Lamezia, Karate: Intervista al maestro VIncenzo Ruberto dello Sporting Center

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di Fernando Giacomo Isabella

Lamezia Terme, 27 settembre - L’arte è antichissima, la sua origine si perde nel tempo fino a raggiungere gli antichi e leggendari monaci guerrieri in estremo oriente. La sua popolarità raggiunge l’apice nel nostro Paese negli anni ’70, quando un giovane e sconosciuto cinese abilissimo nel kung fu, Bruce Lee, porta le arti marziali nell’Olimpo della popolarità. Da quel momento qualcosa è cambiato e anche gli occidentali si sono avvicinati con entusiasmo alle discipline marziali, con una leggera preferenza per il karate. Tale disciplina ha regalato alla città della Piana, fin dagli anni ’70, titoli, popolarità e validissimi giovani atleti. La via tracciata diversi decenni or sono dalla Judo Calabro è oggi seguita con successo dalla Palestra Sporting Center, all’interno della quale il maestro Vincenzo Ruberto indirizza con capacità valenti allievi sulla strada del karate agonistico, senza trascurare la tradizione di una disciplina ancora attuale nell’epoca della x-box e della play-station. Con il maestro lametino non ci siamo esclusivamente limitati ad analizzare l’aspetto tecnico del karate, abbiamo affrontato anche una delle peculiarità della disciplina: la presenza di differenti federazioni all’interno della stessa arte. “Possedere tale caratteristica- ha dichiarato il maestro Vincenzo Ruberto- non rappresenta certamente un fattore positivo. Noi, siamo con la Fijlkam che garantisce qualità nella selezione e il maggior numero di partecipanti alle competizioni”.

Anche le scuole lametine seguono il trend della divisione?

“Si, anche se tutti abbiamo origine dalla Judo Calabro. Il tutti è riferito a quelli che oggi gestiscono una scuola di karate, dato che  abbiamo avuto come maestri Filippo Bue ed Enzo Failla. Sono stati loro a portare con grande successo le arti marziali a Lamezia Terme, quando in città non era presente alcuna disciplina orientale”.

Da quel momento è iniziata una nuova era?

“Si, proprio così. Noi, abbiamo una scuola, diversi allievi e con loro partecipiamo alle competizioni regionali divise per categorie”.

Alcuni sostengono che il karate si fonda su atteggiamenti violenti. E’ vero?

“No, per nulla. La nostra non è una disciplina violenta, perché l’obiettivo principale è sempre quello di evitare lo scontro. Pratichiamo la non violenza, ma è certo che poi non insegniamo in caso di attacco a porgere l’altra guancia.”

Lo scontro però non può essere evitato nel corso delle gare. In quelle occasioni i lividi e colpi arrivano?

“Corpetto, casco e protezioni aiutano a proteggere gli atleti. In caso di contatto arrivano le penalità, fino all’espulsione dalla competizione. Il karate è bene ricordarlo non è come la boxe”.

Purtroppo, le donne specialmente per strada sono oggetto di violenza. Il karate è una disciplina utile per allontanare l’aggressore?

“Sicuramente. In palestra offriamo anche la possibilità di praticare l’MGA (Metodo Globale di Autodifesa) molto utile anche per le donne. Si tratta di tecniche, derivano direttamente dalle discipline marziali, decisamente adatte per allontanare in maniera efficace e in qualsiasi contesto colui che aggredisce. Al tempo stesso  non dobbiamo mai dimenticare che le aggressioni verso le donne avvengono anche fra le mura domestiche e non solo per strada”.

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