Lamezia Terme – La storica struttura lametina che ospita al suo interno il ‘Circolo di riunione’ di via Lissania, ha visto la presentazione del libro: ‘Perché Briganti’ di Domenico Iannantuoni presidente nazionale del comitato ‘No Lombroso’, e Francesco Cefalì responsabile del comitato ‘no Lombroso Calabria’ i quali nel loro testo descrivono il fenomeno del brigantaggio in Italia prima dell’Unità e rivalutano, ‘documenti alla mano’, la figura del ‘brigante’ Giuseppe Villella accusato ingiustamente di brigantaggio ma totalmente estraneo a fatti malavitosi. Relatore è stato il criminologo Domenico Romeo che ha spiegato lo studio effettuato su un cranio che presumibilmente apparteneva al detto brigante Villella. A moderare il presidente del circolo di riunione.
Il presidente del circolo di riunione ha spiegato che sono esistiti due tipi di brigantaggio quello ordinario rappresentato da organizzazioni dedite alla malavita che causavano diversi danni e quello nato dalle insofferenze sociali, dovuti a misure fiscali a favore del latifondo, passati però alla storia come piccoli fenomeni di banditismo. Il criminologo Domenico Romeo illustra i presunti studi eseguiti sul cranio di Villella e la figura di Cesare Lombroso: “Per me è un onore relazionare su questo libro che tratta delle rivolte etniche e delle guerre preunitarie e postunitarie”. Lo faccio - continua - con “documenti alla mano; documentazione che fa capire la mentalità inquisitoria del tempo. I numeri sono tanti, migliaia di condanne arresti e tanti i paesi espropriati al sud Italia. Un meridione che è stato tradito dalla tirannia dei Savoia, i primi traditori della patria e del meridione, privandolo delle sue ricchezze e favorendo anche l’immigrazione. Furono una dinastia - prosegue un acceso Romeo - vigliacca e sanguinaria ma non voglio mettere in mezzo i loro attuali discendenti.
Mi meraviglio come, in tutta Italia esistano vie, piazze, strade intitolate a personaggi ritenuti solo eroi mentre si sono dimostrati nefasti con gli italiani”. Fa un’assonanza Romeo: “I briganti non sono sinonimo di delinquenti, sono in qualche modo, come i partigiani mentre i Savoia sono da paragonare ai nazisti; gli stessi Savoia tramite una legge volevano deportare i meridionali al nord, di questa cosa ho i dati, ma gli altri stati europei si opposero”. Parla di Cesare Lombroso Romeo il quale, “non può essere definito il padre dell’antropologia criminale come Bertignon o altri illustri studiosi; Lombroso partecipa a diverse spedizioni contro i meridionali, ama studiare gli scheletri, i feti, trafuga e squarta crani... Ogni essere umano presenta degli aspetti morfologici del proprio corpo che sono diversi da soggetto a soggetto, per cui cade così la sua teoria. Per me è più definibile come un serial killer feticista. La stessa comunità scientifica e culturale lo derideva, gli diede del ‘limitato’, mentre il celebre scrittore russo Lev Tolstoj, cui Lombroso pretendeva studiare la personalità dello scrittore, lo apostrofò con parole forti e derise i suoi metodi”. Infine - conclude - Romeo “è importante conoscere le intenzioni del comitato ‘No Lombroso’”. Mentre, appunta ancora Romeo: “è un’offesa al buon senso definire museo quello di Torino su Lombroso dove sono conservati e fatti vedere ai visitatori ferri e strumenti di tortura vari insieme ad una raccolta di crani”.
“Il risorgimento è diverso da come ci è stato insegnato a scuola - spiega Cefalì - raffrontando i dati di nascita e di morte tra Pavia dove Villella è morto (nel 1864 a 69 anni) e gli archivi parrocchiali dove Villella è nato a Motta Santa Lucia, non collimano e probabilmente si potrebbe parlare di un altro Villella arrestato con la legge Pica dell’agosto 1864”. Iannantuono fa una digressione storica sul regno di Napoli e il regno di Sicilia e delle battaglie contro le truppe francesi, ponendo l’accento sulla diversità di opinione: “La lotta contro i francesi al nord era per spirito patriottistico, la stessa lotta contro gli stessi nemici fatta al sud era considerata tumulto e brigantaggio, mentre invece questo spirito di libertà determinò che, proprio i calabresi contribuirono a liberare i regni di Napoli e di Sicilia e l’intervento garibaldino fu puramente dimostrativo”. La dottoressa Raffaella Gigliotti ha intervallato gli interventi leggendo diversi brani con riflessioni risorgimentali.
Francesco Ielà
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