Incendiano capannone mobilificio a Catanzaro, era un tentata truffa assicurativa - VIDEO

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Catanzaro - Nel pomeriggio di ieri, su incarico della Procura della Repubblica di Catanzaro, la Squadra Mobile ha notificato avvisi di conclusione delle indagini a loro carico, emessi dalla locale Procura, agli imprenditori del capoluogo, Alfonso Talarico cl.‘78 e Graziano Gregorio Russo cl.‘66, impegnati nel settore immobiliare, così come Antonio Celia cl.‘76, al quale la notifica dello stesso avviso è in corso. I tre sono accusati di aver incendiato di proposito lo stabile in  cui sarebbe sorta la loro attività commerciale, per ottenere l'indennizzo dell'assicurazione. 

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I tre, nel mese di maggio 2015, erano in procinto di aprire un punto vendita a Catanzaro, che si sarebbe aggiunto ad un’altra impresa già presente in provincia, a Botricello, se un incendio non ne avesse investito i locali rendendoli inservibili. Le fiamme sono divampate nella notte tra il 10 e l’11 maggio dello scorso anno investendo i magazzini dell’azienda dove era in allestimento una sala mostra, in via Lucrezia della Valle, non radendo al suolo l’intera struttura solo grazie al tempestivo intervento di una Volante della Polizia di Stato che ha avvistato il fumo fuoriuscire dai capannoni ed ha allertato i Vigili del Fuoco. Sul posto, una volta spente le fiamme, rimaneva parte dell’allestimento che l’impresa aveva fino ad allora realizzato e tracce di quanto era stato impiegato per innescare l’incendio, segni della volontà della mano incendiaria di mettere a fuoco l’intera struttura: taniche e bottiglie contenenti liquido infiammabile, oltre a fiammiferi e diavolina. A questo episodio ne era seguito un altro, a distanza di una ventina di giorni, il 7 giugno 2015, provocando non meno danni.

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Un’azienda di prossima apertura che andava in fumo faceva correre il pensiero ad una brutale aggressione ad onesti imprenditori se non a vili pratiche estorsive, tanto quanto bastava a dare corso a serrate indagini della Squadra Mobile del Capoluogo, coordinate dalla locale Procura della Repubblica. Le indagini hanno però portato ad un risultato inaspettato: la mano incendiaria era proprio quella degli imprenditori che in quei capannoni avevano investito.

Un accurato sopralluogo sulla scena del crimine ha consentito agli inquirenti di trovae scatoloni di diavolina e uno scontrino fiscale, che ne documentava l’acquisto presso un centro “Brico” di Catanzaro, il giorno precedente l’incendio. Da qui all’individuazione di chi aveva acquistato quella diavolina, utilizzata come innesco delle fiamme, il passo è stato breve. Le immagini ritraevano i titolari dell’azienda acquistare quella diavolina che era servita per appiccare il fuoco alla struttura. I locali che ospitavano l’azienda in via di apertura non erano muniti di impianto di videosorveglianza né di allarme ma la merce che li occupava godeva di abbondante copertura assicurativa, evidentemente oggetto delle mire dei tre indagati.

Talarico, Russo e Celia dovranno rispondere dell’accusa di avere provocato l’incendio dei loro locali allo scopo di ottenere l’indennizzo dell’assicurazione da cui erano coperti.

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