Traffico illecito di stupefacenti, sequestro di due minori ed estorsioni: arresti anche a Reggio - VIDEO E NOMI

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Reggio Calabria - Colpite 2 associazioni finalizzate al traffico illecito di sostanze stupefacenti, sequestro di persona nei confronti di due minori ed estorsioni.

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Una vasta operazione dei Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria è, infatti, in corso nelle province di Reggio Calabria, Milano e Verona per l'esecuzione di provvedimenti di custodia cautelare nei confronti di numerose persone accusate a vario titolo di fare parte di due associazioni finalizzate al traffico illecito di sostanze stupefacenti, di sequestro di persona aggravato, lesioni personali aggravate, tentata estorsione, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo e clandestine e di ricettazione. Le organizzazioni, con base nel quartiere Sbarre di Reggio Calabria, avevano avviato una fiorente attività di spaccio, anche con ramificazioni in Veneto e con collegamenti con la locale 'ndrangheta. 

Sono 19 le misure cautelari emesse dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria che ha individuato le due organizzazioni criminali dedite al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Le indagini sono coordinate dal procuratore capo Giovanni Bombardieri e dal sostituto procuratore della Dda Walter Ignazitto.

I Nomi

Di seguito i soggetti destinatari:

In carcere

Luigi Chillino, 35 anni;

Anouar Azzazi, 36 anni, detenuto nella casa circondariale di Cosenza;

Andrea Foti, 39 anni;

Imaddin Sellak, 21 anni, detenuto nella casa circondariale di Reggio Calabria;

Gabriele Foti, 28 anni, detenuto nella casa circondariale di Reggio Calabria;

Stefano Foti, 48 anni;

Demetrio Foti, 26 anni;

Vincenzo Gallo, 31 anni, sottoposto agli arresti domiciliari a Reggio Calabria;

Carmelo Gatto, 31 anni;

Pasquale Idone, 31 anni;

Antonino Frosinone, 27 anni;

Anas Amrani, 22 anni;

Giuseppe Chillino, 55 anni;

Antonio Sarica, 32 anni;

Andrea Pennica, 22 anni;

Gianluca Mirisciotti, 31 anni;

Alessandro Larocca, 27 anni.

Obbligo quotidiano di presentazione alla P.G.

Viktoriya Balatsyr, 22 anni;

Sebastiano Repaci, 34 anni.

Dei 19 indagati, 17 sono finiti in carcere mentre per due il gip ha disposto la misura cautelare dell'obbligo di presentazione. Agli arrestati non viene contestata l'associazione a delinquere di stampo mafioso ma alcuni di loro, stando alle indagini condotte dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, avrebbero legami con ambienti di 'Ndrangheta e in particolare con la cosca Serraino. Uno degli episodi più inquietanti emerso nel corso dell'operazione, denominata "Sbarre", è il sequestro di persona ai danni di due minori. I sequestratori sono stati indentificati in Giuseppe Chillino, Anouar Azzazi, Gabriele ed Andrea Foti, i quali hanno privato i due minorenni della libertà personale, costringendoli a rimanere all’interno di una abitazione sita in via Bolzano e anche in una cantina di viale Europa. Gli indagati hanno minacciato i due minorenni anche con l’uso di armi, oltre ad averli legati ed imbavagliati con l’intento di costringerli a confessare la sottrazione dello stupefacente ed imporre la restituzione o comunque il pagamento del controvalore. Le vittime furono liberate solo grazie all’intervento di Antonio Sarica che si era impegnato ad assumere “in proprio” il loro debito, versando la somma in favore dei sequestratori. Secondo quanto emerso in seno all’attività d’indagine, i soggetti gravitanti intorno alla figura di Chillino si erano organizzati in modo da assicurare, nella zona dello spaccio, un costante controllo del territorio, stabilendo turnazioni a tutela dell’attività di spaccio e secondo le direttive fornite dai capi gruppo mediante un penetrante servizio di “guardiania”.

L’attività d’indagine ha fatto luce sulla contabilità tenuta dal gruppo di spacciatori i cui appartenenti erano soliti annotare le quotidiane transazioni di droga su fogli manoscritti nei quali, sia pure in modo del tutto rudimentale, mantenevano una sorta di bilancio dell’attività, in modo da monitorare i rapporti di dare/avere in capo a ciascun “pusher”. Nella piazza di spaccio, il 16 aprile 2018, gli inquirenti hanno rinvenuto, all’interno di un rudere, diversi biglietti, “post-it” e “pizzini”, riportanti numeri e lettere, con chiari riferimenti alle dosi di sostanza stupefacente cedute e al soggetto che aveva provveduto alla relativa vendita. Il gruppo, per scambiare messaggi e indicazioni sul da farsi con lo scopo di eludere eventuali identificazioni esterne, utilizzava“utenze operative "occulte”, spesso formalmente intestate a cittadini di origine extracomunitaria (non dimoranti nel territorio reggino) ma effettivamente riconducibili agli indagati. Lo schema adottato dagli appartenenti al gruppo era quello di utilizzare le utenze per scambiare prevalentemente messaggi di testo dal contenuto più o meno criptico, in cui facevano ricorso a parole in codice come “Talpa”, “Avvocato”, “Centro”, e contenenti “comunicazioni di servizio”. 

Le indagini hanno consentito di accertare come il gruppo avesse mire espansionistiche che hanno condotto alcuni degli associati a spostarsi sul territorio nazionale ed a svolgere una parte della propria attività di spaccio in altra regione, ossia il Veneto, ove poteva contare del sostegno di alcuni associati e familiari. Il secondo gruppo criminale riconducibile a Sarica, si sarebbe caratterizzato per la sistematica e professionale dedizione allo spaccio dei suoi componenti. Costoro hanno operato in un contesto organizzato, caratterizzato dalla presenza di grossisti capaci di garantire costanti forniture di droga (in prevalenza marijuana) ed in grado di soddisfare le richieste di una pletora di abituali ed affezionati clienti. Gli affiliati hanno dialogato - per gli approvvigionamenti dello stupefacente- anche con rappresentanti delle locali famiglie di 'ndrangheta, compiacendosi del riconoscimento loro attribuito da parte delle locali 'ndrine e muovendosi con agilità nel sottobosco criminale reggino per rifornirsi quotidinamente e freneticamente dello stupefacente da collocare sul mercato. I principali e più dinamici componenti dell’associazione, sarebbero stati Antonio Sarica (detto Totò), Andrea Pennica (detto “Barone” o “Anderson”) e Gianluca Mirisciotti (detto “Pupo”). Le intercettazioni li descrivono come soggetti che si muovevano sinergicamente sul territorio, acquistando sostanza stupefacente (prevalentemente marijuana”, senza però disdegnare la “cocaina”) da rivendere al dettaglio. Nel corso delle indagini è emerso che i tre si rivolgevano a grossisti di riferimento e si dedicassero successivamente al piccolo spaccio, con modalità collaudate e professionali. Anche riguardo a questo secondo gruppo criminale è stato delimitato il territorio sul quale operava, compreso tra la via Sbarre Centrali e Viale Calabria di Reggio Calabria dove sono stati individuati alcuni luoghi, convenzionalmente indicati come “il parco”, “il muretto”, “il palo”, che costituiscono il punto di ritrovo o il luogo di occultamento della sostanza stupefacente o delle somme di denaro provento dallo spaccio. Nel corso dell’attività complessivamente sono state tratte in arresto in flagranza di reato 16 persone, denunciate i 5 persone e segnalate amministrativamente 12 persone per uso di sostanza stupefacente. La sostanza stupefacente complessivamente emersa è relativa a marijuana (peso complessivo superiore a 8 kg circa al prezzo di mercato pari a 3 euro al grammo) e cocaina (peso complessivo superiore a circa 250 grammi al prezzo di 70 euro al grammo).

13enne uno dei sequestrati

"Questo è un procedimento che nasce da un fatto inquietante che è il sequestro di due ragazzini, uno dei quali di appena 13 anni". Lo ha riferito il procuratore capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri durante la conferenza stampa tenuta al Comando provinciale dei carabinieri per spiegare i dettagli dell'operazione "Sbarre" nell'ambito della quale sono stati arrestati 17 persone con l'accusa di traffico e spaccio di droga.

"I due minorenni - ha aggiunto - erano assuntori di stupefacenti e avevano sottratto della droga all'organizzazione. Sono stati quindi sequestrati e rinchiusi in due locali, picchiati e minacciati con le pistole. Solo l'intervento di un parente dei due ragazzini, anche lui arrestato, ha consentito che la situazione si appianasse prima di diventare drammatica. La paura di ulteriori ritorsioni ha spinto i due ragazzini a fare una denuncia che è stata sviluppata e all'esito di quest'attività di riscontro, la compagnia di Reggio Calabria dei carabinieri ha delineato due organizzazioni che sono riferibili per contatti e una serie di rapporti con le cosche di 'ndrangheta, pur non essendo stato accertato un collegamento diretto con le famiglie mafiose". Il riferimento è alle cosche Serraino, Tegano e alla famiglia Molinetti. Proprio i legami con questi ambienti, seppur non operativi, secondo Bombardieri, hanno reso possibile l'operatività delle piazze di spaccio: "Questa indagine si collega anche a precedenti operazioni della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Per esempio uno dei principali arrestati Luigi Chillino era a capo di un'organizzazione che a sua volta era in contatto con Maurizio Cortese, il reggente della cosca Serraino".

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