Lamezia Terme – Non è passato inosservato il fascio di fiori deposto da qualche giorno vicino la tomba di Monsignor Vittorio Moietta. Il fascio di fiori è stato inviato dal Piemonte, regione d’origine del vescovo, di Brusasco, tanto amato dalla comunità lametina ma anche dai suoi luoghi natii. L’omaggio arriva direttamente dal primo cittadino di Brusasco, in provincia di Torino, Giulio Bosso.
Raggiunto da il Lametino.it ha raccontato il motivo di questo sentito gesto: “è legato sicuramente al legame che ho come brusaschese e attualmente come sindaco del Comune nei confronti della memoria di Mons. Moietta. Ero già stato sindaco tra il ‘97 e 2004 ed ero venuto a Lamezia in occasione di una ricorrenza in sua memoria. Purtroppo, nella scorsa primavera sono stato ricoverato in ospedale per una leucemia promielocitica acuta diagnosticatomi di sorpresa e trovata grazie ad una donazione di plasma, io ero donatore di sangue plasma. E, - prosegue - nei momenti di crisi, oltre ad affidarmi ad un’ottima sanità pubblica, tra le persone a cui ho pensato di chiedere un aiuto “superiore” rispetto a quello terreno e della scienza, c’è stato proprio Mons. Moietta che ho sempre ritenuto, sulla base di quello che ho letto, non l’ho conosciuto di persona essendo nato nel ‘71, avesse una marcia in più, sia come uomo che come religioso. Allora, terminato il periodo di cure, in questa fase sono in via di guarigione e, quindi, mi è sembrato come minimo doveroso per adesso far avere una composizione floreale sulla sua tomba con l’impegno, appena riuscirò, a venire di persona ad omaggiare la sua memoria a Lamezia Terme”.
Moietta, piemontese, classe 1913, divenne vescovo della diocesi dell’allora Nicastro nel 1961 e, sin da subito, s’impose per il suo carisma e vicino ai deboli. La guida della Chiesa lametina, però, durò poco: 23 mesi e 7 giorni. Il primo aprile del 1963, infatti, si spegneva stroncato da un male incurabile che lo aveva colpito nell’estate del 1962. Vescovo, per un breve lasso di tempo, quindi, ma il suo operato è rimasto indelebile nel cuore dei fedeli. Chi lo ha conosciuto ha ricordato che, anche durante la malattia (che lo portò alla prematura morte a soli cinquanta anni d’età) e il ricovero al «Niguarda» di Milano, il suo primo pensiero fu per la sua Diocesi: «Appena le forze me lo consentiranno i miei primi passi li muoverò verso di voi a Nicastro». In città anche una via, nei pressi della Cattedrale, è stata a lui intitolata. Ha quindi lasciato una traccia indelebile per la sua umiltà e umanità. In tanti si recano ancora oggi a pregare e omaggiare la sua tomba in Cattedrale.
R.V.
Foto di Mimmo Rochira
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