Nelida Ancora: “E’ tempo di ri-pensare, quale Calabria tra dieci anni?”

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Lamezia Terme - Nell’ultimo articolo della nostra sezione “economia di pace” invocavamo l’utopia quale nuovo orizzonte, culturale prima ancor che politico, necessario per far rinascere la speranza nel nostro Paese. Oggi abbiamo il dover morale e civile di impegnarci affinché la speranza faccia tornare a “vivere” la Calabria e il suo popolo possa così riappropriarsi del diritto dovere di determinare e costruire il proprio futuro.

Le recenti vicende giudiziarie, che hanno duramente colpito la massima carica istituzionale della  Regione, vicende che non vogliamo commentare confidando nel corso della giustizia, e la grave crisi che da anni sta logorando il Paese e ancor più il nostro Mezzogiorno, segnano l’ora del risveglio della comunità calabrese: giovani, anziani, professionisti, imprenditori, ricercatori, economisti, rappresentanti del mondo culturale, religioso, scientifico;  è l’ora di aprire gli occhi di fronte alla realtà assumendosi la responsabilità di ritrovarsi per “pensare insieme” un nuovo progetto di sviluppo per la Calabria, un progetto che sappia confrontarsi e governare le linee e indirizzi contenuti  nella nuova programmazione europea, una strategia che tenga conto del contesto socio economico internazionale, un piano in grado di liberare il popolo calabrese dagli atavici  vincoli e laccioli del sottosviluppo, aprendo una prospettiva di risveglio di un territorio determinato a svolgere un ruolo da protagonista nella sfida di “rinnovamento” che sta affrontando l’Italia, l’Europa, il mondo. Ricordiamo le parole pronunciate nei giorni scorsi da Papa Francesco in occasione dell’incontro con i familiari delle vittime innocenti di mafia promosso dalla Fondazione "Libera": “Il desiderio che sento è quello di condividere con voi una speranza, ed è questa: che il senso di responsabilità, piano piano, vinca sulla corruzione. In ogni parte del mondo. E questo deve partire da dentro, dalle coscienze. E da lì risanare, risanare i comportamenti, le relazioni, le scelte, il tessuto sociale così che la giustizia guadagni spazio, si allarghi, si radichi e prenda il posto dell'iniquità”.  Speranza, responsabilità, vincere la corruzione, risanare il tessuto sociale, fare spazio alla giustizia sociale, parole che segnano il cammino  che la leadership sociale, culturale, economica, religiosa calabrese deve intraprendere, incontrandosi, confrontandosi al sole fine di elaborare una strategia per lo sviluppo della Calabria, uno sviluppo equo, sostenibile, inclusivo, al passo con la sfida dell’attualità europea ed internazionale, una strategia che possa fungere da faro per la comunità politica che sembra aver perso il senso della sua missione.

Il 27 marzo il Santo Padre Francesco, durante la Santa Messa, rivolgendosi ai Parlamentari italiani raccontava della commozione di Gesù nel guardare il popolo, “pecore senza pastori”, e della  ammirazione del popolo verso “Colui che parla come uno che ha autorità” e che parla diversamente da quella classe dirigente che rifiutando il Signore, rifiuta la dialettica della libertà, segue la  logica della necessità… Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini, “sepolcri imbiancati”. Parole forti in grado di ispirare una re-azione del popolo calabrese, un popolo senza guida, un popolo che deve riscoprire se stesso, le proprie radici culturali, spirituali, religiose, la propria identità, per cambiare “direzione”, un popolo che crede nella “dialettica” dell’amore, della speranza, del proprio futuro, un popolo che rifiuta l’ideologia della crescita, che si impegna e promuove la cultura dello sviluppo, la cultura della pace, un popolo pronto ad offrire il proprio contributo alla costruzione di quella civiltà dell’amore, utopia dell’umanità per il nuovo millennio.

Una strategia di sviluppo per la Calabria, oggi, non può prescindere da una attenta e consapevole conoscenza ed analisi della programmazione Europea 2014-2020 ed in particolare del programma ricerca Horizon 2020, una sfida, una importante opportunità, un argomento affrontato in molti convegni, eventi; ma il nostro appello è di fare un passo avanti, dalla informazione al definire un metodo di progettazione che offrirà ad ogni territorio di riscoprire e valorizzare il proprio “genius loci”, quella vocazione naturale e soprannaturale insita in ogni  luogo e fondamento per la ripresa economica e la creazione di nuova occupazione.  Un invito al mondo universitario depositario della conoscenza, al mondo imprenditoriale creatore di valore economico e sociale, al mondo creditizio-finanziario, al mondo sindacale, istituzionale e non ultimo religioso dei vari territori di ritrovarsi intorno ad un tavolo, per confrontarsi con coraggio, con un nuovo metodo, come quello sperimentato all’eremo di Camaldoli per la rinascita dell’Italia nel luglio 1943: progettare il futuro di nuova Calabria per il prossimo decennio. E per riformare la politica abbiamo bisogno di una nuova arte: “l’arte dello sviluppo”, la via è la  “cooperazione”.  

Nelida Ancora

Presidente UCID Lamezia Terme

 

 

 

 

 

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