Lamezia Terme - "Avevo sempre sentito parlare di usura, ma trovarsi impelagati in tali contesti è tutta un’altra cosa". A parlare è A. G., commerciante lametino fra le persone offese del processo “Lex Genucia”, che proprio nei giorni scorsi ha avuto un ulteriore passaggio processuale con la condanna di tre persone per usura aggravata ed estorsione. Una lunga vicenda giudiziaria, iniziata con un'operazione della procura e della Guardia di finanza di Lamezia Terme nel 2011, su cui oggi interviene quest'uomo per ringraziare tutti coloro che lo hanno aiutato per uscire fuori dal tunnel dell'usura ma anche per denunciare le storture e la lentezza della macchina della giustizia.
“Sono un commerciante di autoveicoli - racconta l'uomo - che dall’anno 2006, trovandomi in difficoltà finanziarie e non potendo rivolgermi alle banche per ottenere liquidità, optai per chiedere prestiti a dei privati, ritenendo di poter far fronte ai miei problemi e riprendermi economicamente. Per farla breve sono finito in mano a più strozzini, fino a quando, iniziate le minacce decisi di andare via da Lamezia…. vivevo come un “latitante” temendo ritorsioni fino a quando un giorno mia moglie mi propose di parlarne con la Guardia di Finanza. Io l’aggredii; a quel tempo, il fatto di rivolgermi alle forze dell’ordine non rientrava nella mia mentalità (stupida)".
"Non sapevo, invece - aggiunge - che i Finanzieri avevano già contattato mia moglie, poiché probabilmente avevano sospettato qualcosa circa la mia situazione. Di fatto convinsero mia moglie a raccontare loro quello che lei conosceva delle mie disavventure finanziarie (sapeva ben poco). Inizialmente ho maledetto il momento in cui lo aveva fatto, ma oggi ringrazio il Padre Eterno, perché quel giorno probabilmente il Misericordioso ha dato cenno della sua esistenza attraverso le fiamme gialle. Incontrai per la prima volta i finanzieri nell’aprile del 2010: perquisirono il mio domicilio e mi interrogarono. Li vedevo ancora come dei nemici, ma riuscirono presto ad acquistare la mia fiducia; infatti, parlai con loro e poi con i Giudici; raccontai la mia amara verità e nel novembre del 2011 arrestarono i miei aguzzini per tre dei quali il processo si è chiuso solo il 29 settembre 2021, dopo circa dieci interminabili anni".
"A conclusione della vicenda giudiziaria, - spiega - intendo pubblicamente ringraziare le sole persone nelle quali ho potuto vedere la presenza dello Stato a partire dal Procuratore Salvatore Vitello, sostituto procuratore Maria Alessandra Ruberto e brigadiere Vito Margiotta che sin dall’inizio mi hanno infuso sicurezza e fiducia facendomi sentire protetto dallo Stato. Ringrazio allo stesso modo e con uguali sentimenti gli altri finanzieri: Antonio Dongiovanni, Giovanni Parisi, Paolo Angeloni. Tutte persone che hanno espresso virtù umane di elevato spessore, oltre quelle professionali. Ringrazio il signor Rocco Mangiardi, persona che mi ha dato consigli e supportato moralmente in alcune fasi critiche che ho attraversato in questi anni".
"Ringrazio oggi - prosegue - il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lamezia Terme Salvatore Curcio ed i Giudici Emma Sonni e Luana Loscanna che hanno preso “di petto” il residuale processo rimasto in dibattimento, dopo essere stato costellato da decine e decine di rinvii dovuti a estenuanti richieste (legittime?) della difesa. Da cittadino che ha vissuto sulla propria persona questa lungaggine, in attesa di una verità e giustizia che vedevo allontanarsi sempre di più, non essendo un tecnico del diritto ho provato solo sofferenza perché mi sentivo “scaricato” da quello Stato inizialmente presente e protettivo. Capisco chi perde la fiducia nella Giustizia. “Grazie” a queste lungaggini, i miei avvocati mi hanno spiegato che questo processo difficilmente giungerà al terzo grado di giudizio, poiché la prescrizione incombe".
"Per questo motivo - afferma ancora l'uomo - ai Giudici che hanno gestito il processo nelle precedenti fasi va il mio biasimo, con l’auspicio che il mio sentimento di cittadino possa essere un’esortazione a migliorare il loro lavoro. Tale sentimento di biasimo è rivolto anche alla Prefettura di Catanzaro, Istituzione che avrebbe dovuto essere vicina ad una vittima di usura ed estorsione che ha collaborato con la Giustizia, invece ho riscontrato un totale abbandono da parte loro. Avevo chiesto di poter fruire dei mutui previsti per le vittime di usura, ma hanno perso il fascicolo e nel memento in cui ho avuto contezza di ciò, erano purtroppo spirati i termini di legge previsti per l’avvio del procedimento. Biasimo i miei precedenti avvocati, i quali, non si sa per quale “oscuro” motivo, non mi hanno costituito parte civile nel processo, abbandonandomi a me stesso ed al mio destino, arrecandomi, con la loro omissione un danno enorme. Per ultimo, ma non per importanza, ringrazio i miei attuali Avvocati: Vincenzo Barone del Foro di Nola e Alessandro del Piano del Foro di Napoli, che mi hanno preso per mano, consigliato, guidato e rassicurato nei momenti più bui e difficili di questa triste vicenda, hanno perorato la mia causa davanti a tutte le sedi opportune, e non mi hanno abbandonato un solo minuto. Mi sono stati vicini professionalmente e umanamente sono stati fondamentali".
"Sulla base di questa mia esperienza - questo l'appello finale - voglio lanciare un messaggio a tutti coloro che sanno di essere vittime di soprusi, di non esitare a rivolgersi alle Istituzioni preposte, perché solo in tal modo si può uscire da quei tunnel senza uscita. Il percorso è lungo, è vero che vi sono figure che dovrebbero rappresentare lo Stato che non ispirano fiducia, ma ho la prova che ve ne sono tantissime (sicuramente la maggioranza) che sono validissime, come quelle destinatarie dei miei ringraziamenti e si spendono oltre il dovuto per la Giustizia".
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