Inizia processo su omicidio Chindamo, il fratello: "Un grande dolore diventa cammino di libertà"

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Catanzaro - E' iniziato questa mattina davanti alla Corte d'Assise di Catanzaro il processo che mira a far luce sull'omicidio di Maria Chindamo, la commercialista e imprenditrice di Laureana di Borrello rapita dinanzi al cancello della sua tenuta agricola in contrada Montalto di Limbadi il 6 maggio 2016. Sul banco degli imputati - nell'ambito dell'operazione Maestrale-Carthago della Dda di Catanzaro - c'è Salvatore Ascone, 57 anni, di Limbadi, detenuto per tale delitto. Prima dell'udienza il fratello di Maria, Vincenzo si è soffermato con i cronisti.

"E' un momento molto importante, io sentivo in cuor mio - ha dichiarato Vincenzo Chindamo - che prima o poi sarebbe arrivato, che lo Stato si sarebbe reso più manifesto di tutto il lavoro fatto in questi lunghi e faticosi 8 anni. Iniziamo a percorrere una strada di verità giudiziaria. È un percorso parallelo a quello che abbiamo già fatto: da una parte - ha rilevato - c'è la ricerca di una verità dal punto di vista giudiziario e dall'altra c'è stato un movimento di calabresi e italiani che - a partire dalla scomparsa di Maria - hanno voluto trasformare questo grande momento di dolore in un cammino di libertà e di riscatto per una terra. La Calabria non è solo 'ndrangheta, in Calabria c'è la 'ndrangheta che la infetta e la deturpa ma la Calabria è fatta di tanta bella gente che - anche a partire da situazioni come queste - vuole ricostruire l'aspetto vero e bello delle donne e degli uomini della Calabria, com'era Maria". Un passaggio è stato riservato anche ai figli di Maria Chindamo.

"Sono dei ragazzi ai quali sono stati tolti i sogni che era giusto avessero da bambini, è giusto che almeno conoscano la verità su quello che è successo". Soddisfatto dell’avvio del processo anche il legale della famiglia Chindamo, Nicodemo Gentile. "Ci sono state tante battute d’arresto e siamo arrivati ad un processo grazie alla tenacia, alla forza di Vincenzo e della sua famiglia. C’è tanta speranza, c’è tanta voglia di capire". Il legale ha dedicato un ricordo alla madre di Maria Chindamo. "Mamma Pina, questo è soprattutto il suo processo, una donna che è un monumento di dignità, di forza, di coraggio e noi dobbiamo anche a lei questo momento. Si parte verso la verità e verso la giustizia".

Rinviato il processo per l'omicidio di Maria Chindamo

E' stata un'udienza breve e interlocutoria quella che si è tenuta stamani davanti alla Corte d'assise di Catanzaro in apertura del processo per l'omicidio di Maria Chindamo, l'imprenditrice di 44 anni di Laureana di Borrello (Reggio Calabria), rapita e uccisa a Limbadi (Vibo Valentia) il 6 maggio 2016 e il cui corpo è stato poi dato in pasto ai maiali e i resti distrutti con la fresa di un trattore. Per il delitto è imputato Salvatore Ascone, di 58 anni, accusato di avere collaborato alla pianificazione, organizzazione ed esecuzione dell'omicidio in concorso con l'ex suocero di Maria Chindamo, Vincenzo Punturiero, che è deceduto, il quale avrebbe commissionato il delitto perché imputava il suicidio del figlio alla separazione che questi aveva avuto da Maria Chindamo. Ascone avrebbe partecipato avendo interesse, in proprio e in qualità di referente della cosca Mancuso, ad acquisire un terreno dell'imprenditrice. Nel corso dell'udienza, il difensore di Ascone, l'avvocato Salvatore Staiano, ha sollecitato la Corte a trasferire l'imputato dal carcere di Secondigliano a quello di Catanzaro perché deve essere sottoposto urgentemente a un intervento chirurgico essendo "affetto da una patologia che potrebbe portarlo alla morte".

Il presidente, Massimo Forciniti, ha riferito che la Corte già dall'8 marzo ha acconsentito a dare il nulla osta per il trasferimento. Il pm Annamaria Frustaci ha poi spiegato che per 4 mesi Ascone ha rifiutato i ricoveri nelle strutture indicate dalle case circondariali nelle quali era detenuto perché voleva essere operato dal suo medico di fiducia. La Procura comunque non si è opposta al trasferimento. L'avvocato Staiano ha quindi accusato l'inerzia della casa circondariale e ha chiesto un sollecito perché venga dato seguito al trasferimento. Nel proseguo dell'udienza è stata presentata un'eccezione di nullità relativa alla notifica della chiusura indagini. Nel processo vengono giudicati anche i presunti autori di un altro delitto, quello di Angelo Antonio Corigliano, ucciso a Mileto il 19 agosto 2013, per il quale sono imputati Giuseppe Mazzitelli, Salvatore Pititto, e Domenico Iannello. La Corte ha quindi aggiornato all'11 aprile prossimo.

Bruno Mirante

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