Lamezia Terme - Chiusura in grande stile al teatro Grandinetti per Trame 6, il festival dei libri sulle mafie, che ha portato in scena “Slurp”, recital con Marco Travaglio, giornalista e direttore de il “Fatto Quotidiano”. Potevo anche evitare di scriverlo perché è impossibile non conoscere un giornalista di questo calibro. E che ha visto la Produzione di Promo music. Tutto esaurito. Naturalmente. “Dizionario delle lingue italiane, lecchini, cortigiani e penne alla bava al servizio dei potenti che ci hanno rovinato” è il sottotitolo. Originale, scorrevole e fluente satira documentata da nozioni storiche con titolo e articoli di giornali. Affiancato da Giorgia Salari, ecco che il giornalista più amato e temuto d’Italia da qualche politico, con la regia di Valerio Binasco, ha raccontato la storia della politica scritta da alcuni giornalisti troppo di parte.
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Vestito in jeans, polo blu e mocassini, con lo stile che lo contraddistingue da sempre , pungente e acuto come solo lui sa essere, per tutta la durata del recital non ha mai avuto un attimo di triste e scadente volgarità. Ecco allora in scena i titoli, gli articoli che giornalisti hanno dedicato, nel senso più edulcorato del termine, ai potenti della politica di turno. E alle 21 e 32 minuti sul palco del teatro Grandinetti, sforando di soli due minuti, ha calcato le scene con la affascinante e professionale Giorgia Soluri, voce narrante del direttore del “Fatto quotidiano”. Lei, con la maestria alla Alighiero Noschese, ha imitato, nel suo ruolo di voce narrante a tratti calabro dialettale, un dirigente Rai e, a tratti sensuale maliziosa, giornalisti che non sono stati decisamente obiettivi verso i potenti di turno. E’ un giornalista Travaglio, e questo è uno dei suoi tratti vincenti sulla categoria, che buca il video per i contenuti nel tubo catodico e riempie la scena sul palco. In “Slurp” aveva la mimica di Marcel Marceau e l’espressione del viso, sulle battute, della bionda attrice di Chaplin, quando a volte era stordito dalla banalità dei colleghi troppo ballerini tra un governo e l’altro.
La sua è stata per quasi due ore una simpatia rigorosa e dirompente da torinese doc, senza mai tralasciare la parte documentale che rendeva ironica sugli eventi storici del mondo della politica. E che ha condito garbatamente con battute, in parte create dai titoli dei giornali. La categoria di alcuni giornalisti e politici è stata menzionata per il look, lo stile di vita, le frasi banali e infelici e quelle riportate dalle maggiori testate giornalistiche. Il giornalista torinese ha inserito, nella sceneggiatura del recital, citazioni di Totò, attore comico napoletano e Svetonio, scrittore romano dell’età imperiale. E’ pur sempre un allievo di Indro Montanelli e la cultura è nel suo dna. La scenografia era basic e in parte riprendeva quella di una redazione dove lui si muoveva con estrema naturalezza tra una battuta condita da saggia ironia su un politico di destra e uno di sinistra. Non sono stati nominati, come direbbero nel “Grande fratello” i giornalisti che, al cambio di potere, non hanno cambiato casacca insieme ai potenti di turno. E questo era il messaggio, che la categoria dovrebbe essere coerente. E il rispetto per i colleghi è stato ampiamente dimostrato perché il pubblico attento ha colto il significato del recital. La transumanza, come lui stesso l‘ha definita, di giornalisti e dirigenti Rai da un potente all’altro è stato il filo conduttore del recital che non ha dimenticato, per par condicio, nessun uomo di potere da Tangentopoli in poi.
Anche Mussolini è stato menzionato, però perché rimproverò un giornalista di essere troppo servizievole nei suoi confronti. E anche questa volta sul palcoscenico, Travaglio ha incollato il pubblico sulla poltrona come accade da anni quando inizia i suoi interventi nelle trasmissioni televisive. Con “Slurp”, ha confermato di essere un animale da palcoscenico e un mostro sacro del giornalismo-televisivo e della carta stampata. E tutto questo senza dover far parte della transumanza che combatte a suon di documenti e di pungenti battute. Il pubblico ha applaudito, come del resto da sempre risponde alla sua professionalità optando sul telecomando per le sue trasmissioni. Da sempre. ll direttore del “Fatto Quotidiano” ha ringraziato a fine spettacolo il pubblico. E la semplicità e l’umiltà del giornalista torinese lo hanno sempre reso unico e irripetibile.
Maria Arcieri
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