Lamezia Terme - Riprende, dopo la pausa estiva, il processo Chimera nell’aula Garofalo del tribunale lametino contro la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri. Dopo le prime udienze, incentrate principalmente sulle condizioni di salute di uno degli imputati, Cesare Gualtieri, e la nomina del perito che si occupa delle trascrizioni delle intercettazioni, sono stati ascoltati i primi testimoni citati dall’accusa. Oltre a Gualtieri, Peppino Festante, Lucia Vaccaro, Massimo Crapella e Giancarlo Puzzo sono gli imputati che hanno scelto di essere processati con il rito ordinario che si sta svolgendo nel tribunale di Lamezia Terme davanti al Presidente Maria Teresa Carè. Sei i testimoni chiamati dalla pubblica accusa, rappresentata in aula dal Pm Elio Romano e ascoltati nell’udienza odierna. Si inizia con il maresciallo dei carabinieri Marrapese che dal 2003 presta servizio a Lamezia Terme. Il maresciallo racconta di aver preso parte a diverse operazioni che hanno smantellato le cosche lametine negli ultimi anni, Medusa, Perseo, Chimera 1 e 2.
In particolare, riferisce il maresciallo, si è proceduto all’analisi delle dichiarazioni di alcuni collaborazioni di giustizia che hanno ricostruito anche la struttura organizzativa della cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri. “Hanno indicato l’operatività di questa cosca - afferma il maresciallo in aula - contrapposta con la cosca Giampà per il controllo del territorio e delle attività estorsive, anche con diversi omicidi… fino agli ultimi due di Torcasio Vincenzo e Francesco, padre e figlio, ‘i Carrà’ nel 2011”. Nelle dichiarazioni del maresciallo Marrapese e Di Nuzzo riemerge la questione dei bigliettini che i coniugi Cesare Gualtieri e Lucia Vaccaro (anche lei imputata in questo processo) si sarebbero passati durante i colloqui in carcere a Lamezia dove il marito era detenuto a seguito dell’arresto per tentata estorsione nei confronti di un noto commerciante nel settore dell’abbigliamento a Lamezia. In merito agli altri imputati, i loro legami con la cosca sarebbero imputabili alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. La difesa, nella persone dell’avvocato Veneziano, sul punto chiede al maresciallo Di Nuzzo se avessero fatto perquisizione per conoscere il contenuto dei bigliettini. Il maresciallo risponde di no.
Anche il maresciallo Frangella, il maresciallo Filice, l’appuntato Scuticchio e il maresciallo Caputo hanno riferito in aula circa le loro attività investigative e tecniche sulla cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri. Tutte le testimonianze concordano sulla figura di Pasquale Mercatante, un tossicodipendente che, sentendosi minacciato, si sarebbe rivolto ai Carabinieri che lo hanno poi sottoposto a programma di protezione. Mercatante è, infatti, citato in questo processo, in quanto riferisce su alcuni imputati. Mercatante avrebbe fornito alcuni numeri telefonici di persone che lo minacciavano e, i carabinieri, hanno proceduto a svolgere attività tecniche su queste utenze che apparterrebbero a persone che gli fornivano la sostanza.
Particolare l’episodio raccontato in aula dal maresciallo Caputo. Il teste riferisce di aver avuto una conversazione con Nicola Gualtieri, figlio di Cesare. Il carabiniere, aveva provveduto a registrare il colloquio “informale”, nel corso del quale Nicola Gualtieri gli disse, dichiara l’ultimo teste in aula: “quando esce mio zio Emilio mette ordine a Lamezia”, ovvero intendeva dire “riassetta la cosca”. L’avvocato Veneziano chiede chiarimenti, in merito a questa confessione al maresciallo che non si spiega come mai Gualtieri decise di parlare con lui pur sapendo essere un carabiniere: “era suo solito sfogarsi” afferma infine il maresciallo Caputo. L’udienza è stata infine rinviata al 20 settembre alle 10. Altre due udienze sono state calendarizzate prima della data del 16 dicembre quando in aula inizieranno ad essere ascoltati i collaboratori di giustizia. Quindici quelli citati dal Pm Elio Romano nell’ambito di questo processo che dovrebbe concludersi entro la fine del 2017.
Ramona Villella
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