La riscoperta dei luoghi nel nuovo libro di Francesco Bevilacqua “Calabria esotica - il paesaggio rivelato” presentato a Settingiano

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Settingiano - Si può vivere in un luogo colmo di meraviglie senza averlo mai visto davvero? Si può dimenticare nome, radice e identità dei posti che abitiamo? Secondo Francesco Bevilacqua, in Calabria la risposta è sì. L’avvocato, scrittore e ambientalista lametino parla chiaramente di “amnesia dei luoghi” o di “coma neurovegetativo topografico”, come di un male atavico ed endemico. La cura per il risveglio? Ad offrire un contributo è il suo nuovo lavoro edito da Rubbettino, “Calabria esotica – il paesaggio rivelato”: un saggio con ampia galleria fotografica che svela al lettore alcuni dei luoghi della regione più singolari e meno conosciuti, personalmente visitati dall’autore, per mostrare a tutti – e ai calabresi in primis – il vero volto di una terra ancora misconosciuta.

Un disvelamento che avviene in un luogo potentemente simbolico, dal punto di vista dell’identità, della bellezza e del riscatto: si tratta della tenuta di Settingiano “Casale Carolea”, al centro dell’istmo, donata a Comunità Progetto Sud dalla famiglia Galati, e utilizzata fin dagli anni ’80 in attività di forte impatto sociale – per i malati di AIDS, per i tossicodipendenti. Un luogo che oggi si apre ad attività di turismo sostenibile e inclusivo, con locali attrezzati per rendere autonome le persone con disabilità. Questo con la finalità di aprire a tutti lo scrigno di un luogo difficile da raccontare per il suo fascino, che possa cambiare la chiave di lettura in chi vede la Calabria per la prima volta: un po’ come accadde ai viaggiatori rinascimentali del Grand Tour raccontati da Bevilacqua, le cui testimonianze, accuratamente raccolte nell’antologia del libro, sono assurdamente le prime descrizioni paesaggistiche che si abbiano dei nostri luoghi. Descrizioni stupefatte, che raccontano effettivamente di una bellezza “esotica”, misteriosa, quasi inaccessibile per i pericoli che pregiudizialmente potrebbe celare, tanto da far temere per la vita chi si avventura a cercarla. Una situazione che, pure nel mutare dei termini, oggi non è cambiata moltissimo: l’autore si propone di sfidare il pregiudizio insito in questo tipo di percezione, intrecciando riflessioni, suggestioni e immagini in un dialogo aperto con don Giacomo Panizza, fondatore di Comunità Progetto Sud e la giornalista Maria Pia Tucci, all’ombra degli ulivi del Casale. Viene fuori così dalle parole di Panizza che la Calabria è “il giardino botanico più ricco d’Europa”, o da quelle di Gino Crisci, già Rettore Unical, che è “la terra più interessante al mondo dal punto di vista geologico”.

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“Eppure la Calabria non ha mai avuto un paesaggio”, dice chiaramente Bevilacqua, spiegando che per secoli i luoghi non sono stati raccontati da chi li viveva. “Per anni ho cercato di capire il rapporto tra gli uomini e i luoghi”, continua, “ma alla fine ho concluso che la bellezza spesso sta dove non ci sono esseri umani, dove non c’è nulla, dove si può guardare oltre, dove si può cercare. Perché oggi, come scrisse qualcuno, i lussi più grandi che l’uomo moderno può permettersi sono lo spazio, il tempo e il silenzio”. Tutte ricchezze abbondantemente presenti in Calabria, “dove don Giacomo si è trasferito come emigrante al contrario”, spiega Tucci, “per abitare il sud in un’ottica sociale e collettiva”.

“Vedere le cose ti fa mettere i piedi per terra” conclude don Panizza, “non entra niente nell’intelletto che non passi prima dai sensi. Io il sud l’ho visto, e posso dire che quello che si legge attraverso le parole di chi da lontano ce lo racconta non è davvero il sud: va invece toccato, sperimentato. Tutto va toccato con mano, anche la criminalità organizzata – chi ci faceva danni all’inizio nelle riunioni li chiamavano “giovinastri”: ho imparato la parola ‘ndrangheta dopo anni di permanenza qui. Ma va toccata con mano anche la bellezza, e anche noi dobbiamo forse cambiare occhiali: questo libro ce ne offre un paio”.

Giulia De Sensi

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