Roma - La Prima Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione, all’udienza camerale del 7 ottobre, ha accolto il ricorso di Franco Trovato avanzata contro l’ordinanza del GIP di Catanzaro del 15 maggio 2025 in funzione di giudice dell’esecuzione penale. In quell’occasione era stata rigettata l’istanza diretta al riconoscimento del vincolo della continuazione tra la sentenza pronunciata a carico di Trovato nell’ambito dell’Operazione “Perseo” e quella pronunciata nell’ambito di altro giudizio relativo alla detenzione di armi (costola giudiziaria della medesima Operazione “Perseo”).
Franco Trovato, a mezzo dei suoi difensori, aveva chiesto al GIP di Catanzaro, di applicare la continuazione in sede esecutiva tra le sentenze di condanna cui sarebbe derivata una consistente diminuzione della pena complessivamente inflitta. Sono state, pertanto, ritenute fondate, dinnanzi alla Suprema Corte di Cassazione le questioni difensive sollevate dall’avvocato Francesco Gambardella e dall’avvocato Antonio Larussa del Foro di Lamezia Terme, difensori di Trovato, che avevano impugnato quel provvedimento ritenendolo giuridicamente errato. Anche il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, in relazione allo specifico motivo di impugnazione, aveva chiesto l’accoglimento del ricorso della difesa, chiedendo l’annullamento. La Corte di Cassazione, I Sezione Penale, pronunciandosi definitivamente, ha annullato l’ordinanza del GIP di Catanzaro con rinvio al Tribunale di Catanzaro per un nuovo giudizio sul punto in ordine al riconoscimento della continuazione.
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