Cosenza - Due persone sono finite in carcere e due ai domiciliari nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Paola (Cosenza), guidata dal procuratore Pierpaolo Bruni, relativa alle ultime elezioni comunali svoltesi a Longobardi (Cs) nel 2019. Inoltre un funzionario del Comune è stato interdetto dalle sue funzioni e per altre due persone sono stati disposti obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Coinvolti un consigliere comunale in carica e un ex consigliere. Per gli indagati le accuse sono, a vario titolo, corruzione, tentata estorsione, falso e abuso d'ufficio. Nelle elezioni fu eletto sindaco Giacinto Mannarino, con uno scarto di appena quindici voti. L'inchiesta avrebbe consentito di ricostruire un tentativo di estorsione ai danni di una ragazza, alla quale sarebbe stato impedito di candidarsi in una lista avversaria di quella sostenuta dagli indagati. Ma poi sarebbero emersi anche altri reati, come la promessa di voti in cambio di favori. Sono in corso perquisizioni.
Le persone arrestate e finite in carcere sono Mario Veltri ed Andrea Amendola. Ai domiciliari sono invece finiti Donatella Attanasio, ex consigliere comunale, ed Elena Miceli, consigliere comunale in carica. Per Nicola Aloe e Maria Angela Aloe è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Salvatore Carnevale, all’epoca dei fatti dirigente dell’ufficio tecnico comunale, è invece destinatario di una misura interdittiva di sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio e servizio per 7 mesi. Le indagini sono partite dalla denuncia di una giovane che sarebbe stata fatta oggetto di un tentativo di estorsione: le era stato imposto di rinunciare a presentare la propria candidatura in una lista avversaria rispetto a quella sostenuta dagli indagati. “Se ti candidi hai finito di lavorare”, sarebbe stata una delle intimidazioni ricevute dalla giovane. Nel corso delle indagini sono poi emersi anche episodi di corruzione con promesse di voti in cambio di favori e intercessioni presso gli uffici del Comune da parte del funzionario sospeso dal servizio. “Quando i cittadini decidono di collaborare – ha detto il procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni, in conferenza stampa – o anche di dare un semplice input, noi ci muoviamo con il massimo impegno in modo da garantire risposte”.
"Se ti candidi hai finito di lavorare". E' una delle frasi a carattere intimidatorio rivolte alla giovane donna di Longobardi che aveva manifestato l'intenzione di candidarsi alle scorse elezioni amministrative tenutesi nel 2019 nel comune del Tirreno cosentino. La frase è emersa nell'indagine della polizia giudiziaria di Paola, coordinata dalla Procura diretta da Pierpaolo Bruni, che ha ricostruito il tentativo di estorsione ai danni della donna alla quale era stato imposto di rinunciare a presentare la propria candidatura in una lista avversaria rispetto a quella sostenuta dagli indagati. I reati contestati sono di tentata estorsione, corruzione, falso e abuso d'ufficio. I fatti risalgono alle recenti consultazioni comunali del 2019. Sette le misure cautelari emesse dal Gip Rosa Maria Mesiti del Tribunale di Paola. Tra le persone coinvolte nell'inchiesta tre donne tra cui una ex consigliera comunale di minoranza ed una consigliera di maggioranza in carica al Comune di Longobardi. Le indagini sono scattate a seguito della denuncia presentata da un candidato alle scorse elezioni comunali.
"Quando i cittadini decidono di collaborare - ha detto il procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni nel corso di una conferenza stampa - noi ci muoviamo con il massimo impegno in modo da garantire risposte". Nel corso delle indagini sono emersi anche episodi di corruzione aventi ad oggetto la promessa di voti, in cambio di favori e intercessioni presso gli uffici del Comune da parte di un funzionario dell'ente sospeso dal servizio.
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