Lamezia Terme - "Ho letto con sincero dispiacere un comunicato firmato “Partito Democratico”, con il quale il PD di Lamezia Terme ha preso pubblicamente le distanze da un consigliere eletto nelle proprie liste. Da presidente del partito - afferma Francesco Grandinetti in una nota - mi sono sempre battuto affinché le non convergenze con l’allora consigliera del PD in seno al Comune non venissero rese pubbliche, purtroppo a volte non riuscendoci. Ritengo che un partito come il nostro, che porta nel nome e nella storia la parola Democratico, non possa permettersi di scendere su questo terreno".
Secondo Grandineti "un consigliere comunale è un eletto, non un semplice rappresentante di un gruppo o di una corrente. È una voce che nasce dal voto popolare e, come tale, ha il diritto e il dovere di esprimere liberamente le proprie posizioni. Queste possono essere condivise o criticate, ma non possono mai essere oggetto di smentite pubbliche da parte dello stesso partito che ne ha sostenuto la candidatura. La libertà di pensiero e di parola, soprattutto all’interno di un partito che si riconosce nei valori democratici, deve restare un principio irrinunciabile. Mi permetto anche di chiedere, con spirito costruttivo e trasparente, chi abbia effettivamente firmato quel comunicato: il segretario cittadino a nome del direttivo, oppure l’assemblea degli iscritti? Un’assemblea che, nonostante le rassicurazioni, non è ancora stata convocata dopo le elezioni, e che rappresenterebbe invece la sede naturale per discutere di questi temi, confrontarsi, chiarirsi e ricostruire insieme un percorso condiviso".
"Il mio - sostiene ancotra Francesco Grandinetti - non è solo un intervento a difesa del consigliere Masi — che non credo sia talmente sprovveduto da parlare a sproposito con affermazioni “inutili e indifendibili”, anzi — ma a tutela di un principio più ampio: la libertà di esprimersi. È questa la linfa vitale di ogni partito che voglia dirsi democratico. Senza libertà di parola non c’è confronto, e senza confronto non può esserci crescita. Di fronte a episodi come questo, è inevitabile chiedersi se nel PD ci sia ancora spazio per un dibattito autentico o se non si rischi di ridurre il pluralismo interno a semplice adesione formale a decisioni prese altrove. Lo dico con rammarico, ma anche con senso di responsabilità: il Partito Democratico ha bisogno di riscoprire la sua vocazione originaria, quella di una comunità aperta, inclusiva e capace di accogliere le differenze come una ricchezza, non come un fastidio. Solo così potremo tornare a essere credibili agli occhi dei cittadini e coerenti con i valori che diciamo di voler rappresentare".
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