Lamezia Terme - Fotoreporter e documentarista, Giorgio Bianchi non parla per sentito dire, parla per immagini, le stesse che ha scattato sui fronti di guerra come Indocina, Burkina Faso, Donbass, Siria. Ad introdurre il suo racconto per immagini è stato Vittorio Gigliotti, Membro dell'Osservatorio sulle Comunità Cristiane in Medio Oriente e presidente di Cantiere Laboratorio, le due sigle organizzatrici dell'evento. Gigliotti non ruba molto tempo al racconto di Bianchi e precisa: " Quello che vi posso dire che è Giorgio Bianchi è un fotoreporter di valore, ma aver conosciuto Giorgio Bianchi l'uomo mi permette di dire che un fotoreporter può essere bravo quanto vuole ma se dietro non c'è un uomo tutta la professionalità viene meno".
Le immagini di Bianchi dal fronte di guerra e la sua esperienza in Siria ed in Ucraina, permettono di far notare la sua attenzione al ruolo dell’informazione negli equilibri politici internazionali e la sua analisi complessiva della guerra moderna e del ruolo fondamentale della propaganda. Giorgio Bianchi parte subito a raccontare uno dei fronti di guerra che ha seguito fin dai suoi esordi: la crisi in Ucraina e precisa: "E' una situazione di crisi di cui si sa poco o nulla, ed è molto difficile capire cosa è successo - e aggiunge - e il lavoro che hanno fatto i media, perchè è uno dei grossi problemi con cui dobbiamo relazionarci ogni giorno".
"I fatti di Maidan in Ucraina - precisa - sotto i miei occhi ha assunto fin da subito i connotati di un vero e proprio colpo di stato, e non di una rivoluzione come i media internazionali la descrivevano". "Accanto ai manifestanti pacifici, che erano la minoranza - racconta Bianchi - si sono mossi gruppi paramilitari facenti capo alle sigle Pravy Sector e Svoboda, ben equipaggiate ed inquadrate militarmente, che di fatto hanno dato vita ad una vera propria guerriglia urbana contro le forze dell’ordine poste a difesa degli edifici governativi". Un racconto che fa trapelare l'esperienza di chi ha sentito l'odore della guerra e ne porta dietro i ricordi impressi non solo sulle sue fotografie. "Ho assistito a lanci di molotov, pietre, colpi di arma da fuoco e un poliziotto è caduto ucciso ai miei piedi, ma non ho potuto fotografarlo perché i suoi colleghi me lo hanno impedito da parte dei manifestanti nei confronti della polizia - e ci tiene a precisare - certo, in alcuni casi la polizia si è comportata in maniera brutale ma tutto avveniva in un contesto di guerra con 15 gradi sotto zero, e comunque la violenza della polizia era limitata alle ferite inferte ai manifestanti a seguito degli scontri".
Secondo la versione ufficiale, dopo mesi di stallo tra polizia e manifestanti il 22 febbraio 2014, "la polizia avrebbe aperto il fuoco, lasciando sulla strada circa 90 manifestanti uccisi, per poi levare le tende e dissolversi nel nulla - bianchi continua il suo racconto - io ero lì su quella strada e posso dire con assoluta certezza, ed alcune foto lo testimoniano, che parte degli spari provenivano dall’Hotel Ucraina, che era uno dei quartier generali dei manifestanti".
"In una mia foto si vede chiaramente un manifestante indicare alle mie spalle in direzione dell’hotel così come il ragazzo dagli occhi verdi guarda con terrore in direzione opposta a quella della polizia. E un manifestante, colpito a morte proprio davanti a me, anziché cadere all’indietro è caduto in avanti - e ammette - tutti fatti che lasciano capire che a fare fuoco sui manifestanti ci fosse quantomeno un altro cecchino o gruppi di cecchini appostati alle finestre dell’Hotel Ucraina. Questo fatto è anche documentato in un video della BBC in cui si sente il reporter contare le finestre per suggerire all’operatore dove inquadrare il cecchino appostato". La guerra in Donbass secondo Bianchi è in qualche modo speculare a quella in Siria: alla sovraesposizione mediatica finalizzata alla demonizzazione del governo di Assad corrisponde un silenzio assordante sui crimini del governo ucraino e sulle atrocità commesse dai battaglioni neonazisti ai danni della popolazione civile, una guerra che i media mainstream non raccontano e non fanno arrivare all'opinione pubblica. "Ucraina, oltre i silenzi" è un video che raccoglie il racconto nudo e crudo della guerra di Donbass e della rivolta di Maidan, pure immagini che non lasciano spazio all'immaginazione, e che fanno emergere con forza la necessità di urlare la verità oltre i muri dell'informazione infagottata, e fare informazione indipendente.
Antonia Butera
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