“La Terra Senza” di Moni Ovadia girato in Calabria in anteprima a Catanzaro il 27 marzo. Greco: "Tornare a recitare nella mia regione è straordinario"

greco-film_07930.jpg

Catanzaro - Sarà proiettato in anteprima nazionale al Teatro Comunale di Catanzaro giorno 27 marzo alle 19:30 il primo film da regista di Moni Ovadia, “La Terra Senza”, girato nella città dell’Istmo con un cast d’eccezione composto da Donatella Finocchiaro, Aurelio D’Amore e Carlo Greco, quest’ultimo nel ruolo del protagonista Ludovico, che ritorna nel suo paese d’origine dopo lunghi anni di assenza provando a riallacciare rapporti perduti. Catanzarese di nascita, Greco racconta la sua esperienza cinematografica con Ovadia e i segreti di una pellicola ancora inedita che ha come sfondo ma anche come soggetto la sua terra d’origine.

Da cosa nasce l’idea di scegliere la Calabria non solo come scenario, ma in qualche modo come tema di fondo di questo film?

“L’idea di questo film parte da un’opera teatrale scritta da Anna Vinci e da me interpretata, portata in scena tempo addietro non solo a Roma ma in diverse città italiane. Quando l’autrice si rese conto che poteva funzionare anche in versione cinematografica, scrisse una prima sceneggiatura, che io anni dopo, lavorando a teatro con Ovadia nella pièce “Nota Stonata”, gli presentai. Lui rimase molto colpito dal soggetto e dalla stessa opera teatrale, e decise subito di realizzare il film”.

 “La Terra Senza” è la storia di un ritorno, eppure il titolo, a livello lessicale, contiene il senso di una mancanza. Di cosa è priva la Terra di Ovadia, e di cosa è privo il personaggio di Ludovico, da lei interpretato?

“La terra di Ludovico era per lui mancante di qualcosa nel momento in cui ha dovuto lasciarla. Bisogna ricordare che la Calabria – come il Veneto, la Sicilia o la Puglia, e in qualche modo l’Italia intera – a partire dal dopoguerra è stata terra d’emigrazione, da parte di strati e ceti diversi della popolazione: emigravano gli operai, ma anche gli intellettuali, coloro che volevano intraprendere una carriera artistica: recitare, scrivere, danzare. Qualsiasi regione fosse meno fornita delle giuste opportunità di guadagno o di espressione concreta di sogni da realizzare, era una “Terra Senza”: senza possibilità, materialmente povera di chances, dove concretizzare i propri desideri era impossibile. Oggi le cose sono cambiate, anche per quanto riguarda l’arte. In Calabria esistono scuole per attori, ma non c’è ancora la possibilità di confronto con chi è affermato a livello nazionale e alla fine per realizzarsi tocca comunque partire, lasciare ciò che si ama: natura, mare, tramonti. “Il mio Jonio”, dice Ludovico nel film con grande nostalgia”.

Lei ha una carriera brillante: ha fatto cinema, teatro, televisione. Com’è stato lavorare dietro la cinepresa di Ovadia? Alla luce della sua lunga esperienza come lo ha vissuto?

“Avevo già lavorato con Ovadia a teatro, e ho trovato l’esperienza estremamente positiva, straordinaria. Non amo i registi che impongono le loro idee e vogliono decidere solo loro come vada girata una scena o interpretato un personaggio. Certo, è giusto che chi dirige dia delle indicazioni, ma mi piace anche che ci sia un confronto con gli artisti. Moni è anche un attore, e questo fa la differenza: capisce la sensibilità di chi recita, intuisce quali sono le tue inclinazioni e ti porta nelle condizioni di proporre il tuo punto di vista, per trovare un compromesso. Quindi mi sono trovato benissimo, e dopo due lavori con lui farei anche il terzo”.

Lei è catanzarese, ma sicuramente il suo lavoro l’ha portata spesso lontano dalla Calabria e dai luoghi dove questo film è stato girato. Com’è stato il suo personale ritorno, anche in senso professionale?

“Tornare a recitare in Calabria è straordinario, lo è sempre stato. Sia da giovane, quando scendevo con compagnie note – con Mario Scaccia, Romolo Valli –, sia più tardi, portando in scena ruoli da protagonista e coprotagonista, ho sempre ricevuto un’accoglienza strepitosa, e la cosa mi emozionava in maniera incredibile. Di solito il cosiddetto applauso di sortita – quello che un attore riceve non appena entra in scena – viene riservato solo al capocomico, al primo attore o alla prima attrice. Io in Calabria l’ho avuto da subito. Per quanto riguarda le riprese del film, ci tengo a ringraziare la dottoressa Celestino, già vicesindaco di Catanzaro, che ha supportato la troupe in maniera impagabile, e ci ha fatto capire che la città era dalla nostra parte, condividendo momenti conviviali e facendoci sentire accolti. Provo ancora emozione a pensarci e sono sicuro che continuerò a provarne fra pochi giorni, quando scenderò a Catanzaro per assistere con la mia città alla prima del film”.

Giulia De Sensi

titolo_6e868.jpg

© RIPRODUZIONE RISERVATA