Lamezia Terme – Il voto disgiunto, anche in questa tornata elettorale, ha esercitato un peso importante nelle dinamiche elettorali e nella geografia dei consensi. La pratica di incrociare le preferenze - distinguendo il voto del candidato a sindaco da quello del candidato a consigliere - pienamente prevista dal legislatore, per quanto criticata da diversi analisti politici, ha ad esempio già determinato la maggioranza del prossimo Consiglio comunale, pur in assenza di un sindaco eletto. La coalizione a sostegno di Murone, infatti, ha superato la soglia del 50%: le preferenze al candidato a sindaco si fermano infatti a 15.636 (44,05%), mentre le liste arrivano a 17.912 voti (52.25%), uno scarto di quasi duemila voti tale d non consentire al candidato del centrodestra di chiudere la partita al primo turno. Non ha avuto alcun impatto significativo, invece, il voto disgiunto dentro al centrosinistra, dove sono sostanzialmente appaiati i voti del candidato a sindaco Lo Moro (11.276 pari al 31,77%) e quelli delle liste (11.104 pari al 32.39%). Chi, invece, è stato ampiamente premiato dal voto disgiunto è stato il candidato a sindaco Gianpaolo Bevilacqua, che ottiene oltre 3mila voti in più rispetto alle sue tre liste (8.585 preferenze contro 5.264).
Adesso la partita elettorale ripartirà dai dati sanciti al primi turno e che già pongono diversi punti fermi per il futuro politico di Lamezia: nel caso di vittoria, Murone potrà contare su una maggioranza consolidata dai numeri, viceversa Lo Moro – se vincerà al ballottaggio – sarà chiamata a governare con una maggioranza in partenza di altro colore politico, la cosiddetta “anatra zoppa”, scenario che già si è concretizzato in città con la legislatura Speranza e che è realtà a Catanzaro, dove il sindaco di centrosinistra Fiorita governa con una maggioranza di centrodestra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA