Lamezia Terme - Il tema della memoria, legato alla tredicesima edizione di Trame, il Festival dei libri sulle mafie, è stato al centro anche dell’evento che ha visto protagonista don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera, intervistato da Patty Torchia di La7. Un incontro che ha toccato le corde dei lametini e non solo e che ha restituito un momento oltremodo significativo di umanità e impegno.
"Siate orgogliosi di essere calabresi - ha esordito don Ciotti - abbiamo il dovere di fare emergere le cose belle che vengono fatte. Ma dall’altra parte anche le cose non belle", soffermandosi sulla domanda della narrazione oggi che si fa della mafia e di questa regione. "Non bisogne delegare - ha aggiunto - pensare che tocca agli altri fare. Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi e parlare diventa un obbligo morale e civile perché l’omertà uccide la speranza". Ma come si fa a prendere le distanze dai mafiosi, dalla criminalità? "Con le denunce, mettersi insieme. Estirpare il male alla radice, cominciando dalle politiche sociali, dall’avere tutti un lavoro, una casa, studiare qui e non altrove. Creare prospettive lunghe per i giovani. Ci vuole la volontà di tutti, una vera mobilitazione culturale e sociale". E la politica? Cosa fa questo governo nella lotta alla mafia?
"Mi pare giusto dire - ha sottolineato il presidente di Libera - cosa hanno fatto anche le altre forze politiche, gli altri governi, no solo questo governo. Bisogna creare servizi necessari per le persone, sanità per tutte, investire nella scuola". E poi il tema attualissimo dell'Autonomia differenziata "Oggi ci sono dei segnali preoccupanti. Dieci milioni di persone in povertà relativa. Allora, non si può affrontare questo scandalo promuovendo strategie differenziate. L'autonomia - ha aggiunto don Ciotti - non può essere differenziata perché la libertà è un bene comune. E allora noi abbiamo un testo eccezionale, frutto di sacrificio che è nato dopo quei 50milioni di morti nella Seconda guerra mondiale. La nostra Costituzione - attirando un forte e caloroso applauso dalla platea - che deve essere applicata. Che è nata per unire, non per separare, per differenziare. Allora le regioni più ricche avranno le condizioni di essere più garantite. E voi arrangiatevi. No! È tutto il nostro Paese che deve sentire. Non siamo diversi come popolo italiano. Non che abbiamo facce diverse. Nelle regioni alcune così, e altre devono essere super garantite. Ma di cosa stiamo parlando? O forse nella testa di qualcuno c'è il sogno della secessione nel nostro Paese che si nasconde dietro a queste parole. Ma noi non lo permetteremo. Non dobbiamo permetterlo. La nostra Costituzione - ha aggiunto - è fatta per tutti e ce l'ha ricordato, guardate un Presidente che avevano detto molto anziano, Sandro Pertini. E invece con la sua pipa, con quelle sofferenze che aveva subito, la lotta, il carcere, per la democrazia del nostro Paese, per la nostra Costituzione, il Presidente della Repubblica ci ha detto veramente che il primo vero modo di lottare contro le mafie è applicare la Costituzione italiana. Ma cosa vuol dire autonomia? Ma cosa vuol dire autonomia? Ma cosa vuol dire? Che allora chi ha di più è autonomo, certo, ha più garanzie e gli altri sulla carta non trovano dei meccanismi, ma voglio vedere come vengono applicati". Sulle continue stragi di migranti, prima di un minuito di silenzio in memoria dell'ultima tragedia di Roccella, don Ciotti è stato chiaro. "Non basta commuoversi, occorre agire". Una chiosa finale sulla propaganda di certe ultime iniziative. "Oggi come ieri non serve la propaganda, non ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogna che si investa nelle tante Caivano che ci sono nel Paese".
A.C.
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