A Motta Santa Lucia l’Albero di Falcone diventa lezione di legalità

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Motta Santa Lucia - La gemma di un albero monumentale viene piantata in un’aiuola della piazza antistante la Scuola di Motta Santa Lucia dinnanzi ad alunni frequentanti la scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado ed a tante istituzioni calabresi impegnate sul fronte della legalità. Si tratta di una talea dell’albero ubicato davanti la casa di Giovanni Falcone a Palermo, il procuratore ucciso da Cosa nostra nel 1992. “Un simbolo potente l’arbusto del progetto Bosco diffuso ideato dai carabinieri della Biodiversità - spiega il Capitano Gabriele Migliano - per diffondere semi di giustizia e memoria in quanto le radici affondano nella costituzione e nei sacrifici di chi ha lottato contro soprusi e violenze per donarci uno stivale libero e forte”. E basta un Qr code per esplicitare le caratteristiche della cultivar e formare i giovani alla coniugazione di ambiente, educazione e giustizia. In una Giornata della Legalità organizzata dall’Istituto “Don L. Milani” di Martirano in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Motta Santa Lucia, il SIULP (Sindacato della Polizia di Stato) e il sindacato NSC (Nuovo Sindacato Carabinieri), all’indomani del 23 maggio, giorno di commemorazione della strage di Capaci, si è pronti a vivere un momento concreto di educazione civica in cui gli allievi percepiscono forte l’identità di cittadini costruttori di legalità. A raccontare la giornata, la referente per le comunicazioni dell'istituto, la docente Paola Perrelli.

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Il primo invito parte dal Sindaco di Motta, Ivano Egeo, che incoraggia i ragazzi ad inseguire l’onestà, innanzitutto nei rapporti interpersonali, quelli veri e saldi che si instaurano fra i banchi di un’aula. Fa eco la dirigente dell’Istituto, Manuela Maletta che, salutando la platea, fa memoria delle battaglie combattute da Falcone e Borsellino mettendo a rischio prima la propria esistenza e successivamente incontrando la morte per contrastare le brutture di un’organizzazione tanto radicata quanto spietata. E, per usare le parole di questi ultimi, la dirigente sottolinea che la mafia è esperienza umana, con un inizio ed una fine e, per sconfiggerla, dobbiamo operare tutti, iniziando dall’età scolare, servendoci di strumenti quali il Patto di Corresponsabilità Educativa fra scuola e famiglia che, lungi dall’essere mero adempimento burocratico, deve essere lo strumento di una collaborazione autentica. La tavola rotonda si rivela suggestiva perché vi sono cinque giovani alunni di scuola secondaria di primo grado in veste di primi cittadini, esattamente uno per ogni comune in cui sono ubicati i plessi dell’istituto, a rivolgere, con tanto di fascia tricolore, domande agli ospiti intervenuti ed a tener desto l’interesse di compagni e docenti!  A fare gli onori di casa è la docente Antonella Audino che, in qualità di referente per le manifestazioni, accoglie, detta i tempi e guida la platea che intona l’Inno di Mameli con l’accompagnamento della banda musicale dell’Associazione Valle del Savuto. Con “grazia e abilità” Antonella Audino introduce gli ospiti e favorisce la riflessione sul tema proiettando chicche di saggezza per conoscere e arginare la mafia. Antonio Montuoro, consigliere della Regione Calabria, invita gli studenti a ricercare la verità ed a considerare le foglie del ficus oggi messo a dimora qui come in tante scuole della nazione, perché il manto verde racchiude tutti quei valori (diritti, coraggio, inclusione, cultura, libertà, sicurezza e solidarietà) che hanno necessità di svilupparsi attraverso la cura e le azioni dei giovani. Responsabile della Commissione anti mafia, sollecita la curiosità degli studenti mediante rappresentazioni che vedono protagoniste Felicia Bartolotta, madre di Impastato e Lea Garofalo. Una valida modalità per informare ed educare al rispetto delle regole perché, come ribadisce Morabito del SIULP, “le istituzioni applicano le leggi e puniscono chi non le osserva, ma i ragazzi devono sposare l’esperienza di giustizia e difenderla adoperandosi affinché le idee si muovano sulle loro gambe”. Il sostituto procuratore di Catanzaro, Silvia Peru, condividendo la sua storia professionale, sonda il terreno sulle motivazioni della mission del giudice Falcone, la sua ostinazione a procedere nonostante fosse informato del tritolo arrivato a Palermo! Spiega loro che, al di là di sacrifici, privacy negata perché sempre in presenza di scorta, è il senso forte del lavoro che guida e induce a camminare sulla strada intrapresa. Ed è questo l’atteggiamento giusto per opporsi alla montagna di fango.  Al vice-questore Rapisarda gli studenti chiedono se la tecnologia per fare indagini si è evoluta. La risposta è affermativa ed il riferimento cade sull’Open Source Intelligence, ovvero sulla raccolta e analisi di informazioni per scopi di intelligence, ma la consapevolezza di non sostituire la mente umana è prioritaria nella sicurezza.

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Al Prefetto di Catanzaro, Castrese De Rosa, si chiede di descrivere il suo compito istituzionale. Con l’entusiasmo di chi è a proprio agio in mezzo ad un pubblico assai giovane, il Prefetto regala pillole autobiografiche e racconta del suo trascorso di giornalista nella redazione de “Il Mattino” di Napoli. Si sofferma sulla sua amicizia con il collega Siani che viene assassinato dalla camorra dopo aver condiviso un’intera giornata di lavoro insieme. Lo stesso non si esime dal presentare i suoi compiti istituzionali incentrati soprattutto sul coordinamento dei servizi di polizia e si congeda, in ultimo, leggendo la lettera immaginaria di Giovanni Falcone scritta da una studentessa. Sicuri di aver scritto un’intensa pagina di cittadinanza attiva, promettiamo di impiegare energie per far crescere rigoglioso l’alberello del bosco di Falcone e spargere semi di autentica legalità anche lontano dal terreno in cui è stato messo a dimora.  

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