Lamezia Terme – La Squadra Mobile di Catanzaro ha notificato 12 avvisi di conclusione delle indagini, emessi dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, a carico di pregiudicati lametini e catanzaresi, ritenuti responsabili della commissione (tra il 2004 ed il 2010) di rapine, aggravate dalla finalità di agevolare e favorire l’attività criminale della cosca Giampà di Lamezia Terme.
Le persone raggiunte dal provvedimento sono:
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Fernando Gamberale, nato a Lamezia Terme, 32 anni;
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Giuseppe Chimirri, nato a Lamezia Terme, 31 anni;
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Giuseppe Saladino, nato a Lamezia Terme, 31 anni;
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Claudio Paola, nato a Lamezia Terme, 30 anni (già arrestato nell’operazione Medusa e successivamente condannato per associazione mafiosa);
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Emiliano Fozza, nato a Lamezia Terme, 37 anni (già arrestato nell’operazione Perseo e successivamente assolto);
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Antonio Donato, nato a Catanzaro, 47 anni (già arrestato nell’operazione Perseo e successivamente condannato per associazione mafiosa);
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Salvatore Cosimo, nato a Catanzaro 30 anni;
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Nino Cerra, nato a Lamezia Terme, 24 anni (già arrestato nell’operazione Medusa);
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Vincenzo Sacco, nato a Lamezia Terme, 55 anni
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Antonio Ventura, “Pupello” nato a Lamezia Terme, 32 anni (già arrestato nell’operazione Perseo e successivamente condannato per associazione mafiosa);
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Luciano Cimino, nato a Lamezia Terme, 29 anni (già arrestato per omicidio e successivamente condannato);
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Paolo Paone, nato a Soveria Mannelli, 29 anni.
Il provvedimento è fondato sulle indagini svolte dalla Squadra Mobile del capoluogo, che hanno preso avvio dall’analisi delle dichiarazioni rese, a più riprese, da diversi collaboratori di giustizia, tra cui Giuseppe Giampà, Umberto Egidio Muraca, Angelo Torcasio, Francesco Vasile e Battista Cosentino. Le informazioni fornite dai collaboratori di giustizia, in alcuni casi dettagliatamente autoaccusatorie avrebbero consentito di far luce su una serie di episodi criminali, risalenti agli anni tra il 2004 e il 2010. Le investigazioni avrebbero, infatti, consentito di accertare che tra Catanzaro e Lamezia Terme operava una vera e propria organizzazione criminale, la cui costituzione era stata “consacrata” dai vertici del clan Giampà, divisa in due gruppi operativi, dediti alla pianificazione di rapine effettivamente poi messe a segno tra la città della Piana ed il capoluogo. Le indagini hanno portato alla luce ruoli e responsabilità degli indagati rispetto a diversi episodi criminosi, nel corso dei quali gli stessi avrebbero sottratto alle vittime prescelte somme di denaro anche rilevanti.
In particolare, gli inquirenti hanno accertato la responsabilità di Fernando Gamberale, Giuseppe Chimirri, Claudio Paola e Emiliano Fozza relativamente alla rapina del 12 novembre 2004, quando un gruppo di criminali, armati di pistole e con il volto coperto da passamontagna, prendeva d’assalto la sede della società SDA, a Marcellinara, costringendo i presenti a consegnare loro la somma di 40.000 euro. Assicuratosi il bottino, i rapinatori si davano alla fuga esplodendo colpi di pistola in aria.
Altra rapina fu quella consumata presso la sede di un'agenzia assicurativa in via Aldo Moro a Lamezia Terme il 28 febbraio 2005. Quel giorno i rapinatori fecero irruzione nei locali dell’agenzia armati di pistola costringendo i dipendenti a consegnare loro la somma di 4.400 euro; per tale episodio è stata accertata la responsabilità dello stesso Gamberale e di Giuseppe Saladino.
Ancora nella città della piana venne perpetrata, il 29 aprile 2010, la rapina ad un’esercente che, all’atto di depositare l’incasso presso la filiale del Banco di Napoli, sita nella centralissima via Turati di Lamezia Terme, veniva minacciato con una pistola e, al fine di impossessarsi dell’ingente somma di denaro che avrebbe dovuto depositare, 31.400 euro, colpito alla testa con il calcio della medesima arma, episodio per il quale è stato accertato il coinvolgimento di Nino Cerra.
Appartengono alle imprese dei due gruppi criminali anche rapine consumate a Catanzaro, alcune clamorose, quali quella messa a segno il 26 novembre 2004 a danno della società "SECOTAB", ex monopoli di Stato, che fruttò ai banditi un bottino di oltre 20.000 euro e per la quale si sono evidenziate le responsabilità di Antonio Donato. A tal proposito la programmazione delle rapine da effettuare a Catanzaro, con la compartecipazione di soggetti in loco ritenuti affidabili dalla cosca Giampà, veniva presa direttamente dal capo cosca Giuseppe Giampà, nella consapevolezza da parte di questi che, una reiterazione di eventi delittuosi a Lamezia Terme, avrebbe comportato una particolare attenzione delle Forze dell’Ordine in quella città, fattore questo controproducente rispetto alla gestione degli interessi illeciti della consorteria in quel contesto.
Il placet che i vertici della cosca Giampà assicuravano in relazione alla commissione delle rapine, non era gratuito, sostengono ancora gli inquirenti. I capi del clan avevano, infatti, propiziato il sorgere dei due gruppi di rapinatori, allo scopo di rastrellare denaro che rimpinguasse le casse della cosca. I due gruppi, sotto il diretto controllo di Angelo Torcasio e Umberto Egidio Muraca, (oggi collaboratori di giustizia) agivano con l’avallo del capo-cosca Giuseppe Giampà e dello zio Vincenzo Bonaddio, ai quali corrispondevano parte del ricavato delle rapine che, in parte, veniva utilizzato dalla cosca per acquisto di droga e armi, oltre che come diretto autofinanziamento degli autori che, di volta in volta, si avvicendavano nella commissione dei delitti. Il provvedimento notificato riguarda anche ulteriori episodi delittuosi contestati ai diversi indagati.
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