente togata”. “Non è ancora chiaro – sottolinea - in base al testo dell'articolo 105 della Costituzione, come saranno composti i collegi dell'Alta Corte disciplinare e quindi questo può diventare uno strumento per creare degli intoccabili rispetto ai cittadini più deboli, più fragili che possono incorrere in delle situazioni in cui un Pubblico Ministero o un giudice dovrà decidere della loro vita e la controparte sarà costituita da un rappresentante di un potere forte”.

Secondo la dottoressa Annamaria Frustaci la riforma rischia di creare nuove disuguaglianze, indebolendo il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Inoltre, l’introduzione di un’Alta Corte disciplinare con una forte componente politica potrebbe esporre giudici e pubblici ministeri a pressioni esterne, mettendo a rischio l’indipendenza della giurisdizione e la tutela dei cittadini più deboli.

L’incontro-dibattito tra la dottoressa Frustaci e l’avvocato Murone è stato uno spazio di dialogo aperto e accessibile, lontano da slogan e contrapposizioni ideologiche, per aiutare i cittadini a comprendere meglio i contenuti del Referendum e le conseguenze delle diverse scelte di voto. Tra la folta platea anche il sindaco di Lamezia Terme Mario Murone, Giovanni Garofalo presidente del Tribunale di Lamezia, avvocati, magistrati e addetti ai lavori.

Antonia Butera

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