Lamezia: Guardia di Finanza sequestra beni per 2,1 milioni a Franco Trovato

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Lamezia Terme - Ancora sviluppi dall'operazione "Perseo" che, più di un anno fa, ha smantellato la cosca Giampà e coinvolto suoi affiliati. Il Provvedimento cautelare è stato eseguito dal Gruppo della Guardia Di Finanza di Lamezia Terme al Comando del Tenente Colonnello Fabio Bianco mentre le indagini sono state effettuate dai finanzieri del Nucleo Mobile guidato dal brigadiere Vito Margiotta ed hanno portato al sequestro di beni per per due milioni e centomila euro a Franco Trovato, ritenuto dagli inquirenti un elemento di "spicco" della cosca Giampà, coinvolto anch'egli nell'operazione contro la cosca un anno fa. Il provvedimento di sequestro preventivo, emesso dal tribunale di Lamezia Terme dai giudici Fontanazza, Aragona e Monetti su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata dal procuratore capo Vincenzo Antonio Lombardo e firmata dal sostituto procuratore Elio Romano e dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri, riguarda beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie. I finanzieri lametini hanno avviato accertamenti di polizia economico-finanziaria a completamento delle indagini già effettuate ed hanno concentrato l'attenzione verso i patrimoni accumulati in modo illecito e quali frutto di attività ciminali compiute negli anni.

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I beni sequestrati erano nella disponibilità di Trovato che, lo ricordiamo, è imputato per associazione mafiosa ed altri reati, anche se erano stati dallo stesso intestati a vari familiari , prestanome e società controllate. Gli accertamenti patrimoniali e reddituali hanno permesso, in circa sei mesi d'attività, di far emergere come tali beni avevano un valore "sproporzionato" ed "ingiustificato" rispetto al reddito dichiarato. I finanzieri lametini hanno ricostruito una fitta rete di atti relativi a compravendite e trasferimenti di proprietà di terreni, fabbricati e quote societarie oltre ad ulteriori indagini finanziarie e reddituali  grazie alle quali è emerso il reale tenore di vita di tutte le persone investigate. Tutto questo ha permesso di fornire alla magistratura competente un quadro chiaro teso al sequestro di beni frutto di attività illecita ed ingiustificata.

I BENI SEQUESTRATI

1. Diversi terreni agricoli ed edificabili situati a Lamezia e dintorni

2. Un lussuoso condominio con piscina che era l'abitazione dell'imputato e dei suoi familiari a Lamezia

3. Una villa a Nocera Terinese

4. Una villa a Lamezia

5. Un capannone ad uso industriale ed artigianale a Lamezia, ovvero l'officina dei Fratelli Trovato in via del Progresso

6. Quote societarie di due società riconducibili all'imputato e aventi sede a Lamezia

7. Otto autovetture di varie marchie e tipologie ed un motociclo di valore

8. Disponibilità finanziarie e titoli di diverso genere rinvenuti nei conti e nei depositi bancari

La Guardia di Finanza ha specificato come tra i beni sequestrati, molti di "elevato pregio" sono intestati a prestanome come i parenti dell'imputato formalmente estranei alle vicende penali che riguardano Trovato. Il sequestro di tali beni, comunque, è stato disposto dalla magistratura in quanto vengono utilizzati dai parenti "nella consapevolezza che sono stati acquisiti con proventi di attività illecite condotte dal parente imputato". "Un dato interessante che viene confermato dalle indagini - fanno poi sapere - è quello della mancanza di veicolazione, tra i solidali della cosca, di informazioni che riguardano investimenti o spese effettuate dai singoli. Anzi - aggiungono - emerge ancora una volta l'evidente, reciproca diffidenza tra gli affiliati a far conoscere le rispettive disponibilità accumulate e il loro impiego". Dalle fiamme gialle aggiungono inoltre come "nessuna informazione utile in merito (salvo qualche indizio) è stata fornita dai vari collaboratori di giustizia, seppure siano stati più volte sentiti specificatamente sul punto poichè nessuno era in grado di fornire indicazioni sufficienti e utili all'individuazione dei beni e delle disponibilità finanziarie degli altri solidali. Tali cautele - concludono - non sono comunque risultate sufficienti ad eludere le indagini ed evitare il sequestro" da parte dei finanzieri e coordinati dalla magistratura.

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